Trail del Barocco: 4 motivi per iscriversi all'edizione 2024
Il Trail più duro che abbia mai fatto
Ok, ti ho ingannato. È il Trail più duro a cui abbia mai partecipato perché è il primo!
Sarà anche l’ultimo?
Me lo chiedo, perché oltre a essere il primo non l’ho nemmeno completato.
Questa potrebbe essere l’ennesima storia di una sconfitta personale, ma non mi sento sconfitto in realtà.
Fare un Trail di 200 km con quasi 2 mila metri di dislivello è per me (oltre che un’impresa titanica) uscire dalla zona di comfort. Per due motivi:
A) L’aereo e lo sbattimento
È uscire dalla zona di comfort perché per farlo ho dovuto prendere l’aereo. Io che non ne prendevo uno da oltre 5 anni, complice la pandemia e l’arrivo di 2 figli.
Considera che già mi scoccia prendere l’auto per andare poi a pedalare, tanto sono ecologista. E l’aereo è il mezzo meno ecologico al mondo.
B) condizione fisica e equipaggiamento
Non sono allenato, non ho la bici curata e tirata per l’occasione, non ho nemmeno tutto l’equipaggiamento necessario. Nemmeno le scarpe da bici con le tacchette, perché si sono rotte e non ho ancora avuto voglia di tirare fuori il centone e passa per ricomprarle.
C’erano diversi motivi per non essere al Trail, ma ce ne sono stati evidentemente di più forti anche se meno chiari per esserci.
- Uno è sicuramente l’insistenza di Stefano, uno degli organizzatori del Trail del Barocco, nonché mio socio a Bike for Good.
- Secondo, non avevo mai visto Siracusa e io sono un esploratore. I viaggi sono stati per molto tempo la mia prima passione e anche ora sono nella top 3.
- Ma soprattutto c’è una cosa che si scontra con le mie costanti paure ed è la voglia di avventura, di fare nuove esperienze, di portarmi a casa ricordi e sensazioni da poter condividere qui, ora, con te.
Prologo
Non ero allenato per un Trail e volevo almeno partire riposato. Invece ho dormito poco per diverse notti prima del Trail e ho iniziato a usare la bici venerdì mattina.
Stefano mi ha fatto da guida per ogni singolo vicolo di Ortigia, il cuore antico di Siracusa.
Girare in bici per tanto fascino e tanta storia è cosa da privilegiati.
Il sole ancora non troppo caldo di primavera e la brezza marina, le bellezze naturali e artistiche hanno riempito e appagato i miei sensi.
La sera stessi posti ma tutt’altra luce, tutt’altra magia.
Ho partecipato infatti alla caccia al tesoro ciclofotografica. Un prologo al Trail vero e proprio che gli organizzatori si sono inventati per fare scoprire ai partecipanti le bellezze di Ortigia e conoscersi un po’ tra di noi.
Oltre all’incanto, il divertimento e anche lo spirito competitivo crescevano a mano mano che scovavamo nuovi posti da fotografare.
Partenza
Sabato 1 aprile, il Day One del Trail del Barocco inizia con la sveglia alle 6. Partenza in auto alle 6.30 per andare a raccogliere le bici rimaste al sicuro da Stefano.
E poi i primi 7 km in bici per raggiungere il luogo della partenza. Un’azienda agricola nata nei pressi di una fortezza del V secolo AC e dove si può ammirare un Solacium medievale che dicono sia stata residenza estiva di Federico II di Svevia.
Siamo pronti a partire alle 7.30, ma aspettiamo i ritardatari e si parte effettivamente alle 9. (La partenza ritardata si rivelerà un errore).
Dopo pochi km ci si immette in una pista ciclabile in cemento sorta sul tracciato di un’antica ferrovia.
Fino a qui tutto bene.
Attraversiamo la città senza problemi, solo un paio di escursioni fuori traccia.
Qualche incantevole stradina di campagna e un ripido attraversamento dei binari ci portano al primo sterrato impegnativo.
La traccia percorre la scogliera a sud della città.
Il panorama è spettacolare, ma il cielo è grigio, i colori poco brillanti. Noi comunque ringraziamo perché la giornata altrimenti sarebbe stata ancora più pesante.
La terra bruna sotto le ruote lascia molto spesso spazio a rocce che costringono chi più chi meno a scendere di sella e spingere la bici.
Da questo punto in poi credo di aver camminato il 50% del percorso.
I più esperti di noi e quelli in mountain bike a pedalata assistita hanno gioco più facile, ma in diversi punti anche loro spingono la bici.
Ammuttabike
La parola di giornata diverrà “ammuttabike”.
Solo l’indomani capirò che non si tratta di un modo locale per definire la mountain bike, ma un divertente gioco di parole: “ammuttari” = spingere.
Si esce dallo sterrato all’altezza del faro. Ci sono alcuni degli organizzatori a salutarci e io grido: “Meno male che si poteva fare anche in gravel!” “Non hai ancora visto niente,” mi rispondono.
E in effetti, da lì a poco inizia un secondo tratto molto impegnativo in cui si pedala, pardon, si trascinano le bici direttamente sulla spiaggia e sugli scogli.
La velocità media sfiora a occhio e croce i 5 km/h in questa fase!
Continuo a pensare che sto attraversando dei bellissimi posti, ma che se facessi meno fatica e non mi bruciassero le gambe per le sgraffignate dei rovi sarebbe tutto più divertente.
Ci allontaniamo dalla costa e il terreno ci lascia un po’ di respiro.
Ci fermiamo per il pranzo. Siamo morti e se pensiamo che finora non abbiamo fatto dislivello e siamo a metà dei km ci sentiamo male.
Poi percorriamo sentieri che la vegetazione cresciuta nell’ultimo periodo rendono invisibili.
Il gruppo dei Quasi Bikers milanesi in cui sono inserito è rallentato anche da una serie di forature.
Stranamente, le mie ruote lisce da 34 mm resistono.
Inizia la salita
Dopo Cassibile, inizia la salita vera. Qualche tornante in asfalto sopra il 10% ci lascia godere di un bel panorama.
Dopo un po’ ci imbattiamo in un altro tratto troppo difficile per essere percorso con le nostre bici e con le nostre capacità. Salvo qualche brevissima pedalata ogni tanto, camminiamo per chilometri e per un tempo che sembra infinito e che probabilmente supera l’ora.
Mi solleva il fatto di essere comunque circondato da una natura spettacolare.
Finita la salita, finalmente qualche sterrato pedalabile.
Un altro sforzo e arriviamo a Canicattini Bagni.
Si è fatta una certa e siccome mancano oltre 20 km di salita, decidiamo di abbandonare la traccia e percorrere la strada asfaltata per non arrivare troppo tardi alla meta.
La pedalata diventa gioco forza poco piacevole. Il traffico non è troppo intenso ma le auto sfrecciano alla nostra sinistra.
Peccato perché ci dicono che stiamo saltando la parte più suggestiva del tracciato.
La resa
Dopo qualche km inizia a spegnersi la mia luce. Pedalare per una strada che sembra infinita e in salita, con le auto che rombano al mio fianco, mi sega gambe e volontà.
Il sole sta tramontando. Alla stanchezza si somma il freddo.
Rimango solo e chiamo per sapere se non ho sbagliato strada.
I miei compagni mi aspettano. Qualcuno dice che con quel rapportino non arriverò più. Ma più di quel “rapportino” non riesco a spingere.
Sono costretto a chiedere soccorso. A 5-6 km dall’arrivo mi copro di ignominia e mi faccio venire a prendere in auto.
Arrivato al campeggio dove sosteremo per la notte (stanze doppie a un costo irrisorio), faccio una doccia ustionante che brucia la carne viva delle ferite procurate dai rovi.
Cerco di mangiare la pizza offerta a tutti i partecipanti dall’organizzazione, ma ho la nausea. Mi butto a letto vestito per non patire il freddo.
Domenica
Domenica 2 aprile, onde rischiare di dover essere soccorso ancora evito di prendere parte al Day Two.
Accompagnerò gli organizzatori lungo alcune tappe del tour. Mi godrò la bellissima cittadina di Noto, i racconti e le foto dei guadi e accoglierò i ciclisti nella tappa intermedia del velodromo di Noto.
Un’incredibile struttura all’aperto costruita nel centro città, dove si allena anche la squadra nazionale di ciclismo su pista.
Al velodromo, per tutti quelli che lo desiderano ci sono ad accoglierli i cannoli farciti sul posto.
Poi si riparte per Siracusa, per la parte più facile del tour.
Per i ritardatari, il rientro in città avverrà nuovamente al buio e sotto la pioggia!
Non si saranno fatti mancare proprio niente in quest’avventura barocca.
Epilogo
Come ho scritto, questa non è la storia di una sconfitta.
Già solo la splendida giornata di venerdì, passata in bicicletta a esplorare la città di Siracusa ha ripagato il biglietto aereo.
Sono contento di avere fatto questa esperienza e di avere conosciuto un sacco di nuova gente, simpatica e molto accogliente.
Se ci sarà un nuovo Trail del Barocco per me, credo però che sarà con una bi-ammortizzata. E magari pure elettrica!
4 motivi per iscriversi all’edizione 2024 del Trail del Barocco
Ormai ti saranno chiari, ma li voglio comunque ribadire. I 4 motivi principali per cui iscriversi alla prossima edizione del Trail del Barocco sono:
1. Il mare
Pedalare a pochi metri dal mare non è cosa che succeda tutti i giorni, specialmente in un Trail. Non stiamo parlando della pista ciclabile cittadina, ma di natura selvaggia!
2. I paesaggi spettacolari
L’ho già detto? I paesaggi, anche quelli un po’ più lontani dalla costa, sono tanto interessanti da farti dimenticare la fatica.
3. La storia
Durante il Trail si percorrono strade antiche dove sono evidenti i segni dei carri e si ammirano capolavori barocchi e persino costruzioni abbandonate da millenni.
4. L’accoglienza sicula
L’accoglienza siciliana è famigerata e non c’è bisogno che mi dilunghi su questo. Conta poi che nel Trail del Barocco, cena, posto tenda, cannolo e trasporto bagagli sono inclusi nel (competitivo) costo d’iscrizione.
E ora che sei arrivato in fondo all’articolo, puoi vedere le immagini che ho ripreso con il cellulare durante lo scorso trail del Barocco.
Ti invito anche a iscriverti al canale YouTube di Bikeforgood per altri video racconti in sella alla bici.