Emergenza climatica, mobilità e resilienza. In bici per la terra
Come deve cambiare la mobilità per contrastare l’emergenza climatica?
Si è concluso la settimana scorsa Mobilitars, il simposio sulla mobilità sostenibile ideato da Paolo Pinzuti, CEO di Bikenomist.
4 mattinate di presentazioni superinteressanti e appassionate da molte delle personalità italiane più conosciute nell’ambito della mobilità ciclistica.
Dei 4 incontri, quello che ho preferito è il terzo, dedicato alla “città resiliente”.
In bici per la terra
L’incontro si apre con il dialogo introduttivo con Joshtrom Isaac Kureethadam, Coordinatore Settore Ecologia e Creato del Vaticano, che consiglia di pensare come comunità e di fare pratica di sobrietà.
Il “don” ricorda che torneremo alla Terra (perché di terra siamo fatti).
Sandro Calmanti, fisico e climatologo di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), lascia intendere che questo potrebbe succedere molto presto, visto che la CO2 presente nell’atmosfera ha raggiunto i livelli di quella di 15-20 milioni di anni fa. L’emergenza climatica è un problema che probabilmente dovremo affrontare senza poterlo risolvere.
Di seguito Piero Pelizzaro, Chief resilience officer presso il Comune di Milano, racconta dei progressi compiuti da Milano nei 4 anni di lavoro al Comune.
Anche nel suo intervento ha molta rilevanza il tema della terra. Terra da riscoprire, in senso letterale.
Pelizzaro ha parlato infatti di de-pavimentazione, togliere strati di asfalto per far rivivere la terra. Restituirle almeno una frazione dello spazio occupato dai nostri manufatti.
Quanta terra è soffocata da strade e parcheggi per le auto?
I parcheggi andrebbero ombreggiati, propone Pellizzaro, insieme all’introduzione di maggiori spazi verdi anche nelle scuole. Questo consentirebbe di diminuire di qualche grado la temperatura delle città e mitigare gli effetti dell’emergenza climatica.
Mobilità ciclabile definizioni e numeri
Matteo Jarre, Mobility Analyst di Decisio, ha preparato una presentazione a effetto che inizia con una serie di sorprendenti definizioni di pista ciclabile.
La pista ciclabile è
- Un presidio medico chirurgico;
- Una linea di trasporto pubblico;
- Una politica di educazione scolastica;
- Una politica di welfare sociale e di equità.
3 spostamenti su 4 avvengono al di sotto dei 10 km, che sono anche le distanze maggiormente coperte dal trasporto pubblico in Italia.
Le cose da noi non funzionano perché il trasporto pubblico fa concorrenza al trasporto ciclopedonale. In Olanda il trasporto pubblico compete e fa concorrenza al trasporto automobilistico.
Superciclabili vs autostrade
Una superciclabile, una pista ciclabile che rispetti alti standard estetici, di velocità di percorrenza e capienza, ha un costo inferiore al milione per km (una normale pista ciclabile si aggira intorno ai 250 mila euro per km). Un’autostrada costa dai 5 ai 30 milioni per km.
E se una superciclabile si ripaga in 3-5 anni (1-2 anni per una normale ciclabile), l’autostrada ha un payback time di oltre 20 anni.
Gli errori costano cari
Ogni anno, l’inefficienza della nostra mobilità si mangia il 7% del PIL (in pratica, quello che si è mangiato il Covid nel 2020). E il bilancio sociale di ogni spostamento effettuato in auto è di -9 centesimi di euro, mentre quello di uno spostamento in bici è di +16 euro cent.
Questo significa che per ogni persona che decide di spostarsi in bici invece che in macchina, tutta la comunità guadagna 25 centesimi di euro al km.
In Italia si investe troppo poco in mobilità ciclistica. Per fare un paragone, da noi si dovrebbero investire 2 miliardi di euro in ciclabilità, per realizzare quello che si realizza in Olanda.
Un’ultima raccomandazione proprio da parte di un ingegnere che si occupa di analisi dei dati: la mobilità ciclistica è troppo importante per essere lasciata in mano a tecnici e ingegneri.
'La mobilità ciclistica è troppo importante per essere lasciata in mano a tecnici e ingegneri.'Click To Tweet
La mobilità è un complesso sistema economico, sociale e relazionale che deve essere considerato da molteplici prospettive.
Il futuro? Multi-mobilità
Di multi-mobilità ha parlato anche Andrea Burzacchini, CEO di aMO (agenzia per la mobilità e del trasporto pubblico locale).
Interessante la sua proposta di un biglietto unico per gli abbonamenti di tutta la provincia. Le persone che abitano in città effettivamente pagano parte del costo che l’azienda di trasporto pubblico sostiene per spostare le persone delle periferie, ma tale scelta va giustificata dicendo loro che così si evita che le persone che vengono da fuori non parcheggino le loro auto in centro, sotto casa dei residenti.
Il car sharing dovrebbe essere a suo avviso solo station based e non a flusso libero, perché il free floating non fa concorrenza all’uso dell’auto, ma ai taxi e al trasporto pubblico.
La resilienza delle nostre città, e vorrei dire della nostra specie, passa anche da queste decisioni in fatto di mobilità, che possono davvero fare qualcosa per contrastare l’emergenza climatica in corso.
Aiuta Bike for Good a portare la cultura della bici in Italia, diventa un sostenitore!