Ciò che conta è la bicicletta. 5 cose che ho imparato dal libro di Robert Penn
Hai mai pensato che comprare una bicicletta potesse essere una grande avventura?
Viviamo un periodo di frenetico acquisto di biciclette per via della riscoperta delle due ruote dal punto di vista della salute e per via dell’incentivo all’acquisto previsto dal bonus bici. Per questo ho pensato di condividere 5 cose che ho imparato dal libro di Robert Penn Ciò che conta è la bicicletta. Un libro che racconta l’acquisto di una bicicletta. La bicicletta dei sogni.
1. Comprare una bicicletta può essere un’avventura eccezionale
La cosa più stupefacente che ho imparato da Ciò che conta è la bicicletta – La ricerca della felicità su due ruote di Robert Penn è che il racconto dell’acquisto della propria bicicletta dei sogni può diventare un romanzo avvincente e ricco di insegnamenti.
Robert Penn è un giornalista che vive in Galles e con la bici ha fatto il giro del mondo, ha viaggiato nei 5 continenti e in oltre 40 Paesi. Ha posseduto molte biciclette, ma è ancora alla ricerca della sua bicicletta definitiva, quella che sarà per sempre e solo sua.
D’altronde qualcuno ha detto che il numero necessario di biciclette da avere è dato dalla formula
n + 1
dove n sta per “bici già possedute”.
E così, Penn si mette alla ricerca dei singoli componenti che formeranno la sua bicicletta dei sogni. Visita le fabbriche in giro per il mondo (e specialmente Inghilterra, Stati Uniti e Italia), dove sono realizzati i pezzi che comporranno la sua bici tutta speciale.
Parla con industriali e lavoratori che creano i componenti e per ogni singolo componente racconta il motivo della sua scelta e fa un interessante excursus storico e tecnologico del perché si sia arrivati a una certa soluzione tecnica.
E il risultato ha superato di molto le mie aspettative.
Non volevo leggere un manuale tecnico, né il racconto di un viaggio intervallato da interviste. Ma Ciò che conta è la bicicletta è sì un manuale tecnico, ma coinvolgente, è un trattato storico, ma pieno di curiosità sorprendenti, e soprattutto è un romanzo passionale che racconta dell’amore di un uomo per le due ruote.
2. La prima bicicletta è arrivata con 3500 anni di ritardo
La prima bicicletta è stata inventata nel 1817 dal barone Karl von Drais de Sauerbronn ed è conosciuta con il nome di draisina (dal nome del suo inventore) o Laufmaschine, letteralmente “macchina per correre”.
In Ciò che conta è la bicicletta, Robert Penn si chiede come mai la bicicletta sia stata inventata così tardi, visto che la tecnologia per realizzarla (due ruote e qualche bastone) esisteva già da 3500 anni.
Secondo lui, sono 2 i fattori hanno favorito l’invenzione della prima bicicletta:
- una crisi climatica e ambientale
- lo sterzo
Nel 1815 il vulcano Tambora, in Indonesia, eruttò per 3 mesi consecutivi. Decine di migliaia di persone morirono e milioni di tonnellate di cenere crearono una schermatura contro i raggi solari, le temperature diminuirono per molto tempo e le piogge aumentarono.
Nel 1816, passato alla storia come l’anno senza estate, si verificò tra le altre sciagure una moria di cavalli. La mancanza di un prezioso mezzo di trasporto aguzzò l’ingegno soprattutto dei nobili costretti dall’ecatombe a spostarsi a piedi (questa sì che è una tragedia…).
Fino a quel momento nessuno aveva probabilmente creduto che si potesse rimanere in equilibrio su una macchina costruita con due ruote in linea.
Nei vari tentativi che si fecero per trovare una soluzione che potesse sostituire il cavallo, il barone von Drais si accorse che sterzando, si poteva rimanere in equilibrio anche senza appoggiare i piedi a terra.
Jason Crawford ha smentito questa ipotesi sostenendo che von Drais stesse probabilmente lavorando alla sua invenzione già dal 1813. Secondo lui non c’è una vera causa per la quale la bici non sia stata inventata prima, semplicemente nessuno ci aveva pensato.
3. Siamo stati creati per andare in bicicletta
La bicicletta è il mezzo di trasporto più efficiente.
Se si guardano i grafici che paragonano le capacità di movimento di animali e mezzi di trasporto in rapporto all’energia che essi impiegano per muoversi, si scopre che l’essere umano in bicicletta è tra tutti gli animali, il più efficiente dal punto di vista del dispendio delle energie e che la sua capacità di muoversi è più efficace non solo se paragonata ai suoi spostamenti a piedi, ma anche rispetto a qualsiasi altro mezzo di trasporto sia stato inventato.
Questo è dovuto al fatto che la bicicletta sfrutta i nostri muscoli più grandi, quelli delle gambe.
