Ciclologistica: punti di forza e rischi del business delle consegne in bici
Perché conviene puntare sulla ciclologistica?
Quali sono le minacce che incombono sull’apertura di un’attività di delivery in bici?
Dopo aver parlato delle opportunità della ciclologistica nel precedente articolo dedicato alle consegne in bicicletta, continuiamo questa analisi SWOT parlando oggi di:
legate all’apertura di un’attività ciclologistica.
2. PUNTI DI FORZA
I vantaggi per scegliere di consegnare in bicicletta invece che con un furgone le merci in città sono diversi e abbracciano sicurezza, efficienza e velocità, sostenibilità ambientale, economica e sociale.
a) Investimenti modesti
Il primo tra i punti di forza della consegna in bicicletta per attività commerciali è il fatto che richieda investimenti minimi.
b) Sicurezza
Il 69% degli incidenti stradali avviene nelle città con costi sociali ed economici esorbitanti per tutta la comunità.
Per quanto riguarda la sicurezza stradale, la persona in bici utilizza un mezzo più piccolo, meno pesante e ingombrante e gode di una maggiore visibilità di quella di un autista di un furgone che ha molti più angoli ciechi (anche per effetto della velocità di punta più elevate).
c) Efficienza
Una cargo bike, come detto, occupa meno spazio di un furgone. Perde meno tempo nella ricerca di parcheggio, può circolare sulle piste ciclabili.
Non è sottoposta a limitazioni del traffico, può accedere senza problemi nelle ZTL, nei vicoli, nelle zone vietate al traffico motorizzato.
Non teme il traffico, che può aggirare più facilmente di un furgone.
Tutto questo si traduce in un maggior numero di consegne effettuato nel medesimo lasso di tempo.
I cosiddetti bike messenger non hanno bisogno di una patente di guida, prediligono velocità e singole consegne di volumi contenuti, rispetto a un veicolo motorizzato che punta alla quantità e tragitti con molte fermate.
d) Sostenibilità ambientale
Il trasporto urbano è responsabile di circa un quarto delle emissioni di CO2 di tutto il settore dei trasporti.
Le cargo bike non emettono inquinanti e durante tutto il loro ciclo di vita (compresa produzione, manutenzione e smaltimento), le loro emissioni di gas serra sono molto molto ridotte. Le bici non producono inquinamento volumetrico né sonoro, non occupano suolo pubblico e non fanno rumore.
Tutto questo ha un impatto anche sull’immagine dell’azienda che decide di affidarsi a consegne ecologiche e può costituire un vantaggio in termini di brand rispetto ai competitor.
Oltre che green, danno un’immagine divertente, smart e amichevole.
e) Sostenibilità sociale
Il Libro Bianco dei Trasporti realizzato dalla Direzione Generale per la Mobilità e i Trasporti della Commissione Europea, valutava nel 2011 che, la congestione stradale in Italia, sia responsabile della perdita di oltre 50 miliardi di euro all’anno, pari al 3% del Pil nazionale.
Con l’esplosione dell’e-commerce e del food delivery le cose ora saranno sicuramente peggiorate.
Le cargo bike diminuiscono la congestione del traffico e questo non solo ha un effetto indiretto sull’inquinamento, ma migliora la qualità della vita in città e la salute di tutti.
Le persone che usano una cargo bike sono accessibili e non chiuse dentro un abitacolo. Con loro si può stabilire un contatto e comunicare con uno sguardo o un gesto le proprie intenzioni.
Questo ha anche il non trascurabile effetto di rendere la comunità più unita e felice.
f) Sostenibilità economica
Affidabile e flessibile nelle consegne come o più di un furgone, una cargo costa molto meno di un veicolo commerciale e anche i pezzi di ricambio e la manutenzione sono più economici.
Le cargo bike sono robuste e affidabili e hanno bisogno di poca manutenzione.
Con le consegne in bicicletta poi si risparmia sui consumi energetici e sui costi di parcheggio della flotta.
La tabella qui sotto riporta i costi di esercizio di una cargo bike elettrica a confronto con quelli di una utilitaria (che è comunque meno dispendiosa di un furgone).
