Mobilità post-Coronavirus. Perché le città devono fare spazio alle bici
Abbiamo un’occasione clamorosa per migliorare la qualità della vita di tutti
e in questo lungo articolo ho raccolto le migliori strategie per farlo, cambiando le regole della mobilità.
Leggendolo scoprirai:
Le misure prese all’estero per contrastare la diffusione del Coronavirus
Le richieste delle associazioni ciclistiche cittadine per la mobilità post-Coronavirus
Le richieste delle associazioni ciclistiche al Governo
La visione degli Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica per la Fase 2 del Coronavirus
Le proposte in punti ben definiti per il futuro della mobilità degli EPMC
La bici per arginare un’emergenza sanitaria infinita
Come saranno le città del post-Covid-19? Nessuno ha la sfera di cristallo, ma è chiaro che questa pandermia lascerà dei segni e alcune aspettative sono lecite. E sono sicuro che se qualcosa dovranno essere, le città dovranno essere ciclabili.
Abbiamo passato un mese abbondante a deprimerci ed autofustigarci per i nostri pensieri impuri legati al desiderio di una pedalata. Ma con qualche giorno di ritardo sulla Pasqua, siamo risorti.
Ci siamo riuniti (on-line, è chiaro), confrontati, e a poco a poco nel giro di ore abbiamo fatto sgorgare a fiumi le nostre proposte per una mobilità felice e più sana.
È piuttosto evidente come qualcosa sia andato storto nella gestione della pandemia in Italia. Siamo stati il primo Paese a dichiarare il lockdown dopo la Cina e potremmo essere l’ultimo a riaprire le scuole, tanto per fare un esempio.
E tutto questo rigore pare sia servito a poco, visto che siamo tra i Paesi con il più alto numero di contagi e di decessi ufficiali.
La bici come strumento di salute
Chi sopravviverà al lockdown ne uscirà indebolito e con le difese immunitarie abbassate per non avere svolto abbastanza attività fisica e soprattutto per non essere stato all’aria aperta e al sole.
Quando ci libereremo da questo regime, cerchiamo di non fare un altro madornale errore e questa volta copiare quello che di saggio hanno fatto all’estero.
Perché la bici è un rimedio naturale contro l’inquinamento (che alcuni studi tra l’altro mettono in correlazione al diffondersi del contagio da coronavirus) e uno straordinario strumento per la salute pubblica.
E ti rimando a questo link per sapere a quante altre cose fa bene la bicicletta.
Se non si prendono provvedimenti urgenti e massicci si rischia il collasso delle città.
A dirlo abbiamo non solo le dichiarazioni dei gestori della aziende di trasporto pubblico che affermano che gli accessi saranno contingentati, ma anche una ricerca Ipsos su come intendono spostarsi dopo il Coronavirus i cittadini di Wuhan, la prima area al mondo a sperimentare il lockdown.
Non possiamo permetterci di passare da un’emergenza sanitaria a un’emergenza stradale.Click To Tweet
Le misure prese all’estero per contrastare la diffusione del Coronavirus
Mentre nel mondo si chiudevano strade per dare più spazio a bici e pedoni, in Italia si chiudevano le piste ciclabili.
A Philadelphia per esempio, una grande arteria di traffico è stata chiusa al traffico per permettere attività fisica all’aperto. Altre città americane hanno chiuso strade (Oakland ne ha chiuso il 10%) e realizzato larghe corsie ciclabili provvisorie.
In diverse città Australiane sono sono stati introdotti semafori automatizzati per l’attraversamento pedonale e ciclistico. Berlino e Bogotà hanno convertito corsie per veicoli a motore in ampie corsie ciclabili.
Le richieste delle associazioni ciclistiche cittadine per la mobilità post-Coronavirus
In Italia nulla di questo è stato ancora fatto ma, come dicevo, le associazioni di ciclisti stanno iniziando a fare le loro richieste.
Salvaiciclisti Roma ha chiesto alla Sindaca Virginia Raggi:
- la realizzazione di bike lane anche con l’uso di new jersey per disegnare una tangenziale delle biciclette di 10km più altri percorsi già individuate;
- la percorribilità delle corsie preferenziali in bici;
- la possibilità di parcheggiare sui marciapiedi senza intralciare i pedoni;
- zone 30;
- una campagna di comunicazione mobilità dolce anche come forma di prevenzione dal contagio da Covid-19.
