5 cose che ho imparato dall'incredibile storia dell'uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore
Qual è la cosa peggiore che ti può capitare?
Al protagonista di questo libro probabilmente è accaduto di peggio. Ma a volte il peggio si trasforma in una benedizione.
In questo articolo ti racconterò 5 cose che imparato leggendo un libro dal titolo “wertmülleriano“: L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore di Per J Andersson.
Ho trovato questo libro esposto in bella vista sullo scaffale delle novità della biblioteca del mio paese. La copertina, i colori, il titolo eccessivamente lungo (insomma il paratesto) non mi davano l’impressione di un prodotto editoriale di eccelsa qualità.
O forse io non ero e non sono il target cui è rivolto il libro (le recensioni della quarta di copertina tra l’altro sono solo di donne). Ho deciso ugualmente di prelevarlo e di dargli una possibilità: dopotutto era un libro che parla di biciclette e che raccontava una storia realmente accaduta.
Ma ecco 5 cose che ho imparato da L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore.
1. La bicicletta è lenta e tarda ad arrivare
La bicicletta è un mezzo lento sulle lunghe distanze, si sa, pur essendo molto efficace (più dell’auto) sotto i 6 km. Nell’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore tarda ad arrivare e compare molto avanti nel libro, a circa metà delle 300 pagine di cui è composto.
Prima, c’è la storia di Pikay, il ragazzo protagonista del libro, dalla nascita fino alla giovinezza. Ci sono usi e costumi, c’è la storia, la società e la politica dell’India degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento. Tutto all’acqua di rose, è naturale, ma pur sempre una buona descrizione di un’epoca.
Oltre a comparire a metà racconto la bicicletta sparisce diverse pagine prima della fine, ma a quel punto non importa più, perché la figura di Pikay e la traiettoria che lo hanno portato in Svezia mi hanno ormai avvinto e affascinato.
Un’occasione mancata del libro è che la storia è narrata in modo lineare, in ordine cronologico, salvo qualche breve riferimento a situazioni passate o future. La storia si sarebbe invece prestata a un più interessante gioco di intreccio narrativo.
2. Incredibile storia!
La storia raccontata è davvero incredibile, come si dice nel titolo.
Pikay è un intoccabile, un paria, un fuoricasta. È nato in un piccolo villaggio nella giungla ed occupa il gradino più basso della società. La sua vita vale meno di quella di un animale agli occhi dei brahmani, i “sacerdoti” del culto induista e per tutta l’infanzia ha dovuto subire vessazioni e infamie di ogni tipo. Ma dall’amatissima madre Kalabaty, Pikay ha ereditato il talento per la pittura.
Trasferitosi a Nuova Delhi, la caotica capitale indiana, Pikay scopre di avere la possibilità di mischiarsi e confondersi con persone di altre caste.
La vita rimane durissima per lui che non ha soldi, ma sfrutta la sua intraprendenza e il suo talento per racimolare qualche soldo facendo caricature dei turisti, lo hanno portato lui, uno straccione, un senza fissa dimora, un intoccabile, a dipingere sotto commissione dei protagonisti un ritratto per la prima cosmonauta al mondo, per un Presidente di Stato e per il Primo Ministro Indira Gandhi.
Incredibile, nel vero senso della parola, nel senso che si stenta a crederci, è anche come la sua vita e il coronamento del suo sogno d’amore, siano stati dettati da un destino che gli era stato predetto fin dalla nascita. Un destino che si è realizzato, nonostante terribili e drammatiche disavventure.
3. Toccare il fondo non è la cosa peggiore che possa capitare
Ne L’incredibile storia dell’uomo che dall’India arrivò in Svezia in bicicletta per amore vengono raccontati 3 tentativi di suicidio da parte di Pikay. La sua vita, come ti dicevo, è costellata di eventi terribili, seppure il tono del libro non risulti mai drammatico (l’autore non bluffa e sappiamo già dall’inizio che si tratta di una storia a lieto fine).
Alcuni di questi eventi hanno portato Pikay sull’orlo della disperazione. Ma ogni volta che ha deciso di arrendersi al vortice della vita, l’istinto di sopravvivenza è stato più forte della sua volontà di autodistruzione. Oppure un episodio inaspettato ha cambiato improvvisamente il corso degli eventi. In una parola il suo destino di un amore felice si è manifestato in tutta la sua potenza.
Ogni volta che Pikay ha pensato che tutto fosse perduto, ha ottenuto dal fondo nel quale era sceso una spinta a risalire.
