Il reggisella telescopico debutta e trionfa alla Milano-Sanremo
Reggisella telescopico. La vittoria di Matej Mohorič impatterà il mercato della bici?
Come ogni anno, l’attesa per le “Classiche” del ciclismo è elevatissima.
Gare a tappe di una settimana come la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico servono a scaldare i motori per quello che da qualche anno viene definito World Tour, un circuito composto da gare in linea famosissime suddivise fra gare “Classiche” e gare “Classiche Monumento”.
Fra queste ce n’è una da tutti definita “la Classicissima!” ed è la Milano-Sanremo, una gara che sin dal 1906 apre la stagione del grande ciclismo mediatico.
La Milano-Sanremo è una gara durissima e lunghissima, grazie ad un percorso che sfiora i 300 Km, che impegna gli atleti per oltre 7 ore a delle medie orarie elevatissime.
La particolare conformazione del tracciato, prevalentemente pianeggiante e con il Passo del Turchino troppo lontano all’arrivo, negli anni ha favorito sempre più i velocisti od i finisseur per la vittoria finale lasciando spazio a pochi exploit di scalatori fuoriclasse come quello di Claudio Chiappucci nel ‘91 o il più recente di Vincenzo Nibali nel 2018.
Quando non si arriva in volata è l’ultima ascesa “il Poggio”, a pochi chilometri dal traguardo di Via Roma a Sanremo, a rappresentare una possibile chance di vittoria per i non velocisti ma, a causa della pendenza non particolarmente elevata, il gruppo ormai percorre le rampe a quasi 50 all’ora ed è sempre più difficile riuscire a fare la differenza.
La Milano-Sanremo parla sloveno
Ne sa qualcosa Tadej Pogačar, il fuoriclasse degli ultimi Tour de France, da molti considerato il nuovo Eddy Merckx, che nell’ultima edizione ha provato per ben quattro volte ad attaccare sulla salita del Poggio senza mai riuscire a fare la differenza.
Un suo connazionale però, Matej Mohorič, la differenza l’ha fatta eccome!
Lo sloveno della Bahrain Victorious ha vinto la gara lanciandosi come un jet dalla discesa del Poggio e sfruttando, per la prima volta nella storia del ciclismo su strada, un particolare tecnico mutuato dalla Mountain Bike.
Stiamo parlando del reggisella telescopico, particolare tubo sella telescopico a comando meccanico o idraulico che permette, grazie ad una leva o dei pulsanti posti sul manubrio, di abbassare l’altezza della sella rispetto a quella standard utilizzata. Operazione che si rivela molto utile in discesa per diversi motivi. In primis perchè consente un più naturale arretramento del bacino senza che la sella sfreghi ed ostacoli il tipico movimento preparatorio per impostare una discesa. L’altro particolare, non di poco conto, è quello di ottenere un baricentro più basso che consenta più stabilità e svolte più sicure alle alte velocità.
Sabato 19 marzo abbiamo tutti avuto prova di quanto questo componente abbia potuto incidere sulla vittoria finale della “Sanremo” e sono stati tantissimi gli appassionati che, facendo un balzo nel tempo, hanno subito pensato al famoso ciclista statunitense Greg LeMond che, grazie a delle prolunghe montate sulla sua bici da cronometro, riuscì, in virtù della migliore posizione aerodinamica, a strappare il Tour de France del 1989 al francese Laurent Fignon per soli 8 secondi.
Con il reggisella telescopico Matej Mohorič si è buttato sulle rampe del Poggio con una sicurezza fuori dal comune impedendo ai rivali ogni tentativo di rimonta e scoraggiandoli ulteriormente entrando ed uscendo dai cordoli della sede stradale come se fosse in una downhill in Mountain Bike.
Quando la bici da corsa copia la mountain bike
Non si tratta affatto della prima volta che una Bici da Corsa si dota di un componente di estrazione fuoristradistica.
Anzi, la lista è molto lunga e presto la tratteremo con una rassegna dedicata, però si può fare un’analisi differente su quanto trasversale potrà essere l’utilizzo di tale aggeggio perché sin dalla sua nascita, di fatto, abbiamo assistito ad una transizione che forse è sfuggita ai più.
Prima di tutto bisogna rendere onore a chi ha inventato una sorta di reggisella telescopico ante litteram e mi riferisco all’americano Joe Breeze che nel lontano 1984, con il suo Hite-Rite, riuscì a concepire un sistema pratico e leggero per abbassare la sella in corsa prima di una discesa ripida per poi ripristinarne la corretta altezza per la pedalata all’inizio della pianura o salita.
Era composto da una molla fissata al morsetto di serraggio del tubo sella ed al tubo sella stesso poco più in alto.
Il successo del reggisella telescopico dal Gravity al World Tour
Nell’ultimo decennio invece, grazie anche alla tecnologia sviluppata per le sospensioni, molte aziende hanno fatto felici tantissimi bikers commercializzando il reggisella telescopico.
Reggisella molto efficace e votato inizialmente alle discipline della Mountain Bike cosiddette Gravity dove i tratti in discesa sono prevalenti. Quindi inizialmente questo prodotto è stato adottato nel Downhill, nel Freeride, All Mountain escursionistico e subito dopo nell’Enduro, dove le prove speciali sono prevalentemente in discesa.
Ben presto però ci si è accorti che il vantaggio di poter abbassare rapidamente la sella per i tratti in discesa più pericolosi e ripidi potesse interessare altre discipline agonistiche. In un’era in cui il Cross Country è diventato sempre più tecnico e difficile con drop importanti in discesa e con passaggi un tempo impensabili, l’adozione del reggisella telescopico è stata accolta inizialmente con timidezza, ma poi universalmente ritenuta utile da atleti e team professionistici.
E non è passato neppure molto tempo per vedere i primi reggisella telescopici nelle sempre più vendute biciclette Gravel che ormai rappresentano la fetta più grossa del venduto ciclistico. Nelle bici con ruote 650b ormai è un classico.
Il reggisella telescopico invaderà il mercato della bici?
Si arriva così agli ultimi giorni con la trovata di Mohorič per vincere la Milano-Sanremo. Trovata che sarà non solo ripetuta per gare o tappe in cui ci saranno delle discese importanti ma soprattutto imitata da chi cerca costantemente di emulare i propri idoli in un mercato che cerca di solleticare sempre più gli amatori.
Quindi forse non è azzardato pensare che tale componente tecnico potrà avere un futuro anche su biciclette non sportive in virtù di vantaggi intrinsechi che rendono l’utilizzo della bici più agevole.
Non ci aspettiamo di certo di vederlo su una bici da città, ma potrebbe tranquillamente agevolare determinati tratti in discesa se affrontati con una bici da viaggio, magari carica di bagagli e poco stabile e maneggevole.
Il tempo (non troppo) ci darà tutte le risposte.