La strada e l'iniqua distribuzione dello spazio
Che cos’è la strada?
Te lo sei mai chiesto?
La strada è lo spazio tra una proprietà e l’altra. Lo spazio tra gli edifici.
La strada, per come la vediamo noi donne e uomini moderni, come mezzo per il transito delle auto, è una distorsione.
Tutte le altre attività: il gioco, la compravendita, la riparazione, l’incontro, la conoscenza sono scomparse dalla strada negli ultimi decenni. L’esplorazione, il passeggio, lo spostamento in bici o a piedi, sono state marginalizzate e si svolgono ora in una piccola parte di questo spazio.
La strada ERA di tutti
Sono cresciuto in un grosso centro abitato nella prima cerchia di comuni intorno a Milano e sulla strada davanti casa, da bambino giocavo a calcio, pallavolo, racchettoni, palla avvelenata, nascondino, palla base, elastico, campana…
Sulla strada davanti casa, passava l’arrotino e a volte, qualche anziano scendeva.
Passavano anche carretti dei fruttivendoli e il camioncino dell’acqua.
I nonni uscivano sempre a piedi per andare da qualsiasi parte. Prendevano una bici scassata se dovevano fare più di 1 o 2 km. Perché qualsiasi cosa era sempre raggiungibili a piedi.
Non c’erano centri commerciali per i quali ora serve assolutamente l’auto.
La sera, d’estate, ci si sedeva tutti davanti casa a chiacchierare al buio. Magari mangiano un gelato.
Noi bambini ci sedevamo proprio in mezzo alla strada, senza che nessuno ci disturbasse a parlare e scherzare.
Se un’auto imboccava la nostra via, ci alzavamo, la lasciavamo passare e tornavamo a sederci.
Non c’erano marciapiedi: non servivano: la strada era di tutti.
Ti sembrerò nostalgico, ma so che questa è una realtà che non esiste più. Eppure in qualche forma può tornare.
La strada ora è regno delle auto
C’è un’illustrazione di Karl Jilg che mostra benissimo l’assurdità di avere incentrato l’ambiente in cui viviamo intorno all’automobile. Sostituendo la strada con il baratro, il disegno fa vedere lo spazio striminzito lasciato dalle auto alle persone e la pericolosità che ha assunto l’ambiente urbano.
La strada è diventata di uso quasi esclusivo delle auto.
Per questo costruire marciapiedi (strettissimi) dove confinare i pedoni o piste ciclabili (di solito inadeguate per spazio, comfort e manutenzione) dove confinare i ciclisti risponde a una logica di separazione dei flussi per cui l’auto ha necessità di muoversi in fretta senza che persone a piedi o in bici siano di intralcio.
Certo, la costruzione di marciapiedi e piste ciclabili separate è un guadagno, se queste infrastrutture sono costruite sottraendo spazio alla carreggiata e alle auto, e risponde anche a una logica di sicurezza.
Spesso però la sicurezza è accompagnata da alcuni disagi.
Costruire un percorso sicuro per pedoni e persone in bici, senza scomodare chi sceglie di usare l’auto, significa spesso allungare i loro tragitti e rendere faticosi i loro spostamenti. Per attraversare in modo sicuro la strada delle auto, anche i tempi aumentano.
È evidente che la soluzione è una ridistribuzione dello spazio urbano. Se si vuole una città più democratica, dove tutti siano possano usufruire dello spazio della strada.
Le città gentili
Francesco Seneci, titolare della società di ingegneria Netmobility, parla di “città più gentili”.
Ma come si fa a ottenere città più gentili?
Incentivando la mobilità attiva e togliendo auto dalla strada.
È ovvio che se la strada da spazio tra gli edifici è diventata strada per le auto, va restituito una parte di questo spazio agli altri utenti.
Non è possibile creare nuovo spazio in città, perché lo spazio è finito. E anche al di fuori della aree urbane bisogna evitare a tutti i costi altro consumo di suolo per ragioni sanitarie e climatiche.
Togliere le auto dalla strada
Quindi l’unica soluzione è togliere una parte importante di auto dalle strade.
L’Italia è il Paese con il più alto tasso di motorizzazione in Europa (dopo il Lussemburgo che è il primo in assoluto per ragioni fiscali). Per riportarci in media, si dovrebbe tagliare il 15% delle auto che circolano nel nostro Paese.
E questo potrebbe non bastare. Negli ultimi 40 anni il numero delle auto sulle nostre strade è raddoppiato. Se vogliamo tornare alla dimensione che ho descritto nella prima parte dell’articolo, è al taglio del 50% che dovremmo puntare, almeno in città.
Quindi basta agli incentivi per l’acquisto di automobili. Gli incentivi diamoli a chi le rottama.
Diamo la possibilità a chi sceglie di fare a meno dell’auto, di prendere gratuitamente i mezzi pubblici, di potere acquistare con forti sconti una bici cargo a pedalata assistita.
Lo spazio lasciato libero dalle auto potrà finalmente essere usato per realizzare percorsi sicuri e veloci per chi si sposta a piedi o in bici e per avere un trasporto pubblico finalmente più efficiente, perché non rallentato dalle troppe auto private in circolazione.
Ti chiedo di condividere questo articolo con i tuoi contatti. Il post è stato ispirato a un webinar tenuto per Fiab Trento da Roberta Calcina dell’ONG hub.MAT, laboratorio per la mobilità, l’ambiente e il territorio.
Ti lascio il video qui sotto e ti consiglio di vederlo.
C’è una sola soluzione per invertire le cose: applicare i regolamenti alla lettera, impedire la sosta breve e la fermata nei pressi di bar, edicole e tabacchini in modo che gli automobilisti non possano fermarsi qualche minuto a prendere un caffè, poi qualche altro minuto per prendere il giornale, le sigarette, ecc… Combattere la sosta non regolamentata, multare abbondantemente la sosta selvaggia, potenziare i trasporti pubblici, fare in modo che non sia più conveniente prendere la macchina per fare pochi chilometri e …. vigilare, vigilare, vigilare e rendere certe ed immediate le sanzioni senza possibilità di scampo.
Costerebbe troppo? il sistema si pagherebbe in breve con le sanzioni ….. ed avremmo strade più libere, un traffico più scorrevole, più pulito, più disciplinato, città più vivibili …