Che cosa serve per un'esperienza ciclistica piacevole?
In olandese si chiama Flietsgeluk (felicità della bici).
È un concetto che parla di esperienza ciclistica piacevole e che sta assumendo sempre più importanza tra i pianificatori e decisori politici olandesi. Un concetto che riflette la consapevolezza che gli spostamenti hanno delle qualità emotive, sensoriali e sociali che gli ingegneri del traffico hanno sempre ignorato.
Se le città sono state costruite intorno al concetto di automobile è conseguenza di un pensiero intellettuale.
Se vogliamo cambiare le città, è necessario cambiare questo pensiero.
Molte persone (una statistica di qualche anno fa parla del 65%) vorrebbero poter usare di meno l’auto e di più la bici per i loro spostamenti e non lo fanno per ragioni esterne alla loro volontà, specialmente perché non lo ritengono sicuro.
Questo significa che esiste un problema di accessibilità dello spazio pubblico. Lo spazio pubblico non è democratico, ma è appannaggio di chi per esempio un’auto può e vuole usarla.
Un modo per uscire dall’ideologia dell’automobile potrebbe avvalersi di un approccio psicologico e sociologico che indaghi gli spostamenti non solo come il passaggio da un punto A a un punto B, ma indaghi come trascorra il tempo impiegato nello spostamento. È un tempo impiegato in modo piacevole?
L’ideologia della bici
La nuova ideologia, quella della bici, si dovrebbe basare su infrastrutture fisiche che permettano uno spostamento rapido e sicuro per i ciclisti. Sulla creazione di spazi dove i ciclisti possano raggrupparsi, esprimere la loro presenza e non essere marginalizzati.
La bicicletta andrebbe rappresentata in modo differente per differenti gruppi di persone come mezzo che supera qualsiasi differenza sociale, etnica, di classe o di genere.
La bicicletta dovrebbe semplificare la vita quotidiana e sociale delle persone, che la usano anche per connettersi tra loro.
Le infrastrutture ciclabili devono essere quindi piacevoli da utilizzare.
Anche la possibilità di pedalare affiancati, che esiste in alcuni Stati Europei ma non in Italia, permetterebbe per esempio spostamenti in bici più piacevoli.
L’infrastruttura ciclabile per un’esperienza ciclistica piacevole
Gli automobilisti si possono chiudere nella loro auto e separarsi anche dal punto di vista sonoro. I pedoni e i ciclisti sono immersi nel mondo, non hanno protezione. E se a volte ascoltano musica con le cuffiette, lo fanno forse per mitigare l’ostilità di un ambiente costruito per le auto.
Piste ciclabili ampie e scorrevoli sono necessarie ma non sufficienti. A determinare la scelta di un percorso sono anche le cose che si vedono pedalando, la destinazione d’uso delle aree che si attraversano.
L’ideologia dell’auto ha spesso dimenticato questi aspetti di qualità, di piacevolezza nella costruzione delle infrastrutture e ha dimenticato il perché ci si sposta da un punto A a un punto B.
Una delle cose che più colpisce delle infrastrutture ciclabili a Bolzano sono i fiori posti nei vasi sui parapetti dei ponti e nelle aiuole che costeggiano le ciclabili.
Per trasformare le nostre città, per indurre sempre più persone a scegliere la bici, come mezzo ecologico e salutare per eccellenza, è necessario migliorare la percezione dei ciclisti, migliorare ciò che vedono e capire se non sia necessario semplificare o arricchire il paesaggio, migliorare l’interazione sociale tra loro e gli altri utenti della strada (specialmente i pedoni).
Osare con l’estetica
Bisogna creare bellezza, come insegnano in Danimarca e in Olanda.
I ciclisti spesso evitano di fare la strada più corta o veloce, ma scelgono la più sicura e la più piacevole. Tra una pista ciclabile nel verde e una che costeggia l’autostrada non c’è dubbio che scelgano la prima.
Tra attraversare la ZTL del centro e percorrere la provinciale, sceglieranno probabilmente la prima soluzione, anche se vorrà dire procedere più lentamente e allungare il percorso.
Ma i ciclisti che allungano la strada, ci mettono più tempo e fanno più fatica perché sono loro stessi il motore del loro mezzo. Al contrario delle auto che possono sfrecciare in autostrada e che compensano qualche km in più con un risparmio di tempo e lo fanno senza sforzo fisico.
Per questo, quando si costruisce un itinerario ciclabile, è meglio che questo sia il più diretto, ma anche il più piacevole possibile.
Una pista ciclabile di 4 metri di larghezza con una pavimentazione ampia e liscia dovrebbero essere il minimo da cui partire. Ma potrebbe essere insufficiente per un’esperienza ciclistica piacevole, perché immerso nell’ambiente, chi va in bici fa molta attenzione a ciò che vede, sente, respira. A ciò che lo circonda.
E allora una buona, piacevole infrastruttura ciclabile deve avere del verde, deve essere silenziosa, far godere di un bel paesaggio, di un buon profumo e non essere vicina al traffico intenso.
Perché i ciclisti… vogliono anche le rose!
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