Grandi salite in bici che ti lasciano... senza fiato
Le grandi salite in bici sono luoghi di fatica, ma anche di bellezza e di storia, sportiva e non.
E Fabrizio Parisi le racconta in una serie di video che ha chiamato “Senza fiato”.
Fabrizio Parisi è un editor video, un videomaker e un appassionato di bicicletta che ha trovato nelle grandi salite in bici il suo terreno ideale di sfida.
I suoi video e i suoi racconti saranno ospitati su Bikeforgood,it e questa è l’intervista in cui ci spiega il suo progetto “Senza fiato”.
Nel video si parla anche di
- Passaggio dalla corsa alla bicicletta
- Bici da corsa o bici gravel?
- Salite in bici con il fiatone
- Approccio turistico alla salita
- Le salite più dure e le salite più belle
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Bfg: Ciao bikers, oggi sono con Fabrizio Parisi che oltre a essere un mio ex collega a Sky condivide con me la passione per la bicicletta. L’ho portato qui sul nostro canale perché Fabrizio è autore di una serie di bellissimi video in cui racconta le sue imprese ciclistiche dove unisce le sue indubitabili doti di videomaker con quelle di passista scalatore.
Fabrizio Parisi: Oltre che collega direi anche amico.
Ancora più che ciclista direi che ho una passione per la bicicletta, perché i ciclisti veri sono quelli che vanno forte in bicicletta. Per me e per molti degli amici che vengono con me a fare queste imprese (perché per noi sono delle imprese) e la passione di andare in posti e di visitare dei luoghi nuovi con la bicicletta che facendo fatica. Ma godendosi ogni singolo secondo il panorama e il luogo in cui si è.
1. Dalla corsa alla bicicletta
Bfg: Volevo iniziare questa intervista da un po’ più lontano perché tu nasci come runner e maratoneta. Come come è nata la tua passione per lo sport?
FP: Come runner e come maratoneta ho sempre avuto un approccio un po’ più competitivo. Non ho mai pensato di poter vincere una gara ma nel senso di avere una competizione nei confronti di me stesso. Correre vuol dire magari confrontarsi con i propri tempi, con la gestione della fatica. E poi, un’evoluzione della corsa è stata proprio la bicicletta. È un modo comunque per fare fatica, come è necessario nello sport ma in una maniera diversa.
Mentre la corsa per me è stata una cosa un po’ competitiva, la bicicletta è davvero una pura passione. Cioè io non ho mai preso un tempo in bicicletta, non ho mai fatto un confronto su quanto ho fatto, quanto ci ho messo a fare una salita una volta rispetto all’altra, perché la bicicletta ti permette di andare in posti molto belli.
Mentre nella corsa magari si corre intorno al palazzo, intorno al quartiere, con la bicicletta vai in un posto.
Con un mio amico l’altro giorno abbiamo preso la macchina, siamo andati sul lago e siamo saliti sul Mottarone. Ed è stato un viaggio in un posto nuovo.
Un altro giorno abbiamo fatto 60-70 km in bici, che vuol dire vedere un sacco di posti, mentre con la corsa magari vai e fai 8-9 di km.
Quindi c’è un approccio molto diverso, però poi la base è quella perché anche per andare in bicicletta hai bisogno di un minimo di preparazione atletica, soprattutto se affronti delle salite in bici.
Poi c’è anche un po’ di competizione nella bicicletta. Quando per esempio vedi uno che dieci volte più forte di te, dici: “Cavolo, vado ad allenarmi, vado a fare un’uscita in più ‘sta settimana o vado a fare un giro in bicicletta anche dietro casa per non rimanere indietro.” Quindi c’è un minimo di competizione con gli amici, ma rimane una cosa molto sana la bicicletta.
2. Dalla bici da corsa alla bici gravel?
Bfg: Che bicicletta usi?
FP: Uso una bicicletta da corsa, vecchia. Non sono uno che ha la bicicletta super nuova… Ho 2 addirittura di biciclette perché lavoro fra Milano e Roma ne ho una a Roma e una a Milano. Ma sono due
biciclette abbastanza datate. Entrambe hanno più di 10 anni di vita.
