Il peggior nemico dei chi va in bicicletta? Le piste ciclabili. Ecco quali.
D’accordo, forse ho esagerato. Le piste ciclabili non sono il peggior nemico dei ciclisti, ma…
ma possono costituire un serio problema ed essere controproducenti rispetto allo scopo che si prefiggono, questo sì.
Piste ciclabili mal fatte, assurde, ridicole, a volte persino pericolose sono l’argomento di diversi siti e pagine social che raccolgono segnalazioni corredate da prova fotografica.
Quello che si può vedere in questi siti sono per esempio marciapiedi già di per sé strettissimi dove sorgono pure pali della luce proprio nel mezzo e che sono stati colorati per metà di vernice rossa, per una larghezza di un paio di spanne. Oppure piste ciclabili che nel giro di un centinaio di metri intersecano una quantità esorbitante di passaggi carrai, forse una dozzina a distanza di pochissimi metri uno dall’altro, e per ogni passo carraio sono stati piantati pali che sorreggono cartelli di fine pista ciclabile e di inizio pista ciclabile.
La mia preferita si trova però a Milano. È la mia preferita perché dopo averla vista in rete, mi ci sono imbattuto di persona in uno dei miei giri in bicicletta. Si tratta di una pista ciclabile molto bella, nuova di pacca, il cui accesso è però impedito da una staccionata di legno.
Da qualche tempo è diventata famosa anche una pista ciclabile di Moncalieri (Torino) che finisce contro un muro e che qualche geniale e spiritoso artista ha fatto completare a Willy il Coyote.
Al di là di questi esempi che raggiungono vette di assurdità inaudite, ci sono troppe ciclabili che non rispettano i vincoli normativi e che hanno difetti tanto gravi che l’inconveniente, se non il vero e proprio incidente, è dietro l’angolo. Le piste ciclabili dovrebbero rendere più sicuro l’uso della bicicletta, ma a volte ottengono il risultato opposto e mettono in pericolo i ciclisti.
Piste ciclabili e scarsa manutenzione. L’esempio della neve
Lo scorso inverno, ha avuto notevole diffusione il video in cui Gianni Moscon, ciclista professionista campione nazionale a cronometro nel 2017 e nel 2018, si lamenta per le condizioni di una pista ciclabile piena di neve calpestata e ghiacciata che rende impossibile percorrerla in bici.
Nel video pubblicato su instagram, Moscon dice che quando un ciclista pedala sulla strada, viene preso a male parole dagli automobilisti, ma se poi si sposta sulla ciclabile…
“Se vado sulla strada, mi dicono: ‘Vai sulla ciclabile, vai a lavorare!’ Noi siamo sulla ciclabile e guarda cosa ci troviamo! Guarda cosa c’è, cazzarola!”Click To Tweet
Una parentesi. Curioso che per molte persone chi va in bicicletta sia solo qualcuno che ha del tempo da perdere e sia invitato ad andare a lavorare. Moscon, quando va in bici, sta effettivamente lavorando! E tutti i bike commuter a lavoro ci stanno andando!
Tornando alla neve, chi come me fa bike to work tutto l’anno, cioè utilizza ogni giorno la bicicletta per andare a lavoro, conosce bene il problema. Dopo una nevicata le strade vengono pulite dagli addetti, ma delle piste ciclabili nessuno si preoccupa e rimangono pressoché impercorribili fino a che le temperature non sono sufficientemente alte perché la neve si sciolga da sola.
Nei Paesi più evoluti del Nord Europa, quando nevica, le piste ciclabili sono invece la prima cosa che viene ripulita dalla neve, per venire incontro alle categorie più deboli.
Un carro attrezzi sulla pista ciclabile
Anche durante la bella stagione, il tratto più pericoloso che faccio per andare a lavoro è una pista ciclabile dove è consentito il transito motorizzato per chi deve accedere alle proprietà che si affacciano su quel pezzo di ciclabile.