Per la cosiddetta fase 2, la Fiab di Milano chiede al proprio Sindaco Beppe Sala:
- incentivi alla bici e disincentivi all’auto a uso privato;
- una campagna di comunicazione per chiedere ai cittadini di preferire la bici anche per il trasporto di bimbi e piccoli oggetti;
- una rete ciclabile di emergenza come in molte città del mondo;
- di rendere controviali e altre strade a priorità ciclistica;
- di riservare una corsia alle bici sui grandi viali;
- di diffondere il senso unico eccetto bici;
- un rete ciclabile per tutto il territorio cittadino;
- di estendere il servizio di bike sharing anche in periferia.
Le richieste della Consulta della mobilità ciclistica di Torino si sono concentrate su:
- rendere ciclopedonali i controviali;
- realizzazione di bike lane;
- realizzazione di strade scolastiche.
Le richieste delle associazioni ciclistiche al Governo
Salvaiciclisti Roma con il supporto di molte altre associazioni e realtà si sono fatte promotrici di una serie di richieste a livello nazionale, tra cui:
- strade residenziali a 10km/h;
- un fondo per interventi urgenti sulla mobilità sostenibile dei Comuni per realizzare infrastrutture leggere, elargire bonus-mobilità e rimborsi chilometrici;
- il mantenimento delle restrizioni al traffico a motore (sì, perché nel probabile delirio che ci apprestiamo a vivere c’è addirittura chi chiede parcheggi gratuiti e abolizione delle ZTL);
- campagne informative per stimolare stili di vita sani basati su forme di mobilità attiva.
La visione degli Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica per la Fase 2 del Coronavirus
Anche l’associazione di cui io faccio parte, quella degli Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica, ha avanzato alcune proposte attraverso un comunicato stampa a firma del proprio comitato scientifico.
Nel comunicato si leggono gli auspici per una graduale ripresa delle attività e degli spostamenti e in particolare:
…che si dovrebbe utilizzare maggiormente la bicicletta anche sui percorsi non dotati di pista ciclabile. Non solo svago, non solo sport, ma le casistiche di spostamenti realmente necessari e utili dovrebbero riscoprire il mondo delle ruote a pedali in questo particolare momento storico non solo perché fa bene alla salute, perché rende felici, perché piace, diverte o è economica.
Il comunicato prosegue nel sottolineare come la bici si presti per sua natura al mantenere la distanza sociale. E passa poi ai rischi che si corrono nel non dare alla mobilità ciclistica il giusto spazio e la giusta importanza.
Non impegnarsi adesso a migliorare concretamente la mobilità con azioni decise rischia di presentare un conto troppo alto, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche nella qualità della vita e sotto tanti altri aspetti. Ad esempio, coloro che non avranno la possibilità di scegliere il mezzo motorizzato privato, gli anziani… si troveranno nella condizione di peggiorare forme già presenti di esclusione sociale per giungere a vere e proprie condizioni di prigionia urbana, vista la difficile accessibilità dei quartieri periferici con mezzi alternativi e sostenibili come la bicicletta.
Le conseguenze di un uso incontrollato dell’auto
Dopo un richiamo alle recuperate qualità ambientali dovute all’assenza di traffico, si passa a previsioni sul comportamento di quanti avranno necessità di spostarsi:
La ripartizione modale degli spostamenti sistematici automobilistici, a causa della paura di contagio che farà disertare il mezzo pubblico, con grande probabilità tenderà ad aumentare in modo significativo, superando anche l’intensità esistente prima delle attuali restrizioni. Inoltre, è ipotizzabile che gli automobilisti siano indotti ad adottare comportamenti ancora più scorretti del solito e creare un problema ancora maggiore di sicurezza stradale.
Questo potrebbe avere conseguenze negative a livello di inquinamento e per la salute di ognuno di noi, perché
…aumentando considerevolmente il numero di auto in circolazione, aumenterà il particolato nell’aria. Pertanto la misura preventiva della “distanza sociale” rischiererebbe di essere vanificata perché quella specifica particella delle emissioni dei propulsori endotermici, lo sanno tutti, costituisce causa scatenante di gravi patologie che mettono a dura prova l’apparato respiratorio. In aggiunta, qualora la ricerca scientifica lo dimostri, si potrebbe perfino confermare il sospetto di una seria complicità nella trasmissione del virus da parte delle microparticelle di Pm2,5 o Pm10.
