Quanto vale il business del turismo in bici?
L’indotto generato dal cicloturismo ha raggiunto cifre ragguardevoli, ma quello economico non è l’unico vantaggio del turismo in bici.
Il comparto della bicicletta ha raggiunto negli ultimi anni traguardi economici considerevoli. Più della metà di questo giro di affari riguarda il settore del turismo, che ha registrato un boom anche a causa delle misure prese per contenere l’epidemia da Covid19, che ha dimostrato ancora di più la necessità di puntare sulla mobilità sostenibile e sull’economia verde.
Lo stesso segretario generale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) ha riconosciuto l’enorme potenziale del turismo in bici per offrire a tutti grandi opportunità. “Gestito in modo responsabile – ha detto Zurab Pololikashvili – può creare posti di lavoro e supportare imprese anche nelle comunità rurali, celebrando al contempo culture uniche e condivise in tutta Europa”.
Il turismo in bici offre un importante contributo agli obiettivi di sostenibilità della ripresa del turismo ed è stato riscoperto dai viaggiatori come attività sicura, salutare e che si avvale di mezzi poco costosi.
Il turismo domestico, il turismo rurale e l’ecoturismo sono tendenze sempre più importanti e il cicloturismo può giocare un ruolo fondamentale per tutti e 3 questi tipi di vacanza.
Qualche dato sul turismo in bici
L’anno scorso, il cicloturismo ha portato nelle nostre casse circa 4,6 miliardi di euro, pari al 5,6% dell’intera spesa turistica, di cui quasi due terzi (il 62%) arriva dalle tasche di turisti stranieri (2,9 miliardi).
E i margini di crescita sono ancora enormi, se pensiamo che la Germania fattura molto più di noi, pur non potendo offrire lo stesso clima e le stesse meraviglie dell’Italia.
Secondo l’Ufficio Studi di Banca Ifis, migliorando l’offerta e in particolare potenziando le infrastrutture e la rete viaria dedicata, il cicloturismo potrebbe portare fino a 20 miliardi di euro.
Ma il dato più importante è che si tratta di un guadagno che ricade su tutto il territorio e che porta benefici all’economia locale e anche all’ambiente.
Un cicloturista si ferma in media più notti di un turismo classico, non si ferma in grosse strutture e percorre itinerari meno battuti.
Spende di più (940 euro a testa) e non inquina, perché non usa l’auto.
I territori si organizzano per accogliere cicloturisti
Già molti territori hanno sfruttato questa tendenza. Si sono attrezzati con interventi straordinari e sono nate molte nuove attività imprenditoriali per accogliere ogni tipologia di cicloturisti: da quello sportivo in bici da corsa, allo spericolato in mountain bike e fino alla persona che preferisce la tranquillità della natura in sella a una e-bike.
Secondo i dati di una ricerca condotta da Isnart e Legambiente, sempre più cicloturisti visitano la Calabria, l’Umbria, l’Abruzzo e altre regioni meno battute rispetto a Veneto e Trentino Alto Adige, che tradizionalmente sono le mete più ambite dai pedalatori in vacanza.
Caso studio: la Puglia
Difficile, per esempio, pronosticare fino a poco tempo fa che Bari si sarebbe attestata tra le prime 5 città più visitate d’Europa.
Secondo quanto riportato dal Sole24, questo è il risultato di un progetto strategico denominato Puglia 365.
Il progetto ha trasformato la Puglia in un brand grazie a cospicui investimenti e al coinvolgimento di diversi operatori turistici.
Ancora una volta, l’approccio olistico e multidisciplinare è risultato vincente per lo sviluppo socio-economico della regione.
Le 3 parole chiave del marchio “Apulian lifestyle” sono state accoglienza, formazione e infrastrutture.
Si è puntato molto su un turismo all’aria aperta, slegato dalla solita formula spiaggia e mare e che molti problemi di congestionamento delle coste sta portando proprio in alcune zone della Puglia.
Bicicletta, enogastronomia e cultura, sono le chiavi per destagionalizzare e decentralizzare il turismo.
E il cicloturismo centra questi obbiettivi
- attrae molti stranieri,
- diffonde le presenze sul territorio,
- allunga i soggiorni.
Per questo regioni come Puglia ed Emilia Romagna hanno deciso di investire in questo settore.
Creare l’humus per il turismo in bici
Secondo le testimonianze di molti bike hotel e tour operator, chi ha attrezzato le proprie strutture alberghiere ha aumentato i margini di profitto.
Il cicloturismo è però una questione complessa, all’interno del già complesso e articolato settore del turismo.
Per funzionare bene ha bisogno del giusto humus, ha bisogno che gli operatori, le guide, i bike hub, le strutture ricettive creino una rete. Che le realtà del territorio, gli stakeholder, facciano sistema. Che si realizzino più piste ciclabili, più parcheggi sicuri, che si formino le persone al rispetto dei ciclisti e alla mobilità attiva a partire dalle scuole.
Se hai un piccolo albergo o una casa vacanze e non vuoi perdere il treno del turismo in bici, contattami per una consulenza gratuita e per capire se la tua struttura e il tuo territorio hanno del potenziale per attrarre cicloturisti.