7 ingredienti per un bike to work di successo
Vuoi sapere come si vince la battaglia per un’azienda davvero bike friendly?
Ce lo spiega un ospite davvero speciale. Un grande ciclista, una grande persona con tantissime cose da raccontare!
Ma in questo articolo parliamo solo di bike to work: ci saranno altre occasioni per parlare di tutta la sua esperienza di ciclista e di tutta la sua bella storia.
Questa persona risponde al nome di Roberto Moscatelli, randonneur e attivista della mobilità ciclistica.
Ascolta l’intervista (e iscriviti al nostro canale YouTube) o leggi l’articolo che ne ho tratto qui sotto.
Roberto Moscatelli: Io mi definisco un pedalatore quotidiano prestato anche al tempo libero.
La passione per la bicicletta è nata fin da ragazzino. Era dettata dalla voglia di indipendenza per cui quando ho avuto la mia prima bicicletta ho iniziato a girare anche lontano da casa. Da Sesto San Giovanni andavo verso la Brianza a insaputa dei genitori.
BfG: Poi so che tu sei molto impegnato dal punto di vista anche dell’attivismo della promozione della mobilità ciclistica. Ma cosa è nato per prima l’attivismo o lo sport?
RM: prima è nata la vacanza, il cicloturismo. Poi sono arrivate alcune competizioni e dopo le competizioni è arrivato il periodo delle lunghe distanze un po’ meno competitive: il mondo delle delle randonnée dove non c’è una gara contro qualcuno ma se vogliamo contro se stessi. Hai un tempo massimo da rispettare entro il quale devi completare il tuo il tuo percorso da 200, 300, 400, 600, 1000, 1200 o 1500 km.
BfG: E il bike to work come si inserisce in tutto questo? È una forma di allenamento quotidiana?
RM: Di sicuro è una forma di allenamento quotidiano ed è nato tutto nel momento in cui mi sono trasferito a Milano e da Milano c’era molto comoda questa pista ciclabile lungo la Martesana che mi ha consentito di sperimentare il bike to work. Prima una volta alla settimana, poi due volte la settimana, incrementando fino ad arrivare a fare la settimana completa, 12 mesi l’anno estate. Inverno, pioggia, sole, nebbia, neve… in tutte le condizioni!
Però ha comportato anche un po’ di disagio, soprattutto nella fase iniziale. Perché l’azienda non era strutturata per ricevere ciclisti: non c’erano lo spogliatoio, non c’erano docce, non c’era un parcheggio sicuro.
Il cambiamento in 3 fasi
BfG: Adesso invece la tua azienda è diventata un esempio di best practice per il bike to work.
RM: È stata una cosa abbastanza lunga. Si è sviluppata in diverse fasi.
Dapprima con un collega anche lui pioniere del bike to work abbiamo raccolto delle firme all’interno dell’azienda per far rendere conto al management che c’era gente interessata a fare questo tipo di cambiamento verso la mobilità dolce.
A) Siamo riusciti, grazie a questa raccolta firme, ad ottenere una soluzione temporanea di spogliatoio nel centro sportivo vicino all’azienda. Cosa che non era molto funzionale nel senso che distava 700 metri dall’azienda per cui in condizioni di pioggia si arrivava in azienda di nuovo bagnati. Non era molto pratico.
B) Dopodiché abbiamo avuto una soluzione intermedia che erano delle strutture in prefabbricato in algeco con spogliatoi e docce.
C) Siamo arrivati ad avere la struttura in muratura, un parcheggio sicuro con tanto di tornello e cancello per la bicicletta.
D) E da ultimo abbiamo anche una ciclofficina per le riparazioni e manutenzioni delle biciclette dei dipendenti e dei familiari dei dipendenti.
Ciclofficina aziendale
Ci sono 3 meccanici professionisti che si alternano e 5 ragazzi disabili che imparano una professione e sono pagati dall’azienda.
Un’iniziativa lodevole da parte dell’azienda quella di andare incontro a questi ragazzi e allo stesso tempo è un incentivo per il dipendente per avere una bicicletta sempre funzionante per andare al lavoro sempre in sicurezza.
Io oggi avevo un problema col movimento centrale della bicicletta e mi è stato sostituito gratuitamente.
BfG: Quanto tempo c’è voluto per ottenere questo cambiamento?
RM: Stiamo parlando del 2008-2009 per la fase iniziale fino ad arrivare ad oggi per cui una quindicina d’anni per ottenere qualcosa che nelle altre sedi all’estero della nostra azienda, soprattutto in Francia, esisteva già da 25 anni almeno.
Abbiamo forzato il management dicendo: “Ma come mai all’estero sì e qua da noi no?”
L’interessamento del Comune
RM: Siamo stati coinvolti anche dall’amministrazione di Agrate Brianza tramite il nostro mobility manager che ci ha delegato a rappresentare l’azienda, in quanto grandi utilizzatori della bicicletta e delle piste ciclabili, per suggerire tutti i punti critici che ci sono all’interno del Comune.
Ma non solo, anche per raggiungere i comuni limitrofi qualunque cosa poteva essere segnalata: la pista ciclabile mancante, il tratto pericoloso…
Il fatto di avere persone che arrivano in azienda da diversi comuni (io da Milano altri da Monza, chi da Cambiago, chi da Vimercate) ha aiutato l’amministrazione comunale a mettere su una mappa una rete di collegamenti per i quali serviva anche un’interfacciamento con i comuni limitrofi e lavorare insieme a loro.
È stato redatto un piano della mobilità insieme a un urbanista ciclista, per cui una persona che sa di che cosa si sta parlando. Hanno dato inizio a diversi lavori per creare collegamenti con i comuni e risolvere i problemi di mobilità all’interno di Agrate.
Un successo collettivo
BfG: Parlare con un urbanista che è anche ciclista è una bella fortuna! Non capita spesso. Credi che questo sia un processo che si possa esportare anche in altre situazioni lavorative, in altre aziende?
RM: Sì, sicuramente. L’importante è che ci sia la volontà da parte di qualcuno di impegnarsi in prima persona.
Ho l’esempio di molti colleghi che fino a qualche anno fa venivano al lavoro solamente in macchina. Hanno iniziato a usare la bicicletta durante la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile in cui la FIAB, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, aveva organizzato una bike challenge, una competizione interaziendale sugli spostamenti casa-lavoro.
Queste persone hanno iniziato per gioco a venire al lavoro in bicicletta e si sono resi conto che ci mettevano bene o male lo stesso tempo, però
- parcheggiavano vicino all’ingresso ed evitavano 10 minuti a piedi che avrebbero dovuto fare con l’auto,
- arrivavano più rilassati perché non avevano lo stress del della guida in mezzo al traffico,
- sentivano benessere anche a livello fisico.
quindi hanno deciso di lasciare l’auto a casa e di continuare a muoversi in bicicletta.
Per avere un’idea dei numeri, oggi facevo un calcolo approssimativo: nel parcheggio bici c’erano qualcosa come 270 biciclette, che è un numero non indifferente su 4000 dipendenti!
Bici + mezzi
Ci sono diverse forme di mobilità alternativa all’automobile, in quanto ci sono linee di autobus gestite gestite dall’azienda, per cui uno può scegliere come spostarsi.
C’è anche la modalità mista bicicletta + metro, bicicletta + autobus, treno + bicicletta.
Tempo fa un collega che ora è andato in pensione veniva da Saronno: faceva un tratto in treno fino a Monza e poi l’ultimo pezzo in bicicletta.
Basta volerlo e basta impegnarsi un po’ e lo si può fare.
7 ingredienti per un bike to work di successo
BfG: Quindi mi pare di capire che per incentivare con successo il bike to work ci vogliano
1. un gruppo che fa pressione dall’interno
MR: 2. Un management che bene o male ha voglia di impegnarsi e ovviamente
3. ci devono essere anche un po’ le condizioni a contorno.
Ognuno deve fare la sua parte
4. il dipendente deve essere disposto a prendere la bicicletta e pedalare l’azienda deve mettere a disposizione del dipendente
5. una struttura ricettiva che è costituita da un parcheggio sicuro dove poter lasciare la bicicletta senza doversi preoccupare: “Se me la rubano? Come faccio a tornare a casa?” Eccetera.
6. Una struttura per potersi cambiare per fare la doccia
7. Ci vuole anche che le amministrazioni locali facciano la loro parte per una rete di viabilità che consenta di potersi muovere in sicurezza per raggiungere il posto di lavoro.
E se la tua azienda vuole sostenere il cambiamento, Bikeforgood.it è a disposizione per la realizzazione di parcheggi bici e formazione. Contattaci!