3. MINACCE
Bassi guadagni della consegna ultimo miglio
Dal punto di vista della logistica, la consegna dell’ultimo miglio è la parte più costosa e lenta di tutto il processo. Gli ultimi 5 km pesano il 30-50% del costo totale di spedizione.
Questo perché la parte finale della spedizione in genere prevede più fermate e carichi di dimensioni ridotte.
Nelle aree rurali, i punti di consegna lungo un particolare percorso potrebbero essere a diversi km di distanza, con solo uno o due pacchi da consegnare.
Nelle città, le prospettive non sono molto migliori. Ciò che le aree urbane compensano in prossimità delle fermate, viene annullato dai ritardi quasi costanti causati dalla congestione del traffico.
Alte aspettative dei clienti
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a un aumento drammatico del numero delle consegne, insieme alla crescita delle aspettative dei clienti che vogliono consegne rapide e gratuite. Elemento questo molto scoraggiante per chi si accinga a intraprendere questo tipo di attività.
Amazon Prime in particolare ha fatto passare il messaggio che consegnare non costi nulla.
Un primo problema per chi voglia intraprendere un’attività di ciclologistica sono i bassissimi margini di guadagno.
Se a questo aggiungiamo la possibilità che alcune aziende forniscono di restituire la merce gratis, si capisce che il business model è piuttosto rischioso.
In questo campo sono necessari una grande passione e un approccio sperimentale in un contesto in grande cambiamento e innovazione.
Condizioni esterne necessarie alla ciclologistica
La ciclologistica deve dimostrare non solo di essere più efficiente della logistica tradizionale, ma anche più affidabile. E per farlo necessita di supporto esterno, investimenti e infrastrutture.
Alcuni problematiche per cui sarebbe fondamentale lo sviluppo di strumenti adeguati per attività di ciclologistica sono lo smistamento e la tracciabilità della merce, i software gestionali da integrare tra attori diversi, che garantiscano un efficace contatto con il cliente perché la consegna avvenga al primo tentativo.
Da tempo si parla di consegne effettuate per mezzo di robot, droni o veicoli a guida autonoma. Questi potrebbero davvero essere i competitors dei bike messengers in un futuro non molto lontano.
Diffidenza e pregiudizi nei confronti della bici
Va poi considerata la diffidenza generale dei clienti che tendono a vedere le consegne in bicicletta come un passatempo per ragazzi un po’ cresciuti. Per le stesse ragioni per cui la bicicletta è vista come un passatempo e non un veicolo.
A ciò si aggiunge l’inconsapevolezza circa le reali capacità di trasporto del mezzo.
I commercianti al dettaglio poi spesso non si affidano a operatori specializzati, ma effettuano le consegne in proprio senza calcolare quanto la scelta incida sui costi.
Nelle tratte inferiori ai 50 km, sono trasportate per conto proprio 420 milioni di tonnellate di merce, su 1,5 miliardi totali. Cioè il 40%.
Aspetto normativo
Altre minacce all’avvio di un’attività di ciclologistica riguarda l’aspetto normativo.
Sono lo scarso interesse delle pubbliche amministrazioni, la legislazione complicata che rende difficile il lavoro per le piccole aziende, l’assenza di riconoscimento sociale del servizio.
Per non parlare della mancanza di infrastrutture adeguate. Le strade a volte troppo pericolose e le piste ciclabili sono spesso inutilizzabili per chi usa la bici come mezzo di lavoro.
Come se non bastasse, una piccola percentuale dei clienti non risulta interessata alla sostenibilità ambientale propria di questo tipo di servizio.
Nel campo della logistica il successo imprenditoriale è spesso legato alla partnership con grandi società. E quello della ciclologistica in particolare può dipendere molto dall’humus culturale del territorio in cui si opera.
Quest’ultimo tema sarà oggetto del prossimo articolo sulla ciclologistica, nel quale approfondirò gli aspetti normativi e soprattutto elencherò le chiavi del successo di un’attività di consegna in bicicletta.
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