Quicksilver. In bicicletta per ritrovare se stessi
Nel mondo dei primi bike messenger e dei loro sogni
Jack Casey (Kevin Bacon) è un broker che ha costruito in poco tempo una fortuna speculando in borsa, ma in una sola giornata sperpera tutto il suo patrimonio in un’operazione fallimentare.
Quando va dal padre per raccontargli l’accaduto e ammettere di aver perso anche i suoi risparmi, il padre reagisce come se nulla fosse e rincuora il giovane Jack.
Qualche attimo dopo però, Jack scopre il padre piangere disperato e questo lo colpisce. È la prima volta, svelerà in seguito, che vede piangere il padre.
La rinascita in bicicletta
Jack decide di mollare la sua occupazione e vaga per le strade di San Francisco finché non vede una bici appesa nella vetrina in un negozio.
Qui gli ritorna probabilmente in mente la prima sconfitta che ha subito all’inizio del film.
Prima di perdere i suoi soldi in borsa, Jack perde una sfida in taxi contro un bike messenger.
Si unisce così a un gruppo di messenger che lavorano per l’agenzia Quicksilver che dà il nome al film.
I bike messenger di Quicksilver (di Thomas MIchael Donnelly, 1986) è fatto di intellettuali, ballerini, pugili… che per sbarcare il lunario fanno un lavoro umile e pericoloso.
Sfrecciano nel traffico cittadino rischiando la morte ad ogni minuto, quando un’auto taglia loro la strada o quando qualcuno sbuca all’improvviso davanti a loro.
Chi sono i bike messenger?
Kevin Bacon ha incontrato personalmente diversi fattorini in bicicletta e ha scoperto da loro che possono scegliere come lavorare: possono lavorare duro e guadagnare più soldi, o lavorare meno e guadagnare meno.
La maggior parte dei messenger hanno grandi abilità e grandi sogni.
Sognano qualcosa di diverso per il loro futuro. Alcuni sono ragazzi del college, altri sono attori, altri ancora sono ciclisti seri che vogliono correre e pensano che questo sia il miglior tipo di lavoro che possono ottenere perché si allenano costantemente.
Altri semplicemente lo fanno per sopravvivere.
Secondo il produttore di Quicksilver Daniel Melnick “I bike messenger hanno una cosa in comune: problemi con l’autorità. Gravitano verso questo lavoro perché possono essere i capi di se stessi. E nessuno dipende da loro tranne se stessi”.
Non è il luogo per avventurarsi in paragoni tra i primi bike messenger degli anni ’80 e i rider di oggi, ma trovo che umanamente ci siano molti punti in comune, anche se le storie possono essere diverse.
In bici per ritrovare se stessi
Il personaggio di Kevin Bacon sceglie la bicicletta come rinascita. Si unisce alla tribù dei messenger per tornare a un mondo più primitivo, per riconquistare la propria anima.
Quando l’amico ed ex socio lo ricontatta per convincerlo a tornare in affari, lui risponde che quella non è più la sua vita e che andare in bicicletta lo fa stare bene, lo fa sentire libero, senza regole, senza responsabilità e senza pensieri.
A nulla valgono le critiche dei famigliare che vedono nel lavoro di bike messenger uno spreco di intelligenza.
La bicicletta serve a Jack per ritrovare se stesso.
Plot thriller e inseguimenti in bicicletta
Come in Senza freni, film di cui ho parlato qui, anche in Quicksilver i protagonisti finiscono a contatto con dei malavitosi e il film prende la piega del thriller in cui abbondano le scene d’azione in bicicletta.
Kevin Bacon si è allenato per quattro mesi guidando una bici da pista senza cambio né freni.
I bike messenger affermano che la bici a scatto fisso offre loro più controllo e diventa un’estensione dei loro corpi. Bacon ha cercato un’esperienza di prima mano guidando a New York City, insieme a Thomas Michael Donnelly, che lui stesso aveva lavorato come messenger mentre scriveva la sceneggiatura.
Bacon ha sperimentato in prima persona l’estrema pericolosità del mestiere e ha detto che si ha un tipo di rapporto con la città che non puoi avere a piedi o in auto.
Bacon ha imparato così bene da riuscire in una scena a improvvisare una danza acrobatica in bicicletta nel loft insieme alla sua ragazza, una ballerina.
La bicicletta che usa è una Raleigh Competition del 1984.
La maggior parte delle bici utilizzate nel film sono bici Raleigh da corsa, ma un team di esperti ha costruito biciclette speciali per resistere alla straordinaria pressione delle scene d’azione.
E tu, hai visto Quicksilver? Che cosa ne pensi?