Perché la bici è l’antidoto migliore contro il coronavirus
Una fuga dall’ansia da coronavirus? In bici è responsabile.
Nel giro di pochi giorni, l’emergenza coronavirus ha preso in Italia i contorni di una vera piaga. E non c’è solo la malattia da affrontare, ma anche il panico diffuso dai media. All’epidemia, si è affiancata l’infodemia da coronavirus.
Innanzitutto mi preme ricordare che ad oggi l’uso della bicicletta non è stato vietato, come qualcuno sembra credere, ma la bici può essere usata in tutti gli spostamenti per cui è consentito l’uso di qualsiasi altro mezzo: recarsi a lavoro, fare la spesa, e altre necessità.
E non solo. Nonostante varie correzioni sempre più stringenti al decreto coronavirus, la bicicletta può essere usata per fare attività motoria, purché l’allenamento (l’allenamento, quindi, non le passeggiate) sia svolto in solitaria e senza allontanarsi da casa.
Tuttavia, in questi giorni è necessario prestare la massima cautela quando si esce in bicicletta e cercare di rimanere a casa il più possibile.
Fatta questa premessa, voglio spiegarti perché un modo, anzi IL MIGLIOR MODO per difenderti sia dalle malattie sia dall’ansia causata dal bombardamento mediatico è la bicicletta.
Questi sono 4 motivi per cui andare in bicicletta è l’antidoto migliore contro virus e malattie.
1. Chi va in bici fa attività fisica ed è più resistente
Ogni malattia attecchisce più facilmente quando trova “terreno fertile”, cioè prolifera in organismi dove
- una dieta scorretta
- la mancanza di riposo
- un livello elevato di stress
- la scarsa attività fisica, ecc.
creano uno stato infiammatorio dell’organismo.
Chi fa attività fisica è più sano e ha difese immunitarie più alte della media della popolazione, il suo organismo offre una resistenza maggiore a virus e malattie.
Andare in bicicletta rinforza il nostro cuore e combatte e previene malattie come obesità, affezioni coronarie, diabeti di tipo 2 e tumori. Malattie che naturalmente rendono il nostro organismo terreno fertile per i virus.
2. Il ciclismo si pratica all’aria aperta
Come ogni virus, anche il coronavirus si diffonde più facilmente in ambienti chiusi. Quando si va in bicicletta, anche se il virus viene espulso tossendo o starnutendo, si diluisce velocemente nell’aria e non c’è reale pericolo di trasmissione.
Per questo, secondo la Dott.ssa Emanuela Giordani, bloccare le gare in bici e tutte le manifestazioni all’aria aperta che non prevedano contatto fisico sembra una precauzione eccessiva.
3. Andando in bici non si inquina l’aria
Gli spostamenti quotidiani in bicicletta sono i più sani in assoluto. E non solo perché, contrariamente a qualsiasi altro mezzo di trasporto, la bici ci permette di fare attività fisica all’aria aperta, ma anche per il fatto che non inquina. Andando in bici facciamo quindi un favore a noi stessi e anche agli altri.
L’inquinamento, che secondo l’Agenzia Europea per l’ambiente fa 70 mila morti l’anno in Italia, è causa dell’indebolimento del nostro apparato respiratorio. Uno studio recente parla di un calo dell’aspettativa di vita di 3 anni a livello mondiale a causa dell’inquinamento.
La scarsa igiene dell’aria dovuta all’inquinamento produce quindi nei nostri organismi terreno fertile per il propagarsi dei virus. E non basta: le persone in cui la malattia generata dal coronavirus ha il decorso peggiore sono quelle che soffrono già di malattie all’apparato respiratorio. Malattie che hanno a che fare con la qualità dell’aria.
Forse è solo un caso che la Pianura Padana, una delle zone più inquinate d’Europa, sia il luogo dove si sono registrati i primi casi di coronavirus in Italia.
O forse no.
Inizia a farsi strada l’idea che ci sia una relazione tra alteramento del clima e virus, tra insostenibilità del nostro stile di vita e malattia. Secondo alcuni studi le particelle virali possono aggregarsi ad alcuni inquinanti e sopravvivere più a lungo nell’aria ed essere trasportate più lontano.
In ogni caso, è certo che nelle zone come la Lombardia dove gli agenti inquinanti sono spesso al di là dei limiti consentiti, le persone tendono a soffrire di più di disturbi e malattie respiratorie e questo agevola indirettamente la diffusione delle malattie.
Per citare un solo dato che indica quanto possa aiutare l’uso della bici per ridurre l’inquinamento, quadruplicando gli spostamenti in bicicletta in Europa si eviterebbero 555 milioni di tonnellate di CO2.
4. La bici rende più resistenti grazie al benessere psichico
Andare in bicicletta ci rende più forti anche attraverso il benessere psichico e la serenità che ci regala, che a loro volta fortificano il nostro corpo e il nostro sistema immunitario.
Secondo la psichiatra Erica Francesca Poli, esperta in neuroscienze affettive, “una persona regolata dal punto di vista emotivo e nervoso è una persona regolata dal punto di vista ormonale e immunitario”. Cioè si tratta di una persona più resiliente, che si sa adattare anche ai cambiamenti più duri e inaspettati.
La catastrofe eccita, il pericolo ci attiva, il male ha su di noi un grande fascino. (In un’intervista di cui ho perso traccia ho letto che la paura è come una droga).
Ma in questi momenti di diffusione del panico da coronavirus, la bici può proteggerci dalla mancanza di serenità e dall’eccitazione nociva, perché evita che questi fattori indeboliscano il nostro sistema immunitario.
Lo stato di isolamento e il cattivo umore ci rendono più inclini alla malattia. Ecco che ritorna ancora una volta il concetto di terreno fertile. La paura innalza i livelli di cortisolemia, che di fatto produce uno stato infiammatorio. Andare in bicicletta ci permette invece di uscire e di incontrare il mondo.Click To Tweet
Gli studi dimostrano innegabili effetti antidepressivi della bicicletta. Andare in bici produce endorfine, riduce ansia e stress e migliora l’umore.
Uscire (dalla gabbia) in bicicletta
Sarebbe impossibile non farsi coinvolgere da un’emergenza come quella del coronavirus, che ha grandi dimensioni sociali (se non fosse così potrebbe voler dire che siamo dei sociopatici), ma è importante che non ci facciamo intrappolare.
Rinunciare del tutto a fare attività motoria all’aperto, vicino a casa, può essere controproducente e avere effetti negativi sulla nostra salute. E a proposito di quanto faccia male e predisponga alla malattia l’inquinamento, Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, ricorda che nelle case l’inquinamento è cinque volte maggiore che all’esterno.
Mi auguro che questa situazione drammatica possa almeno essere l’occasione per ripensare le nostre abitudini e, nel nostro piccolo, imparare a usare la bici il più possibile.
Mentre il mondo sembra volersi rinchiudere nella paura, ricordiamoci – appena torneremo ad averne la possibilità – di uscire all’aria aperta e prenderci cura, con un gesto così semplice, di noi stessi, degli altri e del nostro pianeta.
Ottimo momento di riflessione, comincia a definirsi sempre di più, la possibile correlazione tra inquinamento e le malattie dell’apparato respiratorio, compreso la diffusione di virus.
Vero. La notizia di alcuni studi che vanno in questa direzione è stata riportata negli ultimi giorni anche da diversi organi di stampa.
Ottimo report di come ci si sente ad usare abitualmente la bici, io personalmente ho paura che una volta ” aperte le gabbie” ci faremo tutti prendere dalla fobia di correre per riprendere quello che abbiamo perso e allora le strade ritorneranno ad essere campi di battaglie dove per l’utenza debole continuerà a dover essere l’elemento scomodo .
Mentre io penso che questa catastrofe potrebbe essere presa come presupposto per cambiare paradigma della nostra vita, specialmente per quanto riguarda la viabilità come è stato fatto nei paesi del nord negli anni 50/60 .
roberto
Sono d’accordo. Il rischio della frenesia c’è, ma è senz’altro un’opportunità di riflessione che dobbiamo cogliere e impegnarci per mostrare che un mondo migliore, più umano è possibile anche a coloro che questa possibilità non la vedono.