Sono bici in carbonio e uso questo tipo di bicicletta perché mi piace molto andare in montagna, fare le salite in bici e seppure io pesi 90 kg e quindi sia l’opposto di quello che può essere uno scalatore, per me andare in montagna è il bello dell’andare in bicicletta. Non andando fuori strada, quindi non usando una mountain bike, la bicicletta da corsa è molto leggera e ha dei rapporti per cui riesci a fare scalate notevoli. Senza fare fatica no, perché si fa sempre fatica, ma riesci a fare a fare dei bei percorsi in salita con una bicicletta abbastanza leggera
Bfg: E la gravel?
FP: Prima o poi il passaggio alla gravel potrebbe essere una soluzione ottimale, perché è un buon compromesso fra l’andare su strade sterrate dove spesso ci capita di andare, perché non conosciamo i posti in cui andiamo. Spesso ci capita di trovare sterrati e percorsi di qualsiasi tipo e di essere un po’ costretti a spingere la bicicletta a piedi perché è troppo complicato pedalare.
Bfg: E allora ti aspetto per quando passerai alla gravel.
FP: Con noi c’è una persona che viene in gravel però lui è molto più allenato di noi quindi riesce a starci davanti anche con la gravel. La gravel è un pochino più pesante però ti permette con ruote più larghe di andare un po’ dappertutto.
Per noi la velocità non conta. Non è importante il tempo in cui facciamo le salite in bici: basta tornare prima del tramonto per non rischiare che ci siano pericoli.
Ci fermiamo a goderci il panorama, a fare foto a far riprese, quando siamo stanchi non ce la facciamo più.
3. Salite in bici… senza fiato
BfG: Veniamo veniamo ai tuoi video. Parlaci di questo progetto che si chiama “Senza fiato”.
FP: “Senza fiato” è nato così un po’ per caso. Perché, vabbè, mi piace fare video e oltre a essere un lavoro è un po’ anche una passione. Però come tutte le passioni spesso dovendo lavorare non sia molto tempo per farlo.
Però andando in posti molto belli mi è venuto in mente di fare delle riprese mentre andavamo sul Nivolet, piuttosto che sul Gavia che sono posti così poetici per chi è appassionato di ciclismo come me, che seguo le gare e le gesta degli atleti più famosi.
Quindi mi era capitato di aver fatto delle riprese che come spesso accade: “Ah prima o poi farò un filmato, prima o poi farò qualcosa” e poi molto spesso non si fa nulla.
Poi invece mi è capitato un periodo che a causa di forza maggiore sono dovuto rimanere a casa, perché ho avuto il Covid e quindi mi rompevo le scatole e non sapevo cosa fare e ho detto: “Be’,
mi sembra un buon momento per provare a tirar fuori dei filmati” e mi sono molto divertito a farli e seppur con fatica ne abbiamo fatti quattro.
Ne sto facendo un quinto. Ne ho un sacco da fare. Non spero mi venga il Covid un’altra volta perché non è il caso. però spero di trovare il tempo per poterne fare degli altri. Ma proprio perché diverte me ed è un bel ricordo da da rivivere ogni tanto.
Bfg; Dicci perché si chiama senza fiato e poi se ti va dicci anche come si chiamava prima. Perché so aveva un nome ancora più autoironico.
FP: Il primo nome era “Le grandi salite per cicciottelli”. Io peso 95 kg al momento, non sono un peso leggero per fare salite in bici e quindi avevo fatto una specie di trailer chiamandolo proprio così per ridere con gli amici. Poi i miei amici in realtà sono magri quindi non mi sembrava giusto nei loro confronti come come titolo.
Poi ne avevamo pensati un po’ con la mia compagna Monica, poi alla fine riascoltandosi “Senza fiato” è venuto naturale perché quasi tutti i filmati, e il primo filmato che ho fatto in particolare, lasciando l’audio della camera quasi sempre acceso e tenendo tutto molto naturale si sentiva il mio fiatone nel salire su pendenze abbastanza ripide. E mi sembrava un giusto nome anche pensando a una futura edizione inglese “Breathless”.
4. Un approccio “turistico” alla salita
BfG: io trovo che i video siano interessanti non solo perché sono ben confezionati ma anche perché c’è un approccio un po’ particolare. C’è un misto tra appunto voce col fiatone che racconta cosa sta succedendo e poi invece una voce fuori campo che registri dopo in cui racconti un po’ anche del posto dove sei. Qual è il tuo approccio alla materia?