Una città vivibile è una città ciclabile
La soluzione passa attraverso la mobilità pedonale e ciclistica. Occorre infatti puntare
…soprattutto sulla mobilità attiva. La modalità pedonale è consigliabile per spostamenti interni ai quartieri, per raggiungere le scuole, i negozi di vicinato e i luoghi del quartiere e in accoppiamento con il TPL per il primo e l’ultimo miglio. La micro mobilità per spostamenti brevi, soprattutto se ci sono piste ciclabili sicure e continue o se il percorso risulta comunque accettabilmente sicuro. La bicicletta, per spostamenti fino a 3 km, ma anche per 5 e più km per persone motivate e allenate, tracciati particolarmente gradevoli o sicuri ed invitanti. In presenza di percorsi sicuri, con le più moderne e affidabili biciclette a pedalata assistita, il raggio d’azione in realtà è dimostrato che si possa moltiplicare di alcune volte.
Il ruolo dei Comuni e del Governo per una migliore mobilità
Secondo i Promotori i Comuni dovrebbero attivarsi al più presto per realizzare
…nuovi assi ciclabili e nuove “zone 30”, lanciare campagne di comunicazione con messaggi e azioni concrete per dare più spazio alla mobilità “attiva” e alla sicurezza stradale. Ma dovranno essere provvedimenti veloci, prevalentemente di segnaletica e di riorganizzazione delle corsie, per realizzare… a traffico temporalmente ridotto, nuovi tracciati sicuri e continui.
Questo invece il ruolo del Governo centrale e dei Ministeri:
dovrebbero velocizzare decisioni o quantomeno diffondere queste linee di indirizzo su come estendere la velocità 30 km/h a tutti i centri urbani. È auspicabile coinvolgere i Ministeri di competenza, affinché ci sia un trasferimento rapido di fondi ai governi locali per la realizzazione di quanto richiesto sopra; i sindaci ed eventualmente e direttamente l’ANCI per pianificare gli interventi comunali; le Regioni e le ferrovie per affrontare il tema del pendolarismo ed il trasporto delle biciclette.
Le proposte in punti ben definiti per il futuro della mobilità post-Coronavirus
L’associazione dei Promotori della mobilità ciclistica evidenzia in questi punti le azioni più urgenti, da realizzare entro l’estate, per favorire la mobilità ciclistica:
- Attivare processi partecipati di quartiere per individuare assieme ai cittadini i punti più pericolosi della mobilità ciclistica…;
- Avviare campagne di manutenzione straordinaria dei percorsi ciclabili esistenti…;
- Introdurre o estendere le “zone 30 km/h” nei piccoli quartieri o negli isolati, meglio se organizzando la rete secondaria di strade interne in “sensi unici eccetto bici” a “loop” per evitare che possa utilizzarsi come rete alternativa di attraversamento rispetto ai percorsi principali…;
- Avviare la sperimentazione di zone 20 nei centri storici e nelle centralità dei piccoli paesi per favorire la capillarità nella rete della mobilità ciclistica;
- Dedicare apposite corsie stradali alla circolazione ciclistica, possibilmente inserite in una rete di emergenza, anche con soluzioni semplici ed economiche come una semplice e veloce posa di coni o segnaletica orizzontale;
- Consentire la percorrenza ciclabile nelle corsie dei bus anche nelle ore di punta nelle tratte non protette e con bassa frequenza di passaggi;
- Posizionare conta biciclette per monitorare i transiti e valutare l’efficacia delle azioni intraprese;
- Realizzare zone “scolastiche” per favorire la mobilità a piedi ed in bicicletta dei ragazzi verso le scuole, con introduzione di limite di 30 km/h o inferiori (fino a 15 km/h negli orari di punta);
- Attivare e valorizzare la figura del mobility manager scolastico assegnando finanziamento e strumenti operativi ed organizzativi;
- Pianificare l’aumento di ciclo parcheggi e ciclo stazioni presso le scuole e le principali centralità urbane;
- Sviluppare con i datori di lavoro politiche di mobility management per promuovere l’uso della bicicletta verso le sedi lavorative favorendo l’utilizzo di servizi igienici e di bagni anche come spogliatoi per coloro che arrivano in bici;
- Predisporre parcheggi bici sicuri, all’interno o nelle immediate vicinanze dei luoghi di lavoro, riconoscendo premi e visibilità a coloro che arrivano in bici;
- Avviare servizi urbani di accoglienza al cicloturista, come parcheggi protetti ove lasciare la bici carica con i bagli… con ricarica per e-bike;
- Ridurre il prezzo di un nolo del bike sharing e della micro mobilità a un livello paragonabile a quello di un’equivalente tratta sui mezzi pubblici;
