Roba da sfigati: la bicicletta nei film di Hollywood
Usi la bici e non l’auto? Sei uno sfigato!
Questo almeno sembrano pensare a Hollywood.
La bicicletta nei film è usata spesso per indicare l’immaturità, la stranezza o la situazione di dissesto personale o finanziario di un personaggio.
Questo post è ispirato a un episodio del podcast War on cars in cui gli host hanno invitato a parlare Nitish Pahwa, autore di un articolo che indaga l’immagine della bicicletta nei film di Hollywood e nella cultura pop americana.
In molti film, i ciclisti non sono descritti sotto la luce migliore e spesso sono dipinti come infantili, fino a diventare un topos, un luogo comune, nella cultura pop occidentale.
Auto vs bicicletta nei film: alcuni esempi
Il primo esempio che viene fatto nel podcast è quello di 21 Jump Street (di Phil Lord e Christopher Miller, 2012) in cui Jonah Hill e Channing Tatum sono poliziotti alle prime armi, goffi e sconsiderati e si muovono, manco a dirlo, in bicicletta.
Quando invece iniziano a fare sul serio, sono impegnati in inseguimenti mozzafiato… in automobile.
Inetti in bicicletta, diventano bravi poliziotti alla guida di un’auto.
Il cinema hollywoodiano ha reso l’auto supercool e chi si muove in bici sempre per opposizione un perdente.
In Pee Wee’s Big Adventure (di Tim Burton, 1985) il protagonista è uno squinternato in simbiosi con la sua bicicletta.
È il prototipo di persona in bicicletta che viene dipinta come nerd e che ha qualche tipo di problema che gli impedisce di condurre una vita “normale” o per lo meno gratificante.
La bici nei film come mezzo di lavoro da sfigati
In Quicksilver (di Thomas Micheal Donnelly, 1986) Kevin Bacon è un trader molto ricco che perde tutto e finisce a fare il bike messenger.
Il lavoro in bicicletta diventa quindi il simbolo di un lavoro umile e meschino, contrapposto a quello che gli consentiva prestigio e ricchezza.
La stessa cosa avviene nel film di Pif E noi come stronzi rimanemmo a guardare (2021), in cui il protagonista interpretato da Fabio De Luigi perde il lavoro e finisce schiavo di un’app di consegne in bicicletta.
Non siamo più negli anni ‘80, quindi il lavoro di rider ha implicazioni sociali diverse ai nostri giorni, ma basta pensare al sarcasmo con cui viene accolto dai suoi vecchi amici quando scoprono che “fine” ha fatto, per comprendere quanto sia considerato degradante lavorare con una bicicletta.
A proposito di bike messenger, nello stesso Senza freni di cui abbiamo parlato in un nostro articolo, l’impressione è quasi che la bici sia un mezzo terroristico, fuori legge e che mette a repentaglio la vita del rider e degli altri.
Perlomeno, il film rende l’idea di quanto possa essere avvincente pedalare in una città come New York.
Nel film I Heart Huckabees – Le strane coincidenze della vita (di David O. Russel, 2004), il muscoloso Mark Wahlberg è un vigile del fuoco che però si muove in bicicletta per le strade di Los Angeles ed è dipinto come un perdente.
La bici è per bambini
Tocchiamo forse il culmine con 40 anni vergine (The 40 Year Old Virgin, di Judd Apatow, 2005). Steve Carell pedala verso il suo posto di lavoro da sfigato.
Tutti i suoi conoscenti sono quasi scandalizzati del fatto che a 40 anni non abbia ancora perso la verginità e se ne vada in giro in bicicletta. Come se le due cose stessero sullo stesso piano.
Nel film è come un bambino, colleziona giocattoli, usa la bici come mezzo di trasporto e non ha mai fatto sesso.
Il fatto che non guidi l’auto è un impedimento anche verso le conquiste sentimentali, visto che non può passare a prendere le ragazze.
Back to the BIKE future
Le cose stanno cambiando. Le bici hanno sempre più spazio nelle nostre città e nella mente delle persone come mezzo di trasporto di benessere. La mentalità ecologica che si sta diffondendo le vede come strumento prezioso per raggiungere molteplici fini.
Tuttavia, siamo stati per molto tempo abituati a giudicare le persone da come appaiono e le auto che guidano sono un forte indicatore di status symbol. Più costosi sono gli abiti, più costosa è l’auto e più grande è il valore della persona.
Non per tutti è così, probabilmente per pochi è così a livello razionale, ma inconsciamente è un pregiudizio di cui la maggior parte di noi è caduta vittima almeno una volta.
E la bicicletta è in fondo alla classifica di questo indicatore di valore e ricchezza, più in basso dell’auto più scassata che esista.
Per questo ho creato su Bike for Good, una specie di rubrica in cui ho iniziato a raccogliere articoli che parlano di biciclette nei film. Oltre che a unire due mie grandi passioni, cinema e bicicletta, questo mi dà la possibilità di mostrare un’immagine della bicicletta diversa, che una forma di comunicazione potente e forgiante come quella dei film può aiutare a dare.
Puoi trovare qui gli articoli scritti finora.