FP: È un approccio quasi turistico. Il ciclista puro probabilmente potrebbe anche non apprezzare, perché il ciclista puro vuole sapere solo pendenze, velocità, ritmo, potenza, cadenza, rapporti e cose di questo genere. Per me e i miei amici che siamo tutti sulla cinquantina (a parte ogni tanto qualche caso di qualcuno un po’ più giovane), è un approccio di andare a visitare un posto.
Questi video sono tutti nati così. Prima ho fatto le riprese delle salite in bici e poi dovendo parlare di quei luoghi sono andato a studiarmi i luoghi ho scoperto delle cose spesso molto interessanti. Ma dopo esserci stato.
Poi io non sono un autore quindi è proprio un divertimento andare a cercare queste cose e cercare di metterle dentro perché sennò sarebbero davvero un po’ tutti uguali. Siamo quattro vecchietti su una salita e se raccontassimo solo quello forse sarebbero più noiosi.
Cioè andrebbero bene lo stesso perché li facciamo per noi, ma poi se riesco a farli vedere anche un po’ più in giro a coinvolgere qualcuno…
Ogni tanto mi mandano dei messaggi su YouTube: “Che bel posto! Ma come si fa ad andar lì?”
E allora è bello veicolare anche le tradizioni del luogo, le cose che sono successe lì. Ci sono storie poi nelle nostre montagne… Sono piene di storie belle di partigiani, di brigantaggio, di cose pazzesche che sono successe.
5. Le salite più dure, i colli più belli
BfG: Vedo comunque che anche se li fai per voi hanno ottenuto un discreto successo. Le visualizzazioni sono molte e questo stile piace.
Qual è la salita in bici più dura che hai fatto? E quella invece più bella dal punto di vista paesaggistico?
FP: La cosa buffa è che una volta che hai fatto una salita in bici ne hai un ricordo bello, mentre quando sali ti viene da dire: “Mai più, mai più in questo posto perché è troppo difficile”.
Il Fauniera che è il primo video che ho fatto è veramente difficile veramente una salita in bici che dura tanto e non ti permette mai di respirare.
Un’altra salita di cui ho il video ma non l’ho ancora montato è in centro Italia ed è il Blockhaus. Forse perché l’ho fatta da solo. Anche quella mi sembrava una cosa incredibile.
Poi molto spesso dipende anche dalle condizioni atmosferiche, perché quando è agosto e ci sono 30 gradi anche se sali sopra i 2000 metri, è faticoso, è molto più faticoso.
Il posto più bello…
Ce ne sono tanti perché veramente ti rimangono le immagini… Uno a cui sono particolarmente affezionato e il Colle della Lombarda.
Perché arrivi in mezzo a questi sassi ed è molto molto bello.
E poi posti mitici come il Nivolet. Quando vai su i laghetti che incontri però sono posti anche molto conosciuti.
Il Colle della Lombarda è un po’ più sconosciuto e quando non ti non ti aspetti nulla allora forse è ancora più bello.
Siamo partiti il giorno dopo aver fatto il Fauniera che era già molto bello ed eravamo distrutti dalla fatica del giorno prima.
Abbiamo fatto la salita in bici del Colle della Lombarda il mercoledì, un giorno infrasettimanale in cui praticamente avremo incontrato una macchina ed è veramente affascinante.
Il lusso più grande che mi posso immaginare è quella di poter andare in questi posti non il sabato e la domenica. Riuscire ad andare in questi posti durante la settimana è un paradiso. Non incontrare nessuno per chilometri o la vecchina che cammina che va a prendere l’acqua.
BfG: Fabrizio, io ti ringrazio e ricordo che i tuoi video si trovano su YouTube cercandoli come Senza fiato, e tra non molto, uno alla volta, anche sul blog di Bikeforgood.it.
FP: Blog che consiglio di leggere. Io l’ho letto attentamente perché poi io vado a lavorare non sempre ma spesso in bicicletta e ho tratto molte informazioni importanti e interessanti su come andare a lavoro in bicicletta.
Non sempre è necessario avere una montagna, ma la bicicletta è sempre un modo meraviglioso per vedere una città. La metropolitana è molto veloce ma passa sotto. In bicicletta si vedono cose che non è facile vedere e aiuta lo spirito di osservazione a vedere gli angoli dei quartieri in cui viviamo che magari non apprezziamo normalmente passando in macchina.