- In considerazione del probabile minor affollamento del trasporto pubblico… consentire un maggior numero di biciclette a bordo di treni, anche negli orari di punta e, a discrezione del guidatore, anche il carico della bicicletta a bordo di autobus;
- Promulgare la cosiddetta apertura porte all’olandese o “Dutch reach”, costituita dall’educare gli automobilisti ad aprire la portiera con la mano destra in modo da poter vedere la bici che arriva ed evitare di aprirla in faccia al ciclista;
- Creare massicce campagne di informazione orientate a convincere i cittadini ad utilizzare la bici al posto della macchina;
- Creazione di nuovi incentivi pubblici… per favorire l’acquisto di bici muscolari o a pedalata assistita, con particolare attenzione a… pieghevoli… tandem, bici cargo e rimorchi…;
Le proposte a lungo termine e l’istituzione di una nuova figura professionale
Queste sono invece le misure da adottare per consolidare e potenziare la ciclabilità a più lungo termine:
- Avviare programmazioni finanziarie per gestire il mantenimento dei vantaggi acquisiti nel periodo di transizione;
Sviluppare la presenza della nuova figura professionale di Esperto Promotore della Mobilità Ciclistica a livello comunale e regionale, anche costituendo un apposito ufficio specificamente preparato a farsi carico delle seguenti attività: coordinamento dei processi che riguardano la pianificazione e la realizzazione degli interventi, incentivazione allo sviluppo di esistenti e nuove realtà economiche generiche e di settore, creazione di nuovi prodotti turistici…; - Coordinare reti di “riders” ciclabili per farmaci e alimentari o altro al servizio delle utenze deboli o da proteggere al contagio (p.es. over 70) che potrebbero rimanere in stato di limitazione dei movimenti a lungo;
- Attivare bicibus verso le scuole e attività di insegnamento dell’uso della bicicletta ai bambini.
- Avviare programmazioni finanziarie per gestire il mantenimento dei vantaggi acquisiti nel periodo di transizione;
Il comunicato si chiude con questa precisazione che inserisce gli interventi suggeriti in un quadro più ampio.
In clima emergenziale, si dovrà dare attuazione provvisoria allo scenario ipotizzato e studiato in funzione della mobilità del futuro. Non si tratta infatti di disegnare solo la mobilità di riapertura, ma anche di anticipare quella già pianificata. Ciò permetterà di abbreviare i tempi attuativi della rete di emergenza e, come effetto secondario, si coglierà l’occasione di dare una visione su ciò che “potrà essere” il futuro, pensando anche ai più alti obiettivi dell’Agenda 2030.
Trovi qui il comunicato completo.
Infine, è obbligatorio aggiungere a questa raccolta di proposte, un documento corposo e articolato che va oltre. Il manuale tecnico-pratico realizzato dal pool di esperti messo insieme da Bikeitalia per costruire una rete di mobilità d’emergenza.
La bici per arginare un’emergenza sanitaria infinita
Tutti i suggerimenti, che ho riportato in questo lungo articolo, da una parte sono la risposta immediata a un’emergenza sanitaria e di mobilità, ma dall’altra si inseriscono in un processo in piccola parte già in atto e che deve ricevere la spinta più forte per permetterle un percorso lungo e duraturo.
Perché a ben vedere, le nostre città e tutta la nostra società vivono in una costante emergenza sanitaria in cui inquinamento (90 mila morti l’anno in Italia), stili di vita sedentari (88 mila morti) e inattività fisica (3,2 milioni) producono enormi danni in decessi prematuri e spesa pubblica. Mentre gli incidenti hanno mietuto 3500 morti sulle nostre strade nel 2018 e costano a tutti quanti noi quasi 30 miliardi di euro ogni anno.
Spero che anche tu ti vorrai affiancare al mio impegno e a quello di altri per accrescere la sensibilizzazione verso i temi della mobilità sostenibile a partire dalla condivisione di questo articolo, se ti è sembrato utile.
Sono d’accordo sulla pericolosità delle piste ciclabili. Cerco di percorrerle sempre ma devo riconoscere che le numerose barriere anti intrusione poste all’inizio Di ogni accesso che ti costringono a pericolosi slalom se non vuoi scendere dalla bicicletta
Le intersezioni e gli incroci sono la parte più delicata da progettare e quando non si fanno le cose per bene diventano pericolosi. Le barriere sono fatte principalmente per costringere il ciclista a rallentare, ma la difficoltà che creano soprattutto a bici cargo, carrellini, ecc. sono un disincentivo all’uso della bicicletta e della pista ciclabile stessa.