Come convivere con un figlio ciclista. Lo sport per ragazzi secondo Omar Beltran
Hai un figlio ciclista o stai pensando allo sport per ragazzi ideale per lui o per lei?
Ecco le perle di un grande coach sul tuo ruolo di genitore.
Il premio più grande l’hai già conquistato
Qualche tempo fa, ho partecipato a una serata organizzata dalla squadra di ciclismo per ragazzi del mio paese, alla quale era stato invitato Omar Beltran (fisiologo dello sport, coach e scrittore) per parlare di sport per ragazzi e pedagogia.
La presentazione di Omar Beltran iniziava con un video che mostra la corsa frenetica dello spermatozoo che poi feconderà l’ovulo.
Tra milioni e milioni di possibilità, siamo proprio noi a essere nati, siamo proprio noi a vivere come esseri umani, adesso.
Il premio più grande l’abbiamo già conquistato ed è la vita. Tutto quello che verrà dopo è in più.
Ricordiamocelo sempre e ricordiamolo ai nostri ragazzi, per i quali non possiamo fare altro che essere terra, humus che li nutre. Quello che di meglio possiamo fare per loro è offrire un ambiente in cui crescere bene, essere come terra per una ghianda che con il tempo diventerà una quercia.
La pratica dello sport per ragazzi
Ci avevi mai pensato? Un ciclista ha molte meno possibilità di vincere di un tennista o di un ragazzo o una ragazza che fanno uno sport di squadra. Nella maggior parte degli sport, prima dell’inizio di ogni gara si hanno il 50% di possibilità di ottenere un risultato. Per un ciclista, come per altri sport individuali, non è così.
Omar Beltran insiste sull’idea che non è alla vittoria ma è alla performance che bisogna guardare e la performance ha al centro la persona. È su quello che dobbiamo concentrarci.
L’allenatore, il coach è la persona deputata ad occuparsi della performance. Il suo compito è quello di alzare l’asticella. Ma per farlo deve sapere quanto può dare l’atleta, il ragazzo in questo caso, e spronarlo ad arrivarci.
Se la scuola ha smesso di educare, per limitarsi a formare e spesso purtroppo addirittura a omologare, allora è lo sport che può supplire in questo ambito.
Educare non è formare, ma è invece tirar fuori (ex-ducere) il potenziale di ogni ragazzo o ragazza.
Il ruolo dei genitori nello sport per ragazzi
Quindi se spetta all’allenatore occuparsi del rendimento dei ragazzi, il ruolo del genitore – sostiene Omar Beltran – è quello di sostenere la crescita e lo sviluppo del ragazzo nel corso dell’attività sportiva.
È importante che i genitori e l’allenatore non si concentrino sui limiti del ragazzo. Non bisogna lavorare su quello che lui o lei non riescono a fare per non rischiare di crescere persone senza autostima. Quello su cui bisogna insistere è il loro potenziale, su quello che invece riescono a fare e spronarli a fare ancora meglio.
È essenziale che i genitori e l’allenatore credano nei ragazzi. Questo farà la differenza nel loro lavoro su di loro e nella loro performance finale.
'Tratta le persone per quello che possono diventare e non per come si comportano' è la massima che riassume il pensiero di Omar Beltran sulla questione dell'educazione.Click To Tweet
Apprezzare i fallimenti nello sport come nella vita
Una tecnica che si può utilizzare con profitto in questo caso è quella del rinforzo positivo. Il rinforzo positivo consiste nel sostenere i ragazzi nell’errore, come si fa quando un bimbo che sta imparando a camminare cade, ma lo si incoraggia invece di sgridarlo.
Come nello sport, anche a scuola la performance dei ragazzi non è compito dei genitori, ma dell’insegnante.
Il concetto è quello di premiare quando i ragazzi fanno bene, invece che punirli quando fanno male. Dopo ogni fallimento chiedere invece che cosa hanno imparato.
Bisogna insegnare ai ragazzi di non avere aspettative sulla performance e di non pensare alle conseguenze di un errore o un successo.
Secondo Omar Beltran, bisogna anche augurarsi che nella vita come nello sport i ragazzi falliscano, e spesso, perché è dagli errori che trarranno gli insegnamenti più preziosi.
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Ho due figli 12 e 14 anni. Sono già grandi cioè é tardi per iniziare il ciclismo?
Grazie
Salve Michele.
I suoi figli sono tutt’altro che troppo grandi per iniziare la pratica ciclistica!
Fermo restando che il ciclismo, nelle sue varie declinazioni, non ha età per essere approcciato, anche agonisticamente, è assodato che un inizio di tale pratica in età adolescenziale e preadolescenziale faccia sì che si possano imparare e sviluppare bene le famose Capacità Coordinative. Le più importanti per acquisire la tecnica specifica e la dimestichezza col mezzo ciclistico.
Difatti c’è ancora molto margine temporale per allenare le altre capacità quelle Condizionali che comprendono la forza, la resistenza e la velocità.
Inoltre un inizio non troppo precoce, almeno statisticamente, garantisce maggiori garanzie di continuità nello sport, soprattutto se agonistico, ed affatica meno la mente nelle fasi più stressanti della propria carriera.
Le consiglio quindi di avviare i suoi figli al ciclismo senza esitare, soprattutto in quelle scuole che prediligono la multidisciplinarietà valore oggi finalmente riconosciuto universalmente ed in grado di formare atleti più completi e sicuri.
In bocca al lupo quindi!
Stefano La Sala – Bike for Good