Perché i ciclisti non vogliono consigli sulla sicurezza stradale?
Esiste un luogo comune piuttosto radicato, secondo il quale le biciclette sono pericolose.
Questa affermazione si basa sul ribaltamento di causa ed effetto.
È un pregiudizio che sta alla base di molte scelte sbagliate in fatto di la sicurezza stradale.
Una formulazione più aderente alla realtà è che andare in bici può essere pericoloso per chi va in bici, a causa del cattivo comportamento delle persone che vanno in auto.
Se è vero che una bicicletta può risultare pericolosa, e in rarissimi casi mortale, negli scontri con altri ciclisti o con i pedoni, chi va in bicicletta ha la stessa vulnerabilità di chi cammina nel traffico.
Come chi va a piedi, chi pedala non è protetto dall’esoscheletro di metallo che protegge le persone dentro le automobili. In più i ciclisti vanno più veloci dei pedoni e procedono in equilibrio precario su due ruote.
Tuttavia, secondo un report britannico andare in bici ha lo stesso fattore di rischio di camminare per chilometri percorsi.
Safety in numbers
Un modo facile per dimostrare che le bici non sono pericolose è citare i dati che dimostrano che nelle zone dove ci sono più persone in bici, ci sono meno incidenti.
Dove ci sono molte persone in bici, la sicurezza stradale aumenta per tutti gli utenti della strada. Forse per questo l’Olanda è considerata uno dei Paesi migliori dove viaggiare in automobile.
E a proposito di Olanda, nonostante nessuno usi un caschetto, nei Paesi Bassi il tasso di mortalità dei ciclisti è sei volte più basso che negli Stati Uniti.
Questo perché infrastrutture sicure e la moderazione del traffico permettono a molte persone di sentirsi sicure quando vanno in bici e gli automobilisti, molto più consapevoli della presenza delle persone in bici per strada, le rispettano e prestano l’attenzione che si deve agli utenti più vulnerabili della strada.
E il concetto che prende il nome di Safety in numbers, secondo il quale più grande è il numero di ciclisti, più è basso il rischio per il singolo ciclista.
Oltre alla maggiore consapevolezza degli automobilisti, una possibile causa di questo fenomeno è il fatto che c’è maggiore probabilità che gli automobilisti siano ciclisti a loro volta.
Non è una battuta che i migliori automobilisti siano i ciclisti. Succede perché hanno provato sulla loro pelle, quali siano gli effetti di un comportamento scorretto da parte di chi guida un’auto per la sicurezza stradale.
Avere più ciclisti significa anche aumentare il loro impatto sulle scelte in fatto di sicurezza stradale e ottenere migliori condizioni infrastrutturali.
Ed ecco che si crea un circolo virtuoso per cui migliori infrastrutture per ciclisti accrescono il numero di ciclisti che hanno poi più forza per chiedere migliori infrastrutture.
Allo stesso tempo diminuiscono le auto in circolazione, di nuovo a tutto vantaggio della sicurezza stradale.
Come aumentare la sicurezza stradale
Le auto sono le maggiori responsabili dei 1,3 milioni di morti all’anno e 20 milioni di feriti anche gravi che ogni anno ci sono nel mondo (dati OMS del 2018).
In meno di 10 anni Londra è riuscita a dimezzare il numero di morti sulle sue strade introducendo zone 30, rendendo gli incroci più sicuri, vietando o restringendo l’uso di veicoli privati in alcune strade, attuando un giro di vite sulla sicurezza dei camion e aumentando i controlli e le indagini della polizia.
La riduzione delle velocità permette di evitare alcuni scontri e se anche non vengono evitati gli scontri, essi avvengono a una velocità per cui non ci sono vittime.
Anche la riduzione del numero delle intersezioni, e quindi delle zone a rischio incidente, fa la differenza tra città con una sicurezza stradale più o meno accentuata.
Non colpevolizzare le vittime
Come si vede, tra gli interventi attuati non ci sono misure per aumentare i dispositivi di sicurezza passivi degli utenti deboli.
Non serve quindi ripetere la tiritera che per essere sicuri i ciclisti devono:
- indossare abbigliamento ad alta visibilità
- indossare il caschetto
- farsi notare dagli automobilisti
- cercare il contatto visivo
- rispettare il codice della strada
e altre banalità.
Certo, sono cose che possono servire, ma hanno un peso infimo nel bilancio degli incidenti e contano poco ai fini della sicurezza stradale.
I ciclisti di norma lo sanno, perché hanno provato sulla propria pelle che un guidatore distratto o che guida troppo veloce può uccidere in un attimo anche la persona in bici più accorta e coscienziosa.
Ecco perché non vogliono consigli sulla loro incolumità e sulla sicurezza stradale, ma fatti concreti.
Ed ecco perché è sbagliato l’atteggiamento che tende a colpevolizzare le vittime, per cui se un ciclista è investito si debba sempre sottolineare che o aveva fatto una manovra scorretta o non aveva le luci accese o simili.
Altri suggerimenti per aumentare la sicurezza stradale
Oltre agli interventi di moderazione del traffico e riduzione della velocità già citati, una proposta portata in un convegno da Meike Jipp (professoressa universitaria in ambito trasporti) riguardava il posizionamento di un piccolo semaforo con il simbolo della bici lampeggiante che metta in guardia l’automobilista.
Uno studio dice infatti che l’80% degli automobilisti non presta attenzione ai ciclisti negli incroci ed è agli incroci che avviene la stragrande maggioranza di incidenti tra auto e biciclette.
La senatrice olandese Saskia Kluit sostiene che installare un dispositivo ISA (Intelligent Speed Adaptation) sulle auto costi la pochezza di 150 euro e permetterebbe di regolare istantaneamente la velocità ai limiti imposti per ogni strada.
I danni della pericolosità percepita
Nelle riflessioni sulla sicurezza stradale, oltre ai dati che riguardano incidenti e fatalità, bisogna considerare anche le percezioni. Le infrazioni commesse dagli automobilisti, anche se non provocano danno, o pedalare continuamente su strade trafficate, possono scoraggiare l’uso della bicicletta.
Si tratta di fattori psicologici che impediscono il circolo virtuoso di cui abbiamo parlato e anzi ne creano uno vizioso opposto, per cui più persone scelgono di muoversi in auto proprio a causa delle troppe auto.