Bike lane: servono davvero? 3 critiche +1
Sono inutili, aumentano il traffico e sono un ostacolo ai mezzi di soccorso.
Queste sono le principali critiche che sentiamo rivolgere a piste e corsie ciclabili. Ma è davvero così?
Un recente censimento ciclistico parrebbe smentire queste teorie.
Solo per rimanere sulle città più popolose d’Italia, Roma e Milano hanno annunciato e iniziato a costruire rispettivamente 150 e 50 km di nuove piste e corsie ciclabili. C’è stato quindi un forte impulso alla realizzazione di queste infrastrutture, che per contenimento dei costi e celerità realizzativa non sono state realizzate in sede protetta.
Forse è presto per tentare un bilancio, ma la sezione milanese di Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) si è impegnata in un censimento dei ciclisti dai risultati davvero molto confortanti.
I dati sono stati rivelati il 16 settembre 2020 per dare un riscontro numerico a quella che era la sensazione generale. E cioè che da Maggio il numero di biciclette in giro per la città fosse cresciuto esponenzialmente.
Una cinquantina di volontari si sono appostati sull’asse Corso Buenos Aires-Corso Venezia, sede di recenti cambiamenti infrastrutturali con l’introduzione di nuove bike lane (piste ciclabili non protette da cordolo), rimodulando gli spazi della carreggiata.
Questo è il piccolo e tremolante video che ho girato una sera di tarda estate per rendere conto delle nuove bike lane (sul mio canale YouTube trovi oltre 70 video che parlano di bici e mobilità ciclistica, iscriviti!)
Ebbene, i dati raccolti da Fiab Milano Ciclobby dalle 7.30 alle 19.30 di un giorno feriale, hanno rivelato una crescita di passaggi in bici che va dal +53% per la postazione all’incrocio con via Senato al +122% dell’incrocio con Viale Tunisia, dove si è passati dai 3 mila ciclisti del 2019 ai quasi 7 mila del 2020.
E senza contare gli oltre 900 passaggi in monopattino, assenti l’anno precedente.
Come ammesso dalla stessa Fiab, questi dati non hanno valore scientifico, ma sicuramente sono un segnale inconfutabile che le corsie ciclabili servono eccome!
1. Le bike lane sono inutili
Questi dati smentiscono la diceria che le piste e le corsie ciclabili siano poco utilizzate. Questa affermazione al contrario non tiene conto che una bici ingombra meno di un’auto (si parla non a caso di inquinamento volumetrico delle macchine) e che per questo le piste e corsie ciclabili sono più efficienti nello smaltire il traffico di ciclisti rispetto a quanto non faccia una strada con le automobili.
C’è un’altra importante teoria confermata da questi dati. E cioè che l’offerta di mobilità genera la domanda.
Più strade si costruiscono e più traffico si crea. Più parcheggi si realizzano e più auto si vedranno ferme per la città. E all’opposto, più infrastrutture per la bici, più stalli sicuri, più piste e corsie ciclabili si costruiscono e più vedremo ciclisti in giro.
Un concetto esemplificato molto bene da questa immagine, che mostra che la soluzione alla congestione del traffico non sono strade più ampie, con più corsie, perché quelle richiamano semplicemente più auto, ma ottenere una riduzione del parco auto circolante.
2. Le piste e le corsie ciclabili fanno aumentare il traffico
Il solo fastidio che una pista ciclabile o una corsia ciclabile danno alle auto è che scoraggiano la sosta in doppia fila e la sosta irregolare e costringono a una maggiore attenzione all’uscita da un parcheggio.
Le bike lane e corsie ciclabili in realtà sono ancora a volte scambiate per parcheggi e ci vorrà il sostegno delle forze dell’ordine e un po’ di tempo perché la nuova viabilità sia ben assimilata.
Il traffico è creato dalle auto, non dalle bici, che più piccole e agili si defilano velocemente nella maggior parte degli ingorghi. Creare una pista o corsia ciclabile vuole dire, come abbiamo visto dai dati del censimento, aumentare i ciclisti e quindi probabilmente diminuire anche le auto e perciò fluidificare il traffico.
3. Piste e corsie ciclabili ostacolo ai mezzi di soccorso
Le stesse argomentazioni del punto precedente sono valide per confutare questa terza diceria.
La carreggiata è occupata dalle auto in coda o quelle in sosta. E se una bici in più volesse dire un’auto in meno, allora facciamo piste e corsie ciclabili ovunque! Anche per aiutare i mezzi di soccorso.
Per illustrare questa distorta visione che vede nella componente del traffico più debole e più virtuosa l’origine di tutti i mali, è significativo il caso di un incidente avvenuto pochi giorni dopo la realizzazione del primo tratto di ciclabile in Corso Buenos Aires. Un guidatore che voleva accostare dove non poteva, ha invaso la bike lane e ha investito un ciclista.
Il commento di molti è stato: “Visto che le corsie ciclabili sono pericolose e fanno aumentare gli incidenti?!”
La realtà è che l’incidente non è stato causato dalla bike lane. L’incidente è stato causato dalla manovra irregolare dell’automobilista e dalla sua disattenzione nel controllare almeno che non arrivasse un ciclista cui stava tagliando la strada!
4. Le bike lane sono pericolose per i ciclisti
La critica che viene rivolta alle corsie ciclabili, questa volta non da parte degli automobilisti, ma da parte dei ciclisti stessi, è che bike lane e corsie ciclabili siano pericolose.
Effettivamente le corsie ciclabili e le bike lane possono sembrare a maggiore rischio di collisione con i veicoli a motore rispetto alle piste ciclabili separate. Bisogna però tenere conto che la maggior parte degli incidenti tra veicoli a motore e bici avviene agli incroci e che se una corsia ciclabile è in grado, come quella di Corso Buenos Aires a Milano, di attrarre molti ciclisti, la presenza massiccia di biciclette costituisce di per sé un fattore di maggiore sicurezza. È il principio cosiddetto della safety in numbers, per cui la maggior presenza di ciclisti rende gli automobilisti più consci della loro presenza e quindi più attenti.
Non solo, il solo restringimento ottico dello spazio riservato alle auto, riduce la velocità di percorrenza da parte degli automobilisti. E siccome la velocità è il primo fattore di rischio, questo è già molto importante.
Terzo, le corsie ciclabili e le bike lane rendono evidente all’automobilista che sulla strada potrebbero trovarsi dei ciclisti e che anche loro hanno dignità di occupare parte della strada.
Fatta questa precisazione, è di sicuro consigliabile realizzare corsie ciclabili lungo strade dove la velocità delle auto sia moderata da altri elementi infrastrutturali. Sulle strade a grande scorrimento o le provinciali dove la velocità dei veicoli a motore è sostenuta, la pista ciclabile dovrebbe essere realizzata in sede protetta.