Fauniera. Lo spaventoso Colle dei Morti
Sai perché il Colle di Fauniera ha 2 nomi?
La salita al Fauniera è protagonista di questo episodio della rubrica “Senza fiato“, le grandi salite del ciclismo raccontate con un approccio cicloturistico.
Guarda il bellissimo video e leggi l’articolo realizzati da Fabrizio Parisi.
E se vuoi scaricare la traccia gps, trovi link in fondo alla pagina!
Gli spaventosi numeri del Fauniera
Il Colle di Fauniera è un mostro alto 2481 metri per una salita di 22 km.
L’inizio è ingannevole, l’ascesa è dolce, il fiume ti scorre a fianco e gli alberi ti riparano dal caldo.
Presto però il panorama cambia, il fiume scorre più distante e più in basso, la strada si impenna.
Un consiglio?
Da questo momento non guardare troppo spesso il navigatore, le pendenza saranno quasi sempre in doppia cifra tra il 10% e il 15%.
Mancano più di 6 km al santuario e 14 km alla vetta, meglio pensare ad altro.
Siamo in Valle Grana in provincia di Cuneo.
È in queste zone che portano le vacche a pascolare per creare uno dei formaggi più buoni del mondo.
Il Castelmagno!
A quota 1760 si raggiunge il santuario di San Magno. Lo stop è d’obbligo. Ci si riposa, si riempie la borraccia e volendo si dice una preghiera.
Superato il santuario, ci godiamo l’unico tratto semplice di tutta la salita, per circa 1 km pedaliamo senza fare fatica.
Presto però la salita torna cattiva, spietata. 7 km in cui raramente si scende sotto il 10%.
Il Colle dei Morti
“Ricordati di chi che non c’è più” recita una scritta sulla roccia.
In effetti, il vero nome di questa salita è Colle dei Morti. Nome dovuto alle tragedie di cui queste montagne sono state testimoni.
Come nel 1744 quando le truppe Franco-spagnole furono qui lapidate per mano dei Sabaudi. Tragedia nella tragedia, perché poco più a valle era da poco stata siglata la pace.
Oppure il dramma più recente di una coppia illegalmente in fuga verso la Francia, alla ricerca di una vita migliore. La fuga finì con lui in prigione lei in fondo a un dirupo. Era il 1930 e i due si chiamavano Silvia e Romolo Contini.
Il Fauniera al Giro d’Italia
Dicevo di una salita spietata.
Il Giro d’Italia è passato dal Fauniera solo una volta. Era il 1999, fu l’allora patron Carmine Castellano a chiedere di cambiare il nome da Colle dei Morti al meno nefasto Fauniera.
José María Jiménez (1971-2003), scalatore spagnolo tra i favoriti di quell’anno, dopo essere venuto in ricognizione su queste strade prima della tappa dichiararò “la salita più dura che abbia mai visto.” Lo svizzero Alex Zülle semplicemente disse di essere spaventato.
Arrivarono al traguardo con oltre 20 minuti di ritardo.
Spaventosa, dura, spietata… ma affascinante e bellissima.
Una strada che ti porta in cielo, e man mano che ti avvicini alla cima e comprendi che ce la farai, la fatica svanisce e rimane solo tanta bellezza.
La statua del Pirata Marco Pantani
Una statua del Pirata domina il valico del Fauniera.
Sì, perché in quel 1999 il primo a passare da qui fu proprio Marco Pantani, in quella che fu una delle sue ultime straordinarie imprese.
Difficile definire bello questo corpo che esce dalla roccia, nonostante sia lì a celebrare un trionfo.
Lo sguardo è triste, gli occhi scavati.
Forse però, proprio per questo rappresenta bene la personalità così tormentata di Marco.
Poi c’è la discesa. Qui il Falco Paolo Savoldelli in quel 1999 dipinse traiettorie impensabili, raggiunse il Pirata e vinse la tappa.
Pantani si prese la maglia rosa, ma solo 6 giorni dopo, i fatti di Madonna di Campiglio conclusero di fatto la sua carriera.
Noi? Noi scendiamo con calma.
Vista da questa prospettiva la salita non appare poi così dura e viene subito voglia di cercare un’altra montagna da scalare in bicicletta.
Cercate la vostra anima, andate a fiutare il vento, andate via, lontano.
(Jack Kerouac)
Scarica la traccia gps della salita al Fauniera e del giro descritto nell’articolo da questo link e iscriviti alla newsletter per non perderti i prossimi racconti.