Marche sorprendenti: in bici con papà nella riviera del Conero
Uscire in bici con tuo padre nelle Marche, anche se ha uno scassone di bici, può insegnarti qualcosa sul modo di affrontare la strada.
Ed è quello che è successo quest’estate, quando ho fatto le mie prime pedalate nelle Marche.
3 giri semplici di 30 km circa e 3-400 metri di dislivello ognuno: partenza da Porto Recanati verso il Conero, Recanati e l’abbazia di San Firmano, in modo che anche senza senza allenamento e partendo tardi, si potesse comunque tornare a casa prima di pranzo.
3 giri che ho compiuto con mio padre, 74 anni. Io con la mia Caadx, lui a bordo di una citybike da supermercato.
E questo è un piccolo racconto video tratto da mio canale YouTube, al quale ti chiedo di iscriverti.
La riviera del Conero
Le Marche sono un territorio interessantissimo, non esattamente bike friendly, almeno per i miei standard di ciclista urbano, che però già a pochi km dal mare regala colline e paesaggi meravigliosi, paragonabili per bellezza a quelli dell’entroterra toscano.
Il “Monte Conero” è un promontorio appena sotto Ancora che si innalza sopra l’Adriatico per poco meno di 600 metri.
La giornata che ci ha portato al Conero era ventosa e grigia, i campi di girasole erano suggestivi anche se non risplendevano illuminati dal sole e nel mare c’erano onde che mio padre dice di non aver mai visto così alte nei suoi soggiorni da quelle parti.
Tappa nel paese di Sirolo, piccolo ma con una bella veduta sulle spiagge del Conero e una lunga storia alle spalle.
Recanati, la patria di Giacomo Leopardi
La seconda uscita ci ha portati nella splendida Recanati, dove tutto parla del sommo Giacomo Leopardi. Dalla piazza del Sabato del villaggio all’“ermo colle” dell’Infinito, dalle scuderie del casato di sua madre alle installazioni e alle mostre ispirate alle sue poesie, dalla grande casa dove abitò alla statua che lo raffigura nella piazza principale della cittadina.
Il mattone rosso utilizzato per quasi tutte le costruzioni nella città vecchia rendono suggestivo il nostro passaggio, mentre mio padre sbraccia e mi fa da Cicerone.
Credo che Leopardi sia il suo poeta preferito, di certo è il mio.
La vista che si gode dai terrazzi della città aumenta l’emozione.
L’abbazia di San Firmano
Durante la terza uscita sono io a fare da guida. Punto la mia app di navigazione preferita, Naviki, in direzione San Firmano, dove sorge un’abbazia che ho letto valga la pena di visitare.
Mio padre è subito contrariato dalla strada che sceglie di farci fare la mia app per biciclette e già al secondo bivio decide di fare di testa sua.
Passiamo per la villa del celebre cantante Beniamino Gigli e saliamo di nuovo fino a Recanati (il navigatore ci avrebbe fatto fare un’altra strada). Poi siccome la competenza territoriale di mio padre finisce, ci affidiamo di nuovo a Naviki che ci fa tagliare per un breve tratto sterrato, prima in discesa e poi in salita.
Mio padre è costretto a scendere dalla bici e sbraita contro la mia app.
Poi inizia una vertiginosa discesa. Mio padre, come sempre, ha meno paura di me nell’affrontarla, a dispetto dei miei freni a disco.
Altre 2 pedalate e arriviamo alla nostra meta.
L’abbazia di San Firmano (Montelupone) è romanica, a 3 navate, con un’ampia scalinata che porta all’alto presbiterio.
Sotto il presbiterio c’è una cripta il cui pavimento in cotto disegna cerchi concentrici.
Le strade della riviera del Conero, nelle Marche
Al ritorno, Naviki, farebbe fare strade secondarie e sterrati che costeggiano il fiume Potenza, ma mio padre risponde con un laconico: “Se vuoi fare quella, falla. Io vado di qua.”
“Di qua” vuol dire per la Strada Regina, un Provinciale dritto come un fuso senza fine. E stretto, dove auto e camion ti sfiorano a velocità impressionanti!
Non me la sento di lasciarlo solo, se fosse investito non me lo perdonerei mai e lo seguo.
Io urlo un’imprecazione ogni 4 o 5 auto che ci superano, perché vanno troppo forte o perché ci passano a 20 cm di distanza o perché suonano il clacson quando sono ormai vicinissime facendomi sobbalzare e sbandare pericolosamente. Lui invece non si scompone.
Mentre io farei solo ciclabili o strade chiuse al traffico, mio padre ragiona in bici come se stesse guidando la sua macchina e sceglie le vie più scorrevoli, Statali o Provinciali, perché hanno il fondo stradale migliore, meno dislivelli e quindi sono meno faticose da percorrere.
Cose che si imparano in bici con papà
Be’, su questo punto ancora non ci troviamo, ma su tutto il resto ho solo una grande ammirazione per una persona che a 74 anni si fa uscite tenendo una media di quasi 20 km/h, supera oltre 300m di dislivello e salite di svariati km al 3-5% di pendenza costante. E per di più, lo fa con una citybike muscolare che sta alla prestazione ciclistica come un pedalò sta alla navigazione transoceanica.
Non ha paura di niente, in discesa va più di me e in salita non si arrende. Non mi ha seguito solo in cima al Conero, dove si arriva con una salita di 3km al 11% di pendenza media, con punte del 17,5% e dove anche io ho messo un paio di volte il piede a terra.
Se qualcosa mi hanno insegnato queste uscite con papà, è che a volte è veramente meglio fare come dice il ciclofilosofo Didier Tronchet e sfidare il traffico procedendo con sicurezza e noncuranza, spavaldi e impettiti.
Spero il racconto ti sia piaciuto, seguimi su Komoot e Strava per scaricare tutte le tracce dei miei giri!
W LA BICICLETTA