Sarebbe di per sé una bella ciclabile, tranquilla, che costeggia un pittoresco tratto del Naviglio Martesana, ma sulla ciclabile si affacciano un paio di piccole aziende e soprattutto un’autofficina.
Ok, un tecnico direbbe che non è una ciclabile ma un “itinerario ciclabile in una sede stradale a uso promiscuo” oppure che è una strada a priorità ciclabile. Però l’asfalto è colorato di rosso, ci sono i pittogrammi con il simbolo della bici disegnati a terra e c’è un bel cartello che segnala che le macchine dovrebbero essere ospiti in quel tratto.
In realtà gli automobilisti percorrono spesso quel chilometro scarso di strada ad alta velocità. Addirittura quel tratto diventa a volte la pista di collaudo delle auto in riparazione che vengono guidate a velocità elevate per testare il comportamento del motore.
Tutto ciò è molto pericoloso.
L’unico incidente che mi sia capitato in oltre 10 anni di bike to work è avvenuto in questo tratto.
Per fortuna si è trattato di un impatto talmente lieve che già chiamarlo incidente è troppo. Un grosso carro attrezzi, ovviamente proveniente dall’autofficina, ha iniziato la sua complicata manovra di inversione proprio mentre io sopraggiungevo sulla mia bicicletta e mi ha “baciato” sulla spalla. Procedevamo entrambi molto lentamente e l’impatto non ha causato nemmeno una caduta, solo un po’ di spavento e rabbia: vista la mole del mezzo però, la disattenzione dell’autista poteva costarmi cara.
Una pista ciclabile vale la spesa?
Il costo di una pista ciclabile può variare molto in base agli ostacoli che bisogna superare, ma normalmente rimane sotto i 300 mila euro a chilometro. Mantenere lo stesso chilometro di pista ciclabile può costare 50 mila euro all’anno.
Vale la pena spendere i soldi per la costruzione di una pista ciclabile? Dipende.
Siccome le piste ciclabili costano, costa realizzarle e costa mantenerle pulite e in ordine (certo costano pochissimo rispetto a un’autostrada che può costare 100 volte tanto!), vorrei rivolgere un appello a progettisti e istituzioni: cercate di farle bene queste piste ciclabili, che siano davvero utilizzabili, in sicurezza, da parte della maggior parte di ciclisti. Solo così queste infrastrutture permettono a molti di lasciare a casa l’auto per spostarsi sulla più economica ed ecologica bicicletta, con benefici enormi per tutti.
Ma le piste ciclabili non sono sempre la soluzione ideale. Scegliere se realizzare o meno una pista ciclabile dipende dal contesto ambientale e dalle persone che dovranno percorrerla.
Ascoltate cosa dice a questo proposito il Prof. Marco Passigato, direttore del corso per Esperti promotori della mobilità ciclistica all’Università di Verona.
'La ciclabilità ben divisa dà sicurezza a tutti, la ciclabilità insieme alle auto che vanno piano dà sicurezza gli abili, ma non la dà ai poco abili. Per cui quando ti dicono 'Ingegnere, mi faccia la sua proposta progettuale.' Eh, ma il territorio che abitudini ha, qual è il contesto, in quale cosa lo inserisco?'Click To Tweet
Una pista ciclabile, anche se fatta rispettando ogni norma, può essere inservibile per un atleta che va in bici a 40 km/h (e non può essere costretto a usarla), ma può essere indispensabile per chi non ha dimestichezza per muoversi nel traffico automobilistico.
Altre soluzioni più leggere di moderazione del traffico, come le zone 30, possono garantire con minor spesa la convivenza tra veicoli a motore, pedoni e ciclisti con qualche abilità, a patto che le auto siano fisicamente obbligate a procedere piano.
Un cartello e del colore sull’asfalto, come nel caso del tratto ciclabile del mio bike to work, non sono sufficienti. Bisogna ricorrere a interventi strutturali specifici.
Anche tu hai visto piste ciclabili… “che voi umani non potreste neanche immaginarvi”? O hai un progetto bike friendly di cui vuoi parlare? Scrivici subito!