Quasi tutti gli strumenti inventati dagli esseri umani dalla preistoria a oggi sono infatti costruiti per essere usati con le mani, che sono sicuramente più sensibili e abili dei nostri piedi, ma molto meno potenti. Anche la maggior parte delle azioni che richiedono una sforzo fisico sfruttano i muscoli delle braccia e della schiena. Persino il primo sistema di trasmissione installato su una bicicletta nel 1821 era inserito nel piantone dello sterzo ed era azionato a mano.
Dal punto di vista fisico, dice Robert Penn in Ciò che conta è la bicicletta, siamo rimasti cacciatori-raccoglitori dell’età della pietra, e il 40% del nostro peso è concentrato nelle nostre gambe. Sembrerebbe che questo fatto sia stato misconosciuto per secoli.
Gli esseri umani? Cacciatori-raccoglitori-ciclisti.Click To Tweet
4. La bici è la madrina dell’auto
Anche una macchina perfetta come la bicicletta ha un difetto, e questo è il fatto di essere stata banco di prova per innovazioni che furono poi applicate anche in ambito automobilistico.
La bicicletta è stata in qualche modo mamma o madrina di quella che ancora adesso è la sua rivale nel contendere lo spazio nelle strade delle nostre città: l’automobile.
L’elenco delle tecnologie che la nascente industria dell’auto mutuò da quella della bicicletta comprende:
- la trasmissione a catena
- le ruote con raggi in metallo
- i copertoni pneumatici
- i cuscinetti a sfera
- i tubi in acciaio
- gli ingranaggi differenziali
Anche il modello di produzione di massa e di marketing, la tecnica della catena di montaggio e la pubblicità furono ereditati dall’industria dell’automobile, così come la campagna per la costruzione di strade migliori.
Non solo, molti pionieri dell’industria automobilistica erano stati meccanici di biciclette come Henry Ford, Charles e Frank Dureya, William Hillman, William Knudsen.
E diverse aziende produttrici di biciclette intorno al 1900 si convertirono in aziende automobilistiche: tra queste la Peugeot, la Opel, la Bianchi, la Singer, la Morris, la Rover, la Hillman, la Humber, la Winton e la Willys.
Persino i fratelli Wright, che costruirono il primo aereo della storia, avevano un negozio in cui producevano, riparavano e vendevano biciclette e sfruttarono le conoscenze apprese nel loro lavoro, per ipotizzare il comportamento di una macchina volante. Fecero esperimenti di aerodinamica montando un’ala su una bicicletta e usarono pignoni e catene per azionare le eliche.
5. La mountain bike è un’evoluzione della cruiser bike
Per quanto una bici cruiser sembri poco più che un giocattolo impedalabile, se confrontata alle super-tecnologiche mountain bike degli ultimi anni, le due tipologie di bicicletta condividono l’idea di fondo della bicicletta come divertimento.
Contea di Marin (a nord di San Francisco), anno 1973 o giù di lì.
Alcuni giovani californiani cominciano a modificare le loro bici cruiser per lanciarsi a tutta velocità da sentieri scoscesi. I ragazzi iniziano a costruirsi da soli dei catorci da usare fuoristrada che non avrebbero rimpianto se si fossero distrutti in una caduta rovinosa.
Le bici cruiser iniziano ad avere copertoni più larghi, con tasselli più pronunciati, i telai vengono rinforzati e i freni potenziati con leve più robuste. Le pedivelle sono allungate e anche la trasmissione migliorata. Dopo qualche tempo, fanno la loro comparsa i comandi del cambio sul manubrio.
Erano tutti elementi già disponibili, ma per la prima volta venivano assemblati insieme allo scopo di ottenere dei mezzi adatti a scendere in picchiata da sentieri di montagna.
Il terreno di prova preferito per queste creazioni era un sentiero che scendeva a precipizio per circa 3 km dal fianco del monte Pine. Al sentiero venne dato il nome di Repack (perché alla fine delle discesa le biciclette dovevano spesso essere riassemblate), e il 21 ottobre 1976 fu terreno della prima gara (cronometrata) di mountain bike.
Alcuni di quei ragazzi hanno fatto della loro passione un lavoro: Joe Breeze lavora come designer per la Breezer Bikes, compagnia che ha fondato nel 1977, Tom Ritchey e Gary Fisher hanno creato marchi di bici che portano il loro nome e vendono in tutto il mondo.
Ecco fatto. Queste sono le 5 cose principali che ho imparato da Ciò che conta è la bicicletta.
E tu? Hai già letto questo libro? Conoscevi già le cose che ho scoperto? Perché non leggere Ciò che conta è la bicicletta e condividere con il suo autore e con me la ricerca della felicità attraverso la ricerca della bici perfetta? Se acquisterai il libro attraverso questo link, farai guadagnare a Bike for Good qualche centesimo per continuare a produrre contenuti utili per tutti gli appassionati di bici come te.