Oltre ai tre mancati suicidi, Pikay annovera tra queste situazioni, il momento in cui si era trovato in un luogo sperduto, affamato più che mai e allo stremo delle forze per le lunghe pedalate ed era sicuro che si sarebbe addormentato per non risvegliarsi mai più. In quel momento alcune ragazze afghane lo hanno svegliato incuriosite. Lo hanno nutrito e hanno infuso in lui una grande fiducia nel prossimo e nella riuscita del suo folle viaggio.
4. Riconoscere il proprio talento può salvarti la vita
Tra tutte le disgrazie capitate a Pikay (e per prima quella di essere nato in una famiglia di intoccabili), al protagonista accade una fortuna molto grande: quella di riconoscere quale sia il suo talento e di saperlo sfruttare.
Il padre lo avrebbe voluto ingegnere, ma Pikay proprio non digeriva la matematica. Ha scelto quindi di assecondare la passione derivatagli dalla madre, che aveva abbellito con le sue decorazioni tutto il villaggio natale. Grazie anche all’incoraggiamento di qualche maestro ha deciso di trasferirsi nella capitale per studiare il disegno.
Con un po’ di faccia tosta, non ha perso occasioni e ogni volta che ha avuto bisogno di raccogliere qualche rupia o dell’aiuto di burocrati, gendarmi, personalità o di altri viaggiatori durante la sua avventura in bicicletta, ha sfoderato il blocco che portava sempre con sé e ha realizzato un ritratto. La sua arte è stata un fenomenale mezzo di contatto e di comunicazione anche con persone di cui non conosceva la lingua.
♦ Tu hai capito quale sia il tuo talento? Riesci a sfruttarlo a dovere? Qualcuno realizza quale sia il suo vero talento tardi, magari a 40 o 50 anni e da allora la sua vita svolta in modo deciso. Qualcuno purtroppo non lo scopre mai e non vive la sua vita a pieno.
Nel mio caso, diciamo che l’ho scoperto diverse volte, ma poi per distrazione, travolto dagli eventi, me ne sono dimenticato e l’ho dovuto scoprire e riscoprire. Perché oltre a riconoscerlo, il talento va anche coltivato.
5. Gli incontri sono la parte più importante di un viaggio
Pikay parte per la sua grande avventura che lo porterà a ritroso lungo l’hippie trail dall’India all’Europa senza una tabella di marcia, senza sapere quanti chilometri percorrerà, senza una cartina dettagliata, senza sapere quanto tempo ci vorrà. La sua voglia di lasciarsi tutto alle spalle e di coronare il suo destino d’amore sono più forti di qualsiasi calcolo.
Sa che il suo viaggio dovrà toccare alcune città e solo quando le tocca si preoccupa di sapere la direzione dovrà prendere dopo. Pikay confonde addirittura la Svizzera con la Svezia, la sua meta finale.
Ma più di tutto contano per lui le persone che incontrerà. Sono loro che gli permetteranno di realizzare il suo sogno, grazie all’aiuto che vorranno concedergli. E per questo, è disposto in prima persona ad aiutare chi incontra lungo il percorso, come quando accompagna Linnea all’ospedale di Kabul ripercorrendo all’indietro tutti i chilometri faticosamente conquistati spingendo sui pedale, nel corso della giornata.
Per avere maggiori chance di incrociare altri viaggiatori, per poter vendere loro dei ritratti e per condividere bisogni e speranze. non si allontana dall’hippie trail anche se questo vuol dire allungare la strada che lo porterà fino in Svezia.
Sono le afghane che gli salvano la vita, sono Linnea, sono la ragazza che gli mette i soldi in tasca per aggirare i controlli di frontiera, sono il gallerista che gli compra i biglietti del treno per Göteborg, sono le famiglie che lo ospitano e che lo nutrono. Sono le persone a permettere che si compia l’incredibile storia dell’uomo che dall’India andò in Svezia in bici per amore.
♦ Prova a pensarci, sono i momenti condivisi che le persone che si conoscono in un viaggio quelli che poi ricordiamo più facilmente.
“Gli fanno notare che da quando è partito da Nuova Delhi ha già percorso tremila chilometri, ma lui non ha mai riflettuto sulla distanza in quei termini. Come può una cifra raccontare davvero un viaggio? La distanza ha un significato completamente diverso, a seconda che la si percorra in aerei, in autobus, in bicicletta o a piedi. Pikay preferisce pensarla in questo modo: Sono in viaggio da quasi due mesi, e per arrivare probabilmente ne impiegherò altrettanti.”
Consiglio la lettura de L’incredibile storia dell’uomo che dall’India andò in Svezia in bici a:
- gli appassionati di religione, spiritualità o cultura indiana;
- chi ama le biografie e i racconti tratti da storie vere;
- chi crede o vorrebbe credere nella forza del destino.
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