5 insegnamenti da Se la scuola avesse le ruote
La bici è uno straordinario strumento educativo che colloca la scuola nel mondo.
Se la scuola avesse le ruote (Le avventure di una classe in bicicletta e manuale di pedagogia) di Emilio Rigatti è un libro che apre uno squarcio di libertà in una scuola ormai diventata sinonimo di omologazione. Dove a vincere è la burocrazia e nessuno, quasi, si prende più la briga di accompagnare i ragazzi e le ragazze nel mondo, per farglielo scoprire e conoscere sotto la propria guida pedagogica.
A scuola si servono per lo più merende preconfezionate e allora il coraggio di Emilio Rigatti di farli cucinare da soli, i ragazzi, ha qualcosa di eroico.
Secondo Gianni Milano, insegnante e poeta citato nel libro, la strada
“è l’antica maniera di educare. La scuola, intesa come edificio, è, tutto sommato, una realtà recente. Nemmeno soddisfacente. È il mondo attorno alla scuola, senza maestri, senza bidelli, senza circolari, il territorio naturale e sociale che sostiene e mantiene la scuola, non viceversa.”
Se la scuola avesse le ruote è da una parte il divertente racconto di alcune gite in bicicletta e dall’altro un manuale per come organizzare e gestire una esplorazione.
Ma ecco 5 cose che ho imparato dal libro Se la scuola avesse le ruote.
1. La bici è uno straordinario strumento didattico
Le gite in bicicletta hanno il potere di dare concretezza a molte delle parole spese in aula. La bici può essere un valido strumento per gli insegnamenti di geografia, storia, arte, scienze… In bici si corre lungo gli argini dei fiumi, si esplora flora e fauna, si vistano monumenti e si toccano con mano gli effetti del clima e del passare delle ere geologiche.
Per non parlare dell’educazione motoria!
I ragazzi italiani sono tra i meno attivi d’Europa e per scongiurare il rischio di obesità infantile e la sequela di problemi di salute che derivano dalla mancanza di attività fisica, instaurare la buona abitudine di spostarsi in modo salutare è estremamente importante.
Ma la bici è uno straordinario mezzo educativo anche nei confronti degli stessi docenti.
“La qualità del rapporto che si instaura con i ragazzi durante questo andar lenti è tutt’altra cosa da quella maturata tra i banchi. Se l’insegnante sarà una buona guida loro scopriranno come sia possibile imparare senza fatica osservando con partecipazione la porzione di mondo che attraversano.”
La bici è un modo per sviluppare doti di leadership, di organizzazione, e per guadagnarsi il rispetto e la fiducia dei propri studenti.
2. A non perdersi ci si perde
Cartine o gps?
Se si risponde dal punto di vista del valore formativo, è evidente che la lettura di una mappa, la capacità di orientamento offrono molti più vantaggi che un aggeggio elettronico che ti porta a spasso senza che ti sia necessario sapere dove ti trovi e cosa ci sia intorno a te.
E se sbagliando si impara, il navigatore satellitare non ti lascia molte possibilità di errore e quindi di imparare.
Perdendoti invece, scopri cose nelle quali seguendo la retta via non ti saresti imbattutto, fai esperienze inaspettate che dovresti accettare come un regalo.
Spesso, nei racconti di viaggio, le avventure più sorprendenti e ricche, quelle che si ricordano più volentieri sono quelle in cui si smarrisce la strada e si fanno incontri insperati. E così a volte succede anche nei racconti di Se la scuola avesse le ruote.
3. Meglio seguire i consigli, ma non sempre
Emilio Rigatti si riferisce a un episodio in cui ha lasciato i ragazzi liberi di andare al fiume insieme a un genitore, raccomandandosi però di non entrare in acqua, perché secondo lui non era sicuro. La sera, scopre che i ragazzi hanno fatto il bagno, e il giorno dopo, ripassando dal luogo conviene che il posto meritava un tuffo e che i ragazzi hanno fatto bene.
Sempre per il discorso che a volte quello che non è stato previsto e stabilito, quello che sfugge al nostro controllo può metterci sì alla prova, ma insegnarci anche molto, a volte seguire il nostro istinto invece che i consigli dei “saggi” può ripagarci.
Scrive Rigatti, “…bisogna seguire i saggi consigli di chi sa, ma non sempre. Altrimenti saremmo ancora ad accendere il fuoco con gli stecchetti. E di bici neanche a parlarne.”
Alcune delle più grandi rivoluzioni si sa sono state realizzate grazie alle scoperte di grandi menti, considerate eretiche dai loro contemporanei.
4. I ponti uniscono, i cavalcavia dividono
Nell’antichità, e spesso anche oggi, venivano costruiti ponti per superare ostacoli naturali e mettere in comunicazione due territori.
I cavalcavia sono invece appendici di ostacoli imposti dall’uomo, ostacoli che aprono ferite nel territorio.
“Divisi dall’acqua e uniti dal ponte ci sono due mondi diversi che hanno imparato a conoscersi, talora a combattersi, a scambiare merci e parole. Le autostrade invece allontanano realtà che erano compatte, sono vere e proprie lacerazioni del paesaggio che ottundono la nostra percezione del territorio. I lembi delle ferita sono tenuti insieme malamente da qualche punto di sutura, costituito da rari cavalcavia. E i morti di là, e i vivi di qua: come a Villesse, a Chiasiellis, coi cimiteri oltre l’autostrada e le vecchie che rinunciano ad andarci perché non ce la fanno a fare la salita.”
I cavalcavia, al contrario dei ponti, scoraggiano ad andare oltre.
5. In bici, il chi me la fatto fare si trasforma spesso in ne è valsa la pena
Andare in bici richiede uno sforzo, richiede la spinta di muscoli, in una posizione non proprio comoda, e di assumersi il rischio di cadere.
Certo ci vuole qualche accortezza nella scelta del mezzo e bisogna avere cura della sua meccanica. Niente di complicato, però. E Se la scuola avesse le ruote contiene molti consigli anche da questo punto di vista.
Vincere l’inerzia e fare la prima pedalata è la parte più difficile, ma una volta presa un po’ di velocità, l’aria che accarezza la pelle e il paesaggio che scorre dolcemente intorno a te, spunta un sorriso.
Le emozioni che regala un giro in bici, soprattutto quando la fatica si è fatta sentire di più, ripagano ampiamente lo sforzo. La bici trasforma la noia o la perplessità in entusiasmo.
E lo stesso fa la scrittura di Emilio Rigatti in Se la scuola avesse le ruote.
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