Ciclabile della Val di Fiemme. La mia esperienza tragicomica
Doveva essere una gita tranquilla, invece…
La pista ciclabile della Val di Fiemme è un percorso separato dal traffico motorizzato di 20 km circa che collega Molina di Fiemme con Predazzo.
Da Predazzo è possibile poi imboccare la ciclabile della Val di Fassa e risalire fino a Canazei, per un totale di 48 km.
Un tranquillo weekend di discesa
Anche in questa vacanza in Trentino ho portato con me la mia inseparabile Cannondale Caadx, ma non ho percorso molta strada in bici.
Anche se ho testato le mie modeste doti di crossista sui sentieri boschivi della Val di Fiemme, mi sono dedicato prevalentemente al trekking.
Ho deciso però all’ultimo momento di iniziare il mio rientro a Cernusco in bicicletta.
Caricati i bagagli e il resto della famiglia in auto, do loro appuntamento alle cascate di Cavalese dopo un’oretta.
Imposto la traccia sulla mia app di navigazione preferita: Naviki.
Mi accordo che anche prima di Predazzo mi fa deviare dal provinciale per una stradina che corre quasi parallela. Ok, mi dico, meglio così. Mi riservo di valutare pendenza della strada e fondo quando arriverò al bivio.
Le app si sa, a volte combinano degli scherzi.
Il cellulare volante
La partenza è da Bellamonte, quota 1400 m sul livello del mare.
Poche centinaia di metri in falsopiano in salita e poi mi lancio, con giudizio, giù per la provinciale che porta a Predazzo.
Mi accorgo tardi del bivio con la stradina, sembra piuttosto ripida ma è asfaltata.
Penso per un attimo se tornare indietro o proseguire, ma poi l’inerzia vince e sfido il traffico per
Appena presa la decisione sento un rumore strano sotto di me.
Avrò mica perso qualcosa? Sembrava un rumore di plastica che cade.
Caspita la GoPro! Questo maledetto aggancio che si allenta di continuo!
Ah, no! Per fortuna la GoPro è al suo posto.
E se fosse il cellulare?
Dov’è il cellulare?! Cacchio non c’è! Era il cellulare!
Inchiodo. Be’, per quanto possibile, visto che non voglio correre il rischio di “pinzare” troppo e ribaltarmi.
Mi giro e dietro di me arriva un camper.
“Il cellulare è andato“, penso.
E ora devo tornare su a recuperarne i cocci in mezzo alla strada senza farmi investire.
Dietro la curva vedo a terra pezzi di materia che brillano al sole. Ahia!
Li recupero e li ricompongo. Il cellulare è segnato ma è acceso e funziona.
Un ciclista mi chiede se va tutto bene e se ho bisogno di aiuto. Non parla trafelato nonostante pedali in salita.
Gli dico di no e racconto d’un fiato cosa mi è successo.
Dovrò sostituire il portacellulare che non è adatto al mio telefono. Per ora userò la tasca posteriore della maglietta.
Parlare da soli a una videocamera spenta
Visto che mi sono dovuto fermare per causa di forza maggiore, decido di risalire un poi’ il provinciale e prendere l’imbocco della stradina suggerita da Naviki.
La sera prima, ho controllato lo stato di carica delle batterie della mia GoPro. 53% di carica e 58 minuti sulla scheda. Bastano sicuramente per la pedalata che ho in mente.
Poi qualcosa è andato storto.
Accendo la videocamera, ma non sento alcun rumore.
Controllo la lucetta e mi sembra accesa, quindi inizio a raccontare l’escursione in bici sulla ciclabile della Val di Fiemme.
Perdo un secondo bivio. D’altronde con il cellulare in tasca, non posso vedere la traccia in tempo reale.
Torno indietro per la seconda volta e imbocco una strada sterrata.
Mentre parlo “da solo” alla videocamera, due signori mi chiedono informazioni sulla strada.
“Che figuraccia”, sorrido tra me e me.
La doccia con l’irrigatore
Passo di fianco a un terreno con un irrigatore in funzione, non so bene a cosa serva, non ci sono coltivazioni.
Ma forse serve a bagnare i ciclisti indesiderati.
La strada di fronte a me è bagnata per una decina di metri e uno strano arcobaleno mi annebbia la vista.
D’improvviso sono in mezzo a un auto… pardon, bici-lavaggio.
Mentre la frescura acutizza la mia voce, controllo che la videocamera a cui sto parlando non si sia bagnata troppo.
È girata verso il basso! Sta per cadere e quando la raccolgo mi accordo che è spenta.
Provo a riaccenderla. Niente.
Delle 2 l’una:
- L’acqua ha avuto effetto sulla GoPro che è andata in tilt. (Improbabile.)
- Si è scaricata la batteria. (Possibile?)
Che disdetta!
Il sentiero chiuso
La strada che sto seguendo si perde nell’erba. A fianco c’è un sentiero che anche Naviki sembra volere che io prenda.
Ma è chiuso da una transenna che avvisa di un non meglio identificato pericolo.
Tornare indietro, e in salita, non se ne parla. E poi, dopo la ciclabile del lago d’Iseo (qui il racconto, e con video questa volta), direi che sono abituato alle strade interrotte.
Decido di proseguire con cautela, portando la bici a mano.
La cosa ovviamente allunga i tempi e la famiglia mi dovrà aspettare ancora un po’.
Finalmente la ciclabile della Val di Fiemme
Dopo qualche centinaio di metri, forse 1 km, sbuco sul marciapiede sul provinciale che attraversa Predazzo.
Consulto Naviki e procedo alla ricerca Un paio di incroci in e finalmente eccola la ciclabile della Val di Fiemme.
Poche pedalate e si arriva a un bicigrill con splendido laghetto balneabile. Che meraviglia!
Da qui in avanti impossibile perdersi, nei rari incroci con strade secondarie, la ciclovia è segnalata con tanto di km mancanti.
Si passa per agriturismi con cavalli, prati fioriti e, alzando lo sguardo, lo splendido paesaggio delle Dolomiti. E si incontrano frotte di persone con bici noleggiate, famiglie, carrellini e ogni sorta di ciclista. Ma il “traffico” non è mai eccessivo.
Cavalese
A Cavalese, si passa sotto la funivia del Cermis.
Poco dopo tallono per un po’ un carro trainato da cavalli che trasporta alcuni turisti.
Un genitore invita i figli a salutare in favore della mia videocamera.
“È spenta”, dico, con un sorriso forzato.
L’uomo finge di rimanere deluso. Io non fingo tanto, visto che anche quella sarebbe stata una scena carina da riprendere.
Supero i cavalli e in un paio di km arrivo alle cascate dell’Avisio a Cavalese, dove prima che io veda i miei, sono accolto da un grido: “Ecco, è arrivato papà!”
Tutte le volte penso che sia un peccato che non si possano/vogliano godere anche loro le meraviglie che mi godo io quando vado in bici. E che sia un peccato che io non le possa condividere con loro.
Cresceranno e ci organizzeremo meglio. Oppure cresceranno e vorranno ancora meno fare le cose insieme a me. C’est la vie… à velo.