Ciclovia dell'Oglio: salita al passo del Tonale, Valcamonica, lago d'Iseo e campagna cremonese
Questo è il racconto di 4 giorni in lungo e in largo sulla ciclovia dell’Oglio, che nel 2019 ha vinto l’Italian Green Road Award come ciclovia più bella d’Italia.
Non esattamente un percorso per famiglie ma comunque molto affascinante.
Un’avventura in cui già nel primo giorno abbiamo percorso quasi 1500m di dislivello e con un finale agrodolce.
Guarda il video qui sotto e leggi l’articolo per scoprire insidie e bellezze della ciclovia dell’Oglio. E iscriviti al canale YouTube per altri racconti di viaggio e interviste e approfondimenti sul mondo della bici.
Con il mio amico Carlo, che sarà con me per i primi 2 giorni di viaggio, raggiungiamo in auto Pisogne all’estremo nord del lago d’Iseo e da lì continuiamo in treno fino a Edolo.
Primo giorno
Edolo – Passo del Tonale – Vezza d’Oglio
60 km, 1450 m D+
Con noi sul treno salgono 2 coppie di cicloturisti e il capotreno ci divide 3 in testa e 3 in coda, quindi io e Carlo viaggiamo separati.
Il capotreno ci fa anche sapere che il treno potrebbe accogliere solo 2 bici (insomma, ci è andata bene…)
Il cicloturista che è con me commenta con la moglie qualcosa come: “Vogliono promuovere la ciclovia dell’Oglio come una delle più belle d’Italia e poi c’è un treno ogni due ore che porta solo 2 bici!”
Come dargli torto?
Scendiamo a Edolo e facciamo una seconda colazione al bar più vicino. Siccome sono le 11 passate, non ci fermeremo a pranzo, ma sarà un errore. Almeno per me che arriverò cotto, stracotto al b&b di Vezza d’Oglio.
Pronti via e prime difficoltà
E appena partiti ci accorgiamo che sarà una lunga giornata.
La parte antica del borgo è veramente bella. Ma dopo pochissimo la salita si fa già tosta, strade strette, acciottolato e belle pendenze!
E una catena, quella di Carlo, che si rompe.
Per fortuna Carlo è un ciclomeccanico provetto e togliendo una maglia riesce comunque a rimontare la catena e il viaggio prosegue dopo pochi minuti.
Alla ricerca della ciclovia dell’Oglio
Raggiungiamo il tracciato della ciclovia dopo un ultimo strappo di 700m al 12-14%. Già solo dalla stazione alla ciclovia abbiamo speso un bel po’ di energie.
Seguiamo una stradina che sale, a tratti bruscamente, in mezzo agli alberi fino a un nuovo borgo, quello di Incudine.
In una piazzetta dove sorge una grossa fontana in pietra, un cartello avvisa di “non lordare la pradella” pena il pagamento di una “multa di lire 5”.
Dalla piazza si esce attraverso una piccola galleria sopra la quale sorge un’abitazione. Ne incontriamo diverse di gallerie simili.
Un segno inequivocabile di ciclabile (urbana) ci conferma che siamo sul percorso giusto: gli archetti! Incubo di ogni ciclista, anche qui sulla ciclovia dell’Oglio!
Raggiungiamo il b&b Home Sweet Home a Vezza d’Oglio dove alloggeremo per la notte. Ci alleggeriamo dei pesi superflui in vista della scalata al Passo del Tonale.
Dai saliscendi del pendio dei monti sulla riva sinistra, passiamo a uno zig zag sul fondo valle. Vediamo recinzioni come mura di castelli e bike park.
Passiamo alcuni ponti coperti e costeggiamo un suggestivo parco a Ponte di Legno.
La salita al passo Tonale
Cerchiamo di evitare il provinciale e prendiamo una salita sterrata salvo poi capire che le pendenze diventano mano a mano più adatte a una capra o uno stambecco che non a due ciclisti e torniamo indietro.
Imbocchiamo la salita verso il passo del Tonale.
La salita è interminabile, l’inattività legata al lockdown e la salita compiuta fino a qui si fanno sentire. Invece Carlo si concede il lusso di pedalare parlando al telefono.
Una moto mi fa il pelo.
Più avanti incrociamo una coppia di cicloturisti che scendono dal Tonale con due strane cargo bike.
Distrutto, arrivo fino al passo del Tonale. Carlo mi aspetta con dei biscotti alcolici (al bombardino!) che ha appena comprato.
Non so se mi aiutano a riprendermi o se mi tagliano definitivamente le gambe.
Intanto ha iniziato a piovigginare e a fare un freddo becco. L’altitudine si fa sentire.
La discesa non è meno insidiosa della salita. Nonostante mi sia coperto, tremo dal freddo e i brividi scuotono addirittura la bici!
