15 consigli per progettare una città per bambini
Abbiamo ghettizzato i nostri figli?
Sento spesso adulti lamentarsi che i bambini di oggi passano troppo tempo davanti a cellulari e videogiochi, mentre loro, alla loro età, giovacano all’aria aperta.
Faccio parte anch’io di quella generazione, che fino alle 18 o 18.30, ora in cui le auto dei nostri genitori iniziavano a tornare a occupare la strada sotto casa, giocava indisturbata a palla o a qualsiasi altra cosa in mezzo alla strada, senza pericolo.
Adesso, la strada dove dove giocavo da piccolo è terra delle automobili. Ce ne sono di parcheggiate tutto il giorno, nonostante il divieto di sosta, e ne passano di più di un tempo.
Non so se ci farei giocare i miei figli.
Ma è proprio questo il punto. La responsabilità è nostra. Togliendo bimbi dalle strade, perché pericolose, le abbiamo lasciate interamente alle auto.
In queste grafiche puoi vedere di quanto si sia effettivamente ridotta la possibilità di muoversi in sicurezza in una città europea nel corso dei decenni. Le immagini illustrano la situazione di Dublino e Vienna, ma se ne possono trovare di diverse altre città europee.
A Vienna nel 1925, a un bambino era consentito muoversi in un raggio di 6 km e mezzo. Nel 1950 il raggio si era già ridotto a 1,5 km. Dopo un altro quarto di secolo, la sua capacità di movimento era di soli 500 metri e di 200 metri nel 2000. Di questo passo nel 2025 un bambino non potrà proprio uscire di casa in autonomia, non potrà varcare l’uscio senza essere accompagnato da qualcuno.
Tra parentesi: togliere le bici dalle strade per metterle nelle piste ciclabili vuol dire commettere lo stesso errore. Le piste ciclabili vanno bene lungo le grandi arterie di scorrimento, mentre nelle altre strade, la bici dovrebbe essere avere il suo spazio come qualsiasi altro mezzo.
Ora non solo i bimbi sono stati tolti dalla strada e questo ha lasciato alle auto lo spazio che ancora non si erano prese, ma sono spesso anche il pretesto per lasciare che l’auto diventi protagonista assoluta delle città: “Uso la macchina (invece della bici) perché devo trasportare i miei figli.”
Città senz’auto, città per famiglie
Esistono famiglie che vivono bene, senza avere un’auto. Ne conosco personalmente. Reclamare più spazio per biciclette e pedoni, non vuol dire promuovere politiche contro le famiglie!
È il ricorso eccessivo all’uso di macchine e la loro esagerata presenza nell’ambiente urbano a essere contro i bambini. Le auto sono una minaccia alla loro incolumità, alla loro salute, alla loro vita e costituiscono un degrado dell’ambiente in cui vivono.
Il cambiamento culturale che ha tolto i bimbi dalla strada ha ridotto la loro abilità di divertirsi in autonomia e li ha infilati in una serie di attività doposcuola programmate.
Si crea un circolo vizioso per cui i bambini non possono andare in giro da soli perché, potrebbero essere investiti DA UN’AUTO, e così giocano da soli a casa o vengono portati IN AUTO in qualche palestra.
Le auto sono una minaccia
A causa di questo, sempre meno bambini si muovono in autonomia e usano meno le loro biciclette. Trasportati dai genitori dentro le auto, hanno meno possibilità di incontrare e di empatizzare con i loro simili. I bambini che vanno in bici hanno più autostima, sono più socievoli, concentrati, sorridenti e sani.
Le auto sottraggono ai nostri figli autonomia, empatia e felicità. Sì, perché secondo alcune ricerche i bambini che vanno in bici sono più felici e tendono ad essere più felici anche da adulti, mentre chi si sposta in auto è più triste, meno in salute e anche più violento.Click To Tweet
Negli Stati Uniti, gli incidenti sono la seconda causa di morte per i bambini tra i 5 e 14 anni e la prima causa di morte per ragazzi dai 15 ai 19!
Le auto sono sempre più potenti, pesanti e voluminose. Se le macchine di qualche anno fa investivano i pedoni colpendoli alle gambe, i SUV li colpiscono all’altezza del torace causando traumi più gravi e più morti.
