Bike tour dei mulini della Martesana. Un patrimonio da valorizzare
I mulini della Martesana dimostrano come da oltre 5 secoli, questa terra abbia prosperato grazie all’acqua del canale.
Il Naviglio Piccolo è una vera e propria opera Rinascimentale voluta da Francesco Sforza a metà del 1400.
Ed esiste documentazione, che prima ancora dell’escavazione del Naviglio Martesana, ci fosse un progetto per la costruzione di 16 mulini ad acqua.
Attualmente si contano 19 mulini ad acqua in Martesana, in condizioni di conservazione disparate, lungo le rogge che escono dal Naviglio Piccolo.
Gli ultimi hanno smesso di funzionare una ventina di anni fa.
L’invenzione dei mulini
I mulini sono stati il primo macchinario inventato dall’uomo che sostituiva la forza dell’uomo o degli animali impiegati nel far girare le macine.
Il primo mulino ad acqua di cui si abbia testimonianza in Italia risale all’Alto Medioevo, 700 circa, a Pistoia.
Domenica 6 marzo, Cristina Ricci, studiosa di storia lombarda, ha accompagnato Pedala Martesana in un tour alla scoperta di 8 di questi 19 mulini, in rappresentanza delle diverse tipologie e funzioni di queste storiche macchine azionate dalla forza dell’acqua.
Questo è il video del bike tour dei mulini, istruttivo e interessante.
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Siamo partiti dal piazzale della stazione della Metropolitana 2 di Cascina Pompea, dove Cristina Ricci ha introdotto il tour.
I mulini incontrati erano destinati principalmente alla macina del grano e di semi per la fabbricazione di olio per lampade. Altre macchine venivano usate per la produzione di vino, di panni lana e per azionare seghe.
Mulino Dugnani
La prima tappa è stata al Mulino Dugnani a Sant’Agata, azionato dalla roggia di Sant’Agata che nell’Ottocento era conosciuta come Roggia Resega, che fa pensare che la funzione di questo mulino ad acqua fosse quella di azionare delle seghe per il taglio del legno.
L’acqua della roggia viene incanalata in un canale di pietra e cadendo sulle pale aziona il mulino.
Alzando e abbassando alcune paratoie si poteva mettere in funzione o fermare il mulino, così come regolare la potenza delle macchine.
In origine, tutti i meccanismi dei mulini erano di legno, mentre le pale di metallo sono invenzione di metà Ottocento.
I mulini funzionavano anche di notte. Durante l’occupazione nazista, alcuni contadini nascondevano per sé del grano destinato alla confisca e lo macinavano nottetempo.
Mulino Nuovo
Documentato nel 1722 come proprietà dei Serbelloni, il Mulino Nuovo di Gorgonzola è la nostra seconda tappa.
Questo mulino ad acqua è mosso dalla Roggia Bescapera, così chiamata per via di Gualtiero Bascapè, segretario di Ludovico il Moro che aveva acquistato il poco distante Mulino Vecchio nel 1491.
Il Mulino Nuovo è quindi di poco successivo a quella data.
Nel secondo Dopoguerra, il mulino passa nelle mani della famiglia Parati che lo usa per la produzione di riso. Il Mulino Nuovo viene ampliato e dotato di macchinari all’avanguardia, ancora conservati in quello che è a tutti gli effetti un museo di archeologia industriale.
Mulino Vecchio
Ci fermiamo per la terza tappa al citato Mulino Vecchio di Gorgonzola, bene vincolato dalla Sovrintendenza e Monumento Nazionale dal 2009.
Ciononostante, versa in pessime condizioni per il disinteresse, fino a questo momento, dell’amministrazione comunale e per le forti nevicate degli ultimi anni.
I mulini erano costruiti da ricchi proprietari e dati in gestione a mugnai che pagavano un affitto e si accollavano le spese di manutenzione.
I macchinari in legno erano sottoposti a usure e dovevano essere sostituiti di frequente.
Le mole in pietra, solitamente in granito, erano trasportate dalle montagne della bergamasca o del bresciano, ma lavorate sul posto e preparate in base al tipo di lavorazione alla quale sarebbero serviti.
Mulino Busca
Il Mulino Busca di Bellinzago è la quarta tappa del bike tour.
Il nome deriva da quello dell’antico proprietario Antonio Busca ed è bagnato dalla Roggia Orobona.
Cascina Misericordia
Nei pressi della Cascina Misericordia ci fermiamo per la quinta volta, per vedere una ruota metallica recentemente danneggiata da un trattore in manovra.
La ruota era usata per la produzione di energia elettrica per la vicina cascina, fino alla nazionalizzazione dell’energia da parte dell’Enel.
È uno dei pochi esemplari sopravvissuti di ruota adibita a questo uso, ma che era abbastanza frequente un tempo.
Cristina Ricci riporta il racconto di una sua amica che viveva in cascina, secondo la quale, quando la mamma doveva stirare, alzava la paratia per avere maggiore afflusso di corrente elettrica.
In tempo di crisi energetica, viene il dubbio se queste piccole produzioni casalinghe di energia elettrica, che sfruttavano rogge e canali, non siano una pratica da recuperare.
Anche la storia della cascina Misericordia è particolare, poiché venne donata nel 1505 dalla famiglia Dugnani, alla Compagnia che seguiva gli eserciti per soccorrere i feriti o dare loro il colpo di grazia, quando non potevano essere salvati. La Compagnia era detta appunto della Misericordia.
Mulino Fraschetti
Il sesto e settimo mulino visitato sono il Mulino Rodriguez, vicino al Monasterolo che sorge proprio sull’alzaia del naviglio Martesana, e il Mulino Gabello di Inzago.
Il bike tour si conclude al mulino Franchetti.
Costruito da Giovanni Morosini, nel 1587 passa al Monastero milanese di Santa Maria Maddalena.
Quando l’ordine monastico viene soppresso da Napoleone, il mulino è acquisito all’asta da Franchetti, di cui porta il nome.
Secondo il FAI, anche questo mulino conserva all’interno tutte le macchine.