Meno incidenti ma più gravi. La sicurezza stradale post-pandemia
Zero morti sulle strade entro il 2050. Ce la faremo?
Un mesetto fa ho seguito il webinar organizzato dal Centro Regionale Lombardo di Governo e Monitoraggio della Sicurezza Stradale (CMRL) di Regione Lombardia – Direzione Generale Sicurezza, in collaborazione con PoliS-Lombardia, dal titolo “La sicurezza stradale nella mobilità post-pandemia”.
Il webinar è ancora disponibile su YouTube e lascio il video qui sotto, se hai voglia di guardarlo. Altrimenti leggi un breve riassunto e qualche considerazione appena più sotto.
Il moderatore Paolo Redaelli è andato subito al centro della questione riportando il dato di una minore incidentalità nel 2020 sulle strade lombarde, dovuta però alla minore mobilità.
La cosa mi ha subito fatto venire in mente la “massima” pronunciata da un amico ciclista che è “la migliore mobilità è l’assenza di mobilità”. Un’osservazione lapalissiana, ma nel contempo amara alla luce di queste considerazioni.
Nel corso del 2020 si è registrato un aumento dei comportamenti irresponsabili, della distrazione alla guida, del mancato rispetto delle precedenze, un aumento superamento limiti di velocità, e un aumento dei decessi in relazione al numero di incidenti.
La dura conclusione di Redaelli è che la crisi dovuta alla pandemia è stata sprecata in tema di sicurezza stradale. La crisi non ci ha insegnato molto su questo argomento a causa della mancanza di una coscienza collettiva.
Possibili soluzioni
Il Senatore Riccardo De Corato ha affermato che la mobilità alternativa ha aumentato le richieste di soccorso.
Se l’indice di mortalità è aumentato nonostante gli incidenti siano diminuiti, la causa primaria è da cercare nel fattore umano.
La soluzione proposta è quella di introdurre l’educazione stradale nelle scuole e la distribuzione di manuale per il corretto uso dell’auto a tutti i lavoratori.
Fabrizio Cristalli della Direzione Generale Sicurezza ha ricordato l’aiuto concreto concesso dalla Regione con i propri finanziamenti ai Comuni. Numerose domande sono state evase per svariati milioni di euro e ulteriori fondi saranno raccolti per tutti i progetti pervenuti.
Cristalli ha confermato l’impegno per la costituzione di un centro di monitoraggio per raggiungere l’obbiettivo degli 0 morti entro 2050.
Un obbiettivo richiesto dalla Comunità Europea che dovrebbe passare per la riduzione del 50% dei decessi entro il 2030. Traguardo molto ambizioso se si considera la condizione attuale.
I dati nel dettaglio
Roberta Rossi di Polis-Lombardia ha esaminato una serie di dati interessanti.
Nel 2020 si sono verificati:
- 20 mila incidenti con lesioni, che hanno causato 317 morti e 26 mila feriti.
- -40% di incidenti rispetto all’anno precedente (si tratta di una percentuale di maggior calo rispetto alla media europea, ma 51 morti di troppo secondo tabella di marcia dell’obbiettivo 0 morti entro il 2050)
- -42% di feriti
- -28% di decessi, che sono però cresciuti da 1,3% a 1,6% per numero di incidenti, a causa di una maggiore disinvoltura alla guida su strade prive di traffico.
La maggior parte degli incidenti si è verificata in strade urbane e le cause principali sono da ricercare nella mancanza della distanza di sicurezza, nella distrazione e nella mancata precedenza.
Nelle Province di Sondrio e di Lodi si è verificato un aumentano dei morti.
Pietro Garbagnati, Commissario Capo della Polizia Locale di Milano, ha sostenuto che nella città capoluogo si è verificato nel 2020 un decremento decessi più lieve di quello degli incidenti.
Le tipologie di incidente dominanti si sono rivelate identiche a quelle del 2019:
- urto frontale/laterale,
- investimento pedone,
- ribaltamento.
I ciclisti feriti sono aumentati del 17%, mentre pedoni e motociclisti sono diminuiti rispettivamente del 47% e del 44%.
Interessante e tragico notare invece come i decessi di pedoni siano saliti del 23% (quelli dei motociclisti hanno fatto registrare un -38%).
Monopattini elettrici e affini
Per quanto riguarda la tanto criticata micromobilità elettrica (monopattini e affini), le maggiori vittime sono state persone di 30-40 anni (non ragazzini, come ci si potrebbe aspettare).
Degli incidenti con feriti che hanno visto il monopattino come protagonista, il 60% ha coinvolto il solo guidatore. Non sono stati coinvolti cioè altri utenti della strada nell’incidente.
Per le bici questo dato scende al 24% e al 20% per i motocicli.
È un dato che sicuramente fa riflettere sulla maggiore pericolosità intrinseca del monopattino per il proprio guidatore. E sono dell’avviso che sarebbe auspicabile una migliore preparazione di chi si mette alla guida di questi nuovi mezzi nuovi, perché ne comprendano i rischi.
Tuttavia, puntare il dito sulle persone che si spostano in monopattino, su ciclisti e motociclisti perché “si fanno male da soli” rischia di spostare il problema su un aspetto marginale della sicurezza stradale.
Se è vero infatti che le auto proteggono meglio il guidatore all’interno dell’abitacolo, sono causa di ferimenti più tragici per gli utenti fragili della strada. E producono morti inquinando l’aria e occupando spazio pubblico.
Una riflessione che mi è parsa del tutto mancare durante il webinar di Regione Lombardia.