Arrivato a sera, tra fame, freddo e stanchezza non connetto più. Carlo si offre di andare a recuperare delle pizze e ceniamo molto tardi.
Secondo giorno
Vezza d’Oglio – Pisogne
75 km, 550 m D+
Per i primi km da Vezza a Edolo, il percorso di oggi ripercorre le strade di ieri, questa volta in discesa.
Passiamo di nuovo per il confine tra placca euroasiatica e placca africana, segnalato da “un cartello giallo con una scritta nera” (un omaggio a De André e al mio amico Zeno) che recita “benvenuti in Africa”.
Insidie della ciclovia dell’Oglio
Sul tratto di ciclabile che segue ci sono dei lavori, il centro della stradina e coperto da una spessa coltre di materiale sabbioso che andrà poi compresso. Rimane poco spazio per le ruote con l’insidia di scivolare o impuntarsi se non si tiene la traiettoria in discesa.
Arrivati all’altezza di Edolo, non si passa per il centro ma si percorre un sentiero lastricato in forte pendenza.
Anche questo non un tratto adatto a famiglie con bambini.
E per fortuna tutta questa parte la facciamo in discesa! Più avanti c’è addirittura un cartello che avvisa di una pendenza al 30%.
Passiamo davanti a una centrale idroelettrica di un certo pregio architettonico.
La ciclovia dell’Oglio è molto bella dal punto di vista paesaggistico e naturale, ma non passa per molti centri abitati. Visitare alcuni paesi è possibile solo con deviazioni un po’ complicate.
Dai monti al lago
Passiamo nel suggestivo abitato di Sonico. Poi inizieranno alcune strade secondarie e provinciali tranquille fino a Capo di Ponte dove, vista l’ora, ci fermeremo a mangiare.
I boschi sono a mano a mano sostituiti dai primi campi, mentre continuano i pascoli di bovini.
La ciclovia dell’Oglio è ben segnalata, specie nella parte della Valcamonica è impossibile perdersi e solo a un paio di bivi abbiamo dovuto fermarci per studiare bene la cartina.
Anche nei punti, dove per lavori la ciclovia è interrotta, ci sono chiari cartelli che indicano le deviazioni da prendere.
Oggi abbiamo incontriamo tanti saliscendi, rampe brevi ma impegnative che ci costringono spesso a smontare di sella.
A un certo punto ci siamo trovati davanti a un vero e proprio muro, che mi ha atterrito. Per fortuna a metà salita si deviava a sinistra per una stradina in discesa che da sotto non avevo visto.
Da qualche km l’Oglio non è più un torrentastro, ma si è fatto fiume, e inizia ad avere dimensioni di un certo rispetto.
Oltre ai saliscendi, oggi abbiamo anche pedalato anche controvento. Nelle parti in leggera discesa se smettevo di pedalare mi fermavo.
Archeologia in Valcamonica
Nei pressi di Breno, visitiamo il parco archeologico del Santuario di Minerva.
A Cividate Camuno, si attraversa un tunnel in leggera discesa e si fa ingresso in paese attraverso un bel portale.
Nei pressi di Darfo Boario facciamo una sosta gelato a un bel bicigrill lungo la ciclabile.
E poco più avanti una sosta a un altro sito archeologico con tracce di iscrizioni rupestri, su un masso e pareti rocciose che mi ricordano il film di Peter Weir Picnic a Hanging Rock, ma che ora sono usate per arrampicare.
Terzo giorno
Pisogne – Cignone
106 km + 5 km per andare e tornare dal ristorante
Da oggi proseguo il viaggio in bicicletta da solo. Carlo mi ha accompagnato in auto per i 2 km di impervia salita che portano al b&b Alveare sul lago e poi è rientrato a casa per proseguire la vacanza in bici con la sua famiglia.
Lascio l’incantevole vista sul lago del b&b della gentilissima Barbara e mi appresto a percorrere con il timore di dover percorrere insidiose gallerie sulla trafficatissima strada provinciale del lago.
Dicono infatti che la splendida pista ciclabile che corre lungo la riva orientale del lago d’Iseo tra sia stata chiusa per caduta massi.
Vedremo. C’è anche la possibilità di salire sul treno per qualche fermata.
Scendo nel centro di Pisogne e finalmente vedo il lago d’Iseo da vicino.
Subito avverto il piccolo fastidio al ginocchio comparso la sera del giorno precedente.
Dal lago d’Iseo alle campagne della bassa
A Paratico, sul lato inferiore del lago d’Iseo, incontro altre salite mentre volgo le spalle al lago e mi dirigo a sud verso la bassa.
Il lago e i monti lasciano spazio alla campagna, a cascine, frutteti, vigneti e “mille papaveri rossi”.
Più avanti, supero 3 cicloturisti in e-bike che percorreranno la ciclovia dell’Oglio fino a Mantova e si fermeranno lì per un paio di giorni.