Salviamo i nostri bambini
Non è impossibile salvare questa marea di giovani vite. Ma ci sono dei cambiamenti che devono avvenire nelle nostre città, perché i bambini siano al sicuro e allo stesso tempo sia permesso loro di riacquistare quell’autonomia così importante per il loro sviluppo.
Per esempio, si potrebbero creare zone franche tra la propria abitazione e la strada, cortili che non siano parcheggi privati (perché questa tragica trasformazione non è avvenuta solo nella strade ma anche nei cortili condominiali) ma che permettano il libero gioco dei bambini. E oltre i cortili, ampi marciapiedi e zone verdi che li separino dal traffico.
In sostanza, si dovrebbe togliere spazio alle auto e ridurre la loro velocità restringendo le carreggiate, costruendo ostacoli alla loro circolazione. E fare uscire i nostri figli dal ghetto in cui li abbiamo costretti.
Mettersi ad altezza di bambino
Le infrastrutture dovrebbero essere pensate dalla prospettiva di un bambino di 3-4 anni.
- È in grado di vedere una macchina che si avvicina dalla sua altezza?
- Può attraversare la strada con i suoi piccoli passi?
- Il semaforo verde per i pedoni è abbastanza lungo?
- Eccetera
Assumere la prospettiva di un bambino, assumere la prospettiva dei più indifesi, delle persone con disabilità, degli anziani, rende la città più sicura e più vivibile per tutti.
Ma ecco nella pratica che cosa possono fare i progettisti, le scuole e i genitori, basato in gran parte sui consigli di Cycling Solutions.
Come si costruisce una città per bambini, in pratica?
Che cosa dovrebbe fare chi ha il compito di disegnare e progettare la città?
- Un progettista si dovrebbe sempre chiedere: lascerei che mio figlio camminasse, giocasse o andasse in bici qui?
- In ogni città, i bambini dovrebbero poter raggiungere in sicurezza la scuola, attraverso percorsi ciclabili protetti sulle strade principali, l’imposizione di limiti di velocità nelle altre, e la chiusura delle strade davanti alle scuole nelle ore di ingresso e uscita da scuola.
- Ogni città deve avere un biciplan.
- Le amministrazioni devono creare sinergie tra chi si occupa di educazione, di salute, di politiche giovanili, di tecnologia e di ambiente.
- Creare attività per bambini come le biciteche dove i bambini possano provare diversi tipi di biciclette.
- Soprattutto, lo ribadiamo, è necessario togliere spazio alle auto.
E le scuole? Cosa possono/devono fare le scuole?
- Da parte loro le scuole devono avere una policy per il traffico e la ciclabilità e comunicarla a insegnanti, genitori e bambini.
- Evidenziare i benefici dell’uso della bicicletta e agevolare la creazione di bicibus o piedibus.
- Integrare attività in bicicletta nel programma scolastico.
- Creare workshop per la manutenzione e la cura delle biciclette.
- Creare parcheggi sicuri per le biciclette.
Infine, quello che possono fare i genitori.
- I genitori devono dare il buon esempio preferendo la bici all’auto.
- Andare in bici con i propri figli, portarli nei seggiolini, nei carrelli, nelle cargo bike o pedalare insieme a loro.
- Insegnare ai propri figli ad andare in bici il più presto possibile con le balance bike e assicurarsi che usino una bici adatta alla loro età.
- Incoraggiare l’autonomia dei propri figli.
Invertire la rotta
Per concludere, altri due dati significativi, che ci dicono che dovremmo ascoltare di più i nostri bambini.
In Italia solo al 34% dei bambini è concesso di andare e tornare a scuola da soli, contro il 90% della Finlandia (Monica Vercesi, 2013).
Un’indagine svolta dalla città di York tra 15500 scolari rivela che, tra gli alunni della scuola elementare, il 34% è accompagnato in automobile a scuola, ma solo il 15% apprezza questo tipo di trasporto. Il 40% vorrebbe andare a scuola in bicicletta, mentre lo fa soltanto il 3%.
Le possibilità per invertire questa rotta e costruire città in cui i bambini si muovano in sicurezza ci sono tutte. Facciamolo per il bene dei nostri bambini e di tutti noi.
Bike for good è a disposizione per aiutare enti pubblici e privati nella transizione.