Anima d'acciaio: bici che hanno fatto la Storia
Il racconto video sulla mostra che celebra i 100 anni dell’acciaio Columbus
Qualche giorno fa siamo stati a visitare la splendida mostra di bici storiche dal nome Columbus Continuum 1919-2019 che festeggiare il centenario dell’industria metallurgica milanese Columbus.
Alla galleria d’arte contemporanea Antonio Colombo in via Solferino a Milano, fino al 22 febbraio 2020 si possono ammirare alcune biciclette che hanno fatto la storia del ciclismo, tutte realizzate con tubi Columbus.
Non solo acciaio
“Anima d’acciaio” è il sottotitolo della mostra che include anche esempi in altri materiali come carbonio e titanio. Ma è evidente che lo storico materiale è quello che fa battere il cuore di molti appassionati del ciclismo eroico e del design della bicicletta.
Columbus Continuum 1919-2019 è una mostra in cui la bicicletta incontra l’arte e questo video la racconta. Dalla voce del nostro trainer Stefano La Sala ascolterai alcune chicche che rendono davvero speciali queste famose biciclette.
E dopo aver visto il video, raccontaci cosa pensi della mostra nei commenti.
Ci troviamo la galleria di arte contemporanea Antonio Colombo per celebrare i cent’anni di un’industria milanese per eccellenza, la Columbus tubi. Un’azienda che ha accompagnato le gesta dei più grandi di crisi della storia, partendo da Fausto Coppi – di cui
abbiamo la bicicletta del tentativo di record dell’ora del 1942 – passando per Gino Bartali, Moreno Argentin, Giuseppe Saronni, Francesco Moser, Andy Hampsten e tutti i più grandi ciclisti, anche contemporanei.
Seguiteci all’interno della galleria!
Una bici storica piena di fascino
Ci troviamo davanti alla bicicletta di Gino Bartali, con cui correva addirittura nel 1936.
Questa è una bicicletta prodotta con tubazioni Columbus Tenax, che sono le prime tubazioni di Columbus in acciaio al cromo molibdeno.
Possiamo notare il famosissimo cambio a bacchetta, cioè il capostipite dei sistemi di cambiata. All’epoca si disponeva di soli tre o quattro pignoni e dobbiamo ricordarci che con questi rapporti i ciclisti dell’epoca facevano al Tour de France tappe anche di 500 km e con salite su strada sterrata.
Con questo bilanciere il ciclista azionava la puleggia di cambiata.
Un’altra cosa che si può notare su questa bicicletta è il rudimentale parafanghino che Bartali utilizzava per ripararsi dagli spruzzi. E poi il sistema a gallettoni per stringere o allentare le ruote. Non si disponeva ancora dello sgancio rapido in uso ai giorni nostri.
Da notare anche la curvatura della forcella che presentava dei foderi dritti per buona parte della lunghezza e la curvatura estrema, semplicemente nell’ultima parte.
Acciaio polivalente
Passiamo al 1977 e ci troviamo davanti al capolavoro di Roger De Vlaeminck, atleta polivalente e polifunzionale per eccellenza.
Oggi si parla tanto di multidisciplinarietà. Ecco, De Vlaeminck è stato il capostipite, in quanto si cimentava con successo in competizioni su strada, pista e anche ciclocross.
Non possiamo non ricordare che ha vinto 4 Parigi-Roubaix, che è stato argento ai mondiali su strada e capace di vincere due volte i mondiali di ciclocross a distanza di 8 anni l’uno dall’altro.
La bicicletta è in acciaio con congiunzioni tipiche dell’epoca, ma ovviamente sempre di casa Columbus.
Acciaio da record
51,151 km/h.
1984, siamo a Città del Messico, Francesco Moser strappa il record dell’ora a Eddy Merckx. Per farlo si serve di una bicicletta eccezionale per l’epoca.
Abbiamo delle ruote a diametro differenziato, lenticolari. Anche la guarnitura presenta una corona lenticolare, proprio votata al massimo dell’aerodinamicità.
Il telaio, da Moser prodotto, presenta le famosissime tubazioni Columbus SLX, dotate nei punti di snodo di strutture elicoidali che vanno a richiamare le precedenti serie di tubazioni con le congiunzioni.
La prima mountain bike in Italia
Nei primi anni ’90 inizia il fenomeno della mountain bike in Italia. Negli stati uniti hanno anticipato di qualche anno.
Tom Ritchey insieme a Job Breeze, Charlie Cunnigham e Gary Fisher sono partiti dalle biciclette robuste che utilizzavano i panettieri per le strade di campagna americane e hanno sviluppato biciclette come questa, sempre con tubazioni Columbus, con rinforzi accorciati nelle aree di maggior sollecitazione.
Interessante in questa bici storica del 1985, oltre ovviamente alle ruote di diametro ridotto da 26″ ma sezione molto maggiorata, l’Hite Rite di Joe Breeze, che non è altro che un reggisella telescopico ante litteram, in quanto con una molla consentiva di abbassare la sella per le discese più ripide e ritrovare la condizione originaria quando la strada ritornava in salita o in pianura.
Bianchi Chrono
Columbus e Bianchi: due aziende che hanno sempre collaborato.
Per i 110 anni della casa di Treviglio, Columbus produce la serie in titanio Hyperion 3 Al 2,5 B, dove 3 Al rappresenta il 3% di alluminio e il 2,5% di vanadio per migliorare le caratteristiche del nobile materiale tanto in voga negli anni ’90.
In questo caso abbiamo una serie scatolata, quindi la bicicletta rappresenta la prima evoluzione delle tubazioni in versione scatolata.
Questo prototipo del 1994 venne utilizzato da Evgenij Berzin, vincitore del Giro d’Italia, e presenta delle caratteristiche degne di nota come un prototipo di impianto frenante idraulico, i freni a disco, non ancora omologato all’epoca, ma sappiamo tutti che oggi rappresenta lo standard.
La Bianchi del Pirata
Anno 2000, Pantani sfida Armstrong sulle strade del Tour. Per farlo, il reparto corse Bianchi prepara una bicicletta fatta a mano con delle specifiche ad hoc per il Pirata.
Tubo piantone con angolo con 75 gradi, anziché 74, per esaltare le doti di scattista di Marco Pantani in salita. Tubo di sterzo corto per favorire la posizione in piega bassa di Pantani sulle salite.
La serie Columbus con cui è fatto questo telaio è la Starship, che contiene dello zirconio per migliorare le caratteristiche di lavorabilità.
Inoltre le geometrie di questa bici d’epoca sono in uso ancora oggi fra le biciclette da competizione.
Acciaio, Titanio, Carbonio e di nuovo acciaio
Alla fine degli anni ’90 e inizio anni 2000, il carbonio inizia a far vedere la sua presenza nei telai delle bici da competizione.
Columbus resta al passo coi tempi con la nuova serie XLR8R, che consente di innestare dei componenti in carbonio nei telai in alluminio, come il carro posteriore o la forcella monoscocca in carbonio.
Qualcuno pensa che l’acciaio sia un materiale ormai soppiantato per il ciclismo professionistico. Niente di più sbagliato! Questa Condor è fatta con le tubazioni Columbus Spirit in acciaio. Il corridore Oliver Naesen ha portato a termine l’ultimo Tour de France 2019 entrando a Parigi con questa bicicletta in acciaio.
L’UCI si è stupita quando ha dovuto omologare una bicicletta per il Tour de France in acciaio.