La maggior parte la ciclovia dell’Oglio è asfaltata, soprattutto nella parte a nord, dove non mancano brevi tratti di sterrato e soprattutto lastricato anche piuttosto sconnesso.
Poi nella campagna della bassa, i sentieri sterrati e le strade bianche sono più frequenti, come purtroppo anche i tratti di provinciale.
Quello che manca è l’acqua. A parte quella dell’Oglio che di tanto in tanto riappare tra un’escursione nei campi e l’altra, dal lago in poi non ho visto nemmeno una fontanella e inizio ad accusare la sete.
Come difendersi dall’attacco di un cane quando si va in bici
(O meglio come NON difendersi dall’attacco di un cane quando di va in bici…)
Come se non bastasse, il dolore al ginocchio aumenta e nei pressi di una cascina sono inseguito da un cagnetto che abbaia.
Per evitarlo, spaventato, quasi ne investo un altro, ancora più piccolo ma ancora più arrabbiato.
A poco serve essersi informati su cosa fare per difendersi dai cani quando si va in bici, la paura è tanta e l’unica cosa che riesco a concepire di fare, tutte le volte che mi trovo davanti a un cane, è quella di cercare di scappare, pedalando più forte che posso.
Poco importa che il cane a malapena arrivi al mio polpaccio, la paura di un morso che potrebbe pregiudicare il viaggio rimane alta.
Non so ancora come sono riuscito a non cadere, visto il terreno accidentato e visto come pedalavo in modo scoordinato con il cuore che batteva all’impazzata per lo sforzo più che per la paura.
Dopo 150-200 metri per fortuna il cagnetto desiste, ma per altri 150 metri non rallento molto e non mi guardo indietro. Poi sono salvo.
Se c’è una cosa che ho capito dei cani, almeno quelli che una casa ce l’hanno, è che hanno un limite entro il quale sono disposti a rincorrerti. Quando esci dalla loro area, sono soddisfatti e ti lasciano perdere.
Il loro obbiettivo e difendere il territorio o la proprietà dei loro padroni. Se tu te ne vai, hanno vinto.
Accoglienza
La giornata non è finita.
La concludo con 3-4 km di provinciale piuttosto pericoloso per raggiungere Cignone (quasi un anagramma del posto da cui sono partito, Pisogne).
Non trovo il b&b che ho prenotato. Chiamo il numero e scatta subito la segreteria. Per fortuna trovo il portone, ma la proprietaria mi dice che la mia prenotazione non risulta e di aspettare fuori.
Per fortuna, la cosa si risolve.
Cignone sembra un luogo abbandonato da Dio, senza posti dove mangiare, dove l’unico alimentari è chiuso il giorno del mio arrivo e dove le pizzerie dei paesi confinanti non si spingono a consegnare.
Stremato, con il ginocchio in fiamme, accolto malamente, e con la prospettiva di saltare la cena, vorrei essere già tornato a casa.
Mi faccio forza e dopo la doccia inforco di nuovo la bici per andare a mangiare a Corte de’ Cortesi, che vista l’accoglienza ricevuta finora mi suona beffardo.
Quarto giorno
Cignone – Piadena
49 km + 11 km dalla stazione del treno a casa
Ho passato la serata con il ghiaccio sul ginocchio e ho ingerito un antinfiammatorio, ma nessuna delle due cose ha sortito effetto.
Secondo Stefano, trainer di Bike for Good, dovrei rientrare a casa e so che ha ragione, ma aver dormito in questo posto squallido per niente non è accettabile.
Quindi decido di provare a tornare sul tracciato della ciclovia dell’Oglio e tenere presente dove si trovano le stazioni ferroviarie più vicine al percorso.
Raggiungo Pontevico e percorro poi 2-3 km di provinciale non molto belli.
Dopo affronto un tratto di diverse centinaia di metri nell’erba alta. Questo tratto di ciclovia dell’Oglio non è molto battuto. Ma comunque divertente per un gravellista come me.
Ultime fatiche
Entra nel centro storico di Ostiàno. O òstiano, mi verrebbe da chiamarlo visto il male al ginocchio che ho.
Pausa banana nel parchetto che circonda il castello.
E poi è di nuovo campagna sconfinata.
Arrivo nella la grande piazza di Isola Dovera.
Sul provinciale per arrivarci un’auto in curva ha completamente invaso la mia corsia e mi ha causato qualche apprensione.
La tappa di oggi sarà dimezzata. Decido di puntare verso la stazione ferroviaria di Piadena, dove arrivo intorno all’ora di pranzo.
Da lì prendo il treno fino Milano Lambrate e dopo altri 11 km di bici arrivo a casa.
Spero che il racconto ti abbia divertito e allo stesso tempo ti sia stato utile se stai valutando di percorrere la ciclovia dell’Oglio in bici.
In cambio ti chiedo di condividere l’articolo con i tuoi contatti e invitarli a iscriversi alla mia newsletter!
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