Bike to work: come migliorare l'immagine aziendale incentivando l'uso della bici
Le aziende che incentivano il bike to work, migliorano la salute dei propri dipendenti e anche il proprio tornaconto economico e di immagine.
Secondo diversi studi i lavoratori che arrivano al lavoro in bicicletta sono più concentrati, creativi e meno stressati.
Ci sono però delle difficoltà psicologiche e infrastrutturali che limitano l’utilizzo della bicicletta. In questo ambito le aziende possono fare molto per incentivare l’uso della bicicletta.
Le persone non usano la bicicletta per due motivi principali:
- Timore per la propria incolumità,
- Paura che gli venga rubata la bicicletta
E per quanto riguarda il bike to work ci sono altri fattori importanti nel determinare la rinuncia all’uso della bici come proprio mezzo di trasporto:
3. Tragitto troppo lungo,
4. Condizioni climatiche sfavorevoli,
5. Arrivare sudati o accalorati.
Queste e altre problematiche sono affrontate nella mia guida in 12 brevi puntate al bike to work. Qui, mi concentro sul ruolo delle aziende nell’incentivare il bike to work.
Il tema della sicurezza
Per quanto riguarda il timore della propria incolumità, non c’è molto che un’azienda possa fare in modo diretto, ma può comunque cercare di instaurare una partnership o un dialogo con le amministrazioni pubbliche competenti per favorire la sicurezza negli spostamenti dei propri dipendenti e fornitori, visitatori, ospiti o clienti.
Insieme possono studiare interventi infrastrutturali per permettere che le persone che vogliano raggiungere la sede in bicicletta lo possano fare nel modo più sicuro possibile.
Il tema dei furti
Il timore del furto della bicicletta, del proprio mezzo di trasporto è invece un elemento che l’azienda può affrontare in maniera molto efficace installando rastrelliere sicure, alle quali sia possibile legare il telaio della bici e non solo la ruota.
Queste rastrelliere potrebbero essere coperte da una tettoia per evitare che le bici rimangano esposte agli agenti atmosferici, che si bagnino se sopraggiunge un temporale improvviso e che il sellino in particolare non si surriscaldi nelle giornate di sole estivo.
Meglio ancora se il luogo deputato al ricovero delle biciclette è al chiuso, magari con possibilità di accesso riservato solo ai possessori di biciclette, in modo da rendere ancora più remote le possibilità di furto.
Per finire il ricovero potrebbe essere dotato o sorgere in prossimità di spogliatoi con armadietti dove riporre caschetto ed effetti personali, alle docce e magari alla lavanderia.
La bici il mezzo più efficiente
La distanza troppo lunga potrebbe effettivamente essere un ostacolo in qualche circostanza. Ma se conti che oltre il 60% degli spostamenti avviene al di sotto dei 5 km e il 70-80% al di sotto dei 10 km, capisci che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di false credenze.
Non solo, per distanze fino a 6 km, la bicicletta risulta il mezzo più veloce ed efficiente in città, perché permette di non rimanere bloccati nel traffico e può essere parcheggiata facilmente, vicino alla propria destinazione. Chi sceglie l’auto invece impiega fino a 20 minuti nella ricerca di parcheggio ed è spesso costretto a lasciare la macchina a qualche minuto a piedi dalla destinazione finale.
Non parliamo poi dell’economicità di scegliere la bici che non necessita di benzina per funzionare, né di tutta la serie di tasse e costi accessori (manutenzione, assicurazione, ecc.) dell’auto.
Le condizioni climatiche
Per quanto riguarda le condizioni climatiche sfavorevoli, mi piace citare la massima del fondatore degli scout che recita che non esiste cattivo tempo ma solo cattivo equipaggiamento.
Con la giusta attrezzatura e qualche accortezza (anche queste sviscerate nella guida al bike to work), neanche la pioggia e il freddo ci fermeranno.
Ma, come detto, anche da questo punto di vista l’azienda che vuole incentivare il bike to work, può fornire ricoveri protetti e locali dove chi arriva in bici possa cambiarsi e mettere ad asciugare gli indumenti.
Discorso analogo per quanto riguarda il sudore.
La scelta di utilizzare una bici a pedalata assistita permette di fare meno fatica e quindi di sudare meno anche a coloro che non sono nelle condizioni di potersi cambiare. Ma se l’azienda intervenisse nell’offrire la possibilità di darsi una rinfrescata sotto una doccia, di cambiarsi e magari di lavare gli abiti sudati, sparirebbe qualsiasi resistenza all’uso della bici per gli spostamenti casa-lavoro.
Gli italiani e la voglia di bici
Uno studio realizzato a livello europeo nel 2019 indicava l’Italia al terzo posto per volontà della popolazione di recarsi a lavoro in e-bike. Lo avrebbe scelto come mezzo ideale un italiano su 3!
Sono pronto a scommettere che questa percentuale già incoraggiante sia cresciuta nel corso della crisi sanitaria.
Secondo la ricerca, la scelta era motivata dalla tutela ambientale, mentre i principali ostacoli erano individuati nel timore di clima avverso e del costo delle bici a pedalata assistita.
Il timore del clima è superabile, come abbiamo avuto modo di vedere, specie se si confrontano le percentuali di utilizzo della bicicletta con quelle dei Paesi nordici, dove il clima è sicuramente peggiore del nostro.
Per quanto riguarda il costo delle e-bike, il bonus mobilità del 2020 dovrebbe avere parzialmente attenuato il problema, almeno per un numero significativo di utenti. Sarebbe poi da computare il risparmio che pedalare produce per le nostre tasche rispetto all’uso di un’automobile, senza considerare che l’acquisto di un’auto costa notevolmente di più di quello di qualsiasi bicicletta.
Responsabilità d’impresa, bilancio sociale e mobility manager
Tornando al tema della tutela dell’ambiente, che sarebbe la principale motivazione all’uso della bici, si capisce che riducendo gli spostamenti e incentivare il bike to work può tornare a tutto vantaggio delle aziende in termini di percezione e reputazione.
Le aziende hanno un ruolo fondamentale e una responsabilità nella riduzione dell’inquinamento e delle sostanze climalteranti. E figura chiave di questo processo è quella del mobility manager, che ogni azienda deve avere per legge se nella sede lavorano più di 100 persone.
Il mobility manager ha il compito di ridurre gli spostamenti dei dipendenti con auto privata e rimodulare gli orari di lavoro in modo da evitare la congestione del traffico.
Dalle testimonianze dirette di alcuni mobility manager di grandi aziende, raccolte in un convegno che si è tenuto a Milano nel 2019, si lamenta l’incoerenza della politica nel chiedere di usare maggiormente la bicicletta senza fornire sicurezza nelle infrastrutture (Valeria Braidotti, mobility manager di Siemens).
Best practice aziendali
Per quanto riguarda il problema dei furti, Siemens noleggia 2 box in prossimità di fermate della metropolitana, dove i dipendenti possono chiudere le bici in sicurezza per poi usare i mezzi pubblici.
Fabio Fusari (mobility manager di STMicroelectronics) racconta che una volta risolto il problema della mancanze delle docce, si è sviluppata in azienda una community di ciclisti di 250 dipendenti che fanno bike to work con 13 km medi di distanza percorsa ogni giorno.
La soluzione praticata da STMicroelectronics è stata una convenzione con una palestra vicina dove, prima dell’orario di ufficio, i dipendenti che arrivano in bici possono lavarsi e cambiarsi.
Eleonora Perotto, mobility manager del Politecnico di Milano spiega che in ateneo hanno 31 veicoli aziendali (di cui una ventina di furgoni) e una flotta di ben 95 biciclette a disposizione di oltre mille persone, tra personale amministrativo e docenti e pensano di renderne disponibili altre grazie alla ciclofficina interna.
L’azienda Logos di Modena ha utilizzato gli utili nel 2017 per regalare 100 e-bike ai dipendenti.
Sempre sul tema di bici ai dipendenti, esistono servizi di leasing che permettono di noleggiare ai lavoratori bici a prezzo agevolato. Il costo è trattenuto in busta paga e al termine del periodo di noleggio (solitamente 36 mesi) il dipendente può scegliere se acquistare la bici.
Alcune aziende si spingono oltre e non fanno pagare ai dipendenti il prezzo del noleggio offrendo le bici come fringe benefit ai lavoratori.
Le aziende ne ottengono vantaggi di immagine e anche di salute dei dipendenti che secondo una ricerca del 2009 si ammalano il 15% in meno e sono più produttivi e concentrati sul lavoro.
Tanto che un parlamentare dei Verdi ha proposto in Germania di dare un giorno di ferie in più a chi va in bici al lavoro.
Il bike to work fa bene anche a chi non pedala
Nel corso degli ultimi anni sono molte le aziende, ma anche i Comuni che hanno deciso di riconoscere un rimborso chilometrico ai propri dipendenti o concittadini che decidono di recarsi a lavoro in bicicletta.
Questo testimonia del fatto che essere un’azienda bike friendly ha effetti benefici su tutta la comunità, grazie in particolare alla riduzione della spesa per sanità, per la congestione del traffico e riduzione dell’inquinamento.
Normalmente questo rimborso è di circa 20 centesimi al km e ha un tetto massimo mensile abbastanza limitato.
Tra i primi Comuni a introdurre il provvedimento ci sono Massarosa e Bari, ma la lista è andata crescendo fino a includere capoluoghi come Grosseto e Cuneo.
In alcuni Paesi, come Olanda, Regno Unito e Belgio l’incentivo è erogato secondo uno schema nazionale.
Se sei interessato a svolgere il bike to work in prima persona ti consiglio nuovamente di partire dalla lettura della mia guida, ma se vuoi che la tua azienda diventi bike friendly e incentivi gli spostamenti casa-lavoro in bici contattami per ricevere consigli pratici.