Viaggio in bici con De André, da Cremona a Ostiglia
Dopo la prima tappa Milano-Cremona e la seconda Cremona-Ostiglia, Davide Zeno Ferrari ci racconta la terza tappa del suo viaggio in bici da Milano al mare accompagnato da De André.
La tappa corre lungo il Po, attraverserà Ferrara la città delle biciclette, e si concluderà all’Abbazia di Pomposa nei pressi di Codigoro.
Terza tappa
24/08/2020 Ostiglia – Codigoro
105 km
Notte umida con le finestre aperte.
La mattina del terzo giorno comincia stropicciando gli occhi e stirando le braccia e le gambe.
L’età del cicloviaggiatore
La mia età si misura nei km percorsi il giorno prima e mi sono svegliato più vecchio di 150.
Cambiare letto tutte le sere richiede un minimo di allenamento, e oltre a questo non sono abituato a lasciare le finestre aperte per fare entrare l’aria pulita della provincia.
La padrona di casa mi coccola come se fossi un figlio, la colazione in giardino è apprezzatissima in compagnia del gatto nero super attento ad ogni mossa.
Carico la bici gialla e riparto con il proposito di tornare ancora per altre venture.
Allestimento della bici da viaggio
La bici gialla ha componenti entry level, ad esempio cambio e leve Shimano Claris, ma un bel telaio in acciaio; ad ogni modo non è il peso il suo punto forte.
Non ho risparmiato peso neppure nel bagaglio. Ho scelto e già testato le borse Geosmina: l’anno prima in Valtellina sulle salite di Pescegallo, Chiesa Valmalenco e Stelvio.
Nella borsa al manubrio i vestiti da ciclismo, il cambio civile nella borsa sottosella, mentre i viveri, i documenti, gli attrezzi per le riparazioni e la minicam sono distribuiti nella borsa al telaio e al tubo orizzontale.
Non utilizzo le borse alla forcella che completerebbero il kit bikepacking, ma ho preso questa estate al Decathlon un porta borraccia in tela da mettere al manubrio, ed è stata una scelta azzeccata.
In questo modo compenso la relativa scomodità di raggiungere l’acqua sotto la borsa al telaio e aumento le scorte, arrivando a due litri in totale.
Nel terrore di non riuscire a evadere la regola: “se lo porti non ti servirà, se non lo porti lo rimpiangerai”, riempio tutto il bagaglio.
Aspetti negativi degli attacchi spd
Ho inoltre deciso di indossare le scarpe con attacco spd mentre pedalo e di infilare delle scarpe di tela nella borsa per la sera.
Le scarpette aiutano di certo nella spinta ma hanno degli effetti nocivi: il piede si scalda e comincia a formicolare e, non lo so ancora, ma dopo ci vorranno almeno sei settimane per recuperare l’uso normale del pollicione.
Devo ancora imparare a muovere ogni tanto tutte le estremità, ma intanto penso: meglio il piede che la sella.
Guadagno l’argine e leggo sui muri di una condotta dell’acqua:
ALE ❤ ricordati io ti sposo ❤
Tanto poi divorzieremo
A Pompei usavano scrivere invece:
Amantes, ut apes, vita(m) mellita(m) exigunt.
Velle.
Gli amanti, come le api, passano una vita dolce come il miele.
Magari.
Paese che vai…
La natura parla in dialetto
Ostiglia ospita una importante centrale elettrica a gas e la ciclabile passa tra l’impianto e il fiume.
Poco dopo la località Le Cascine entro in Veneto e la natura cambia dialetto, i cartelli con le indicazioni sono più regolari. Nonostante la presenza dei cartelli e delle panchine per il picnic, mancano ancora le fontane: è un peccato perché penso i ciclisti scenderebbero volentieri nei borghi per la pausa caffè, ma arriverebbero tanto più volentieri sulla ciclabile se fosse correttamente attrezzata.
Per fortuna, grazie alla vicinanza del fiume al sentiero, la temperatura si mantiene sotto i 30 gradi per la prima ora e mezza, quando raggiungo Ficarolo e riattraverso il Po sul ponte stradale.
Ho deciso di passare da Bondeno, dove da adolescente avevo provato la prima volta lo gnocco fritto a cena prima di un capodanno alcolico nella campagna innevata. Poi passerò da Ferrara, senza allungare particolarmente dal percorso prestabilito.
La campagna del Po
Dopo il tempo passato in mezzo ai campi, tornare sulla provinciale è dura, nonostante il Canale delle Pilastresi che corre parallelo.

Ponte sul Po a Stellata Ficarolo
All’altezza della stazione di Stellata Ficarolo attraverso il ponte e mi dirigo a Sud: Crociale, Marmagna, Borgo Scala. Ora è il canale di Burana che segue la provinciale, guadagno la ciclabile e incrocio due amici in viaggio come me: ci scambiamo un cenno di intesa quando mi superano nelle loro casacche da cicloturisti Surly.
Un deposito scoperto di auto grosso come il centro del borgo si affaccia sulla sinistra e lo sorpasso come le altre note di folklore. Il centro del paese porta ancora i segni di vecchi terremoti, ma non ho più ricordi precedenti per un confronto.
Cerco senza esito fontanelle nei parchetti, sgranocchio una barretta e riparto. Scavalco il Cavo Napoleonico, canale artificiale che scolma il Reno nel Po qualche km più a Nord.
La campagna intorno cambia ancora, popolandosi di Guardabuoi e Garzette che volano con il collo ripiegato. Il fieno viene raccolto in balle squadrate e non circolari e la provinciale trafficata da camion e auto in velocità è protetta da platani intermittenti.
Le fronde degli alberi assumono una forma squadrata all’altezza dei rimorchi che ne rasano le foglie, dando una sensazione ancora maggiore di passare in un tunnel verde.
I campi sono tanto più larghi di quelli visti dall’alto dell’argine nei giorni precedenti. Le coltivazioni di alberi da frutto in filari all’altezza di Vigarano Pieve mi ricordano la fame provata di fronte ai meleti dell’alta Valtellina il giorno del Gavia – Mortirolo.
All’altezza di Porotto – Cassana la provinciale è affiancata da una ciclabile intermittente e da case basse con un piccolo giardino sul fronte e un passo carraio spropositato.
Incrocio un bambino in bici da corsa con la mamma a passeggio e mi squadra con tanto d’occhi; è lui che mi guarda dallo specchio interiore e mi rende eroico, avventuroso e gigantesco.
Ferrara, città delle biciclette
Mando una foto a casa con il cartello di “Ferrara, città delle biciclette”, raggiungo il castello e mi fermo per sgranocchiare qualcosa. Turisti e locali mi sorridono, e la bici gialla sorride di rimando con il sole che riflette sulle goccioline cadute sul telaio mentre rifornivo d’acqua le borracce.
Attraverso Piazza Castello acciottolata, arrivo in Piazza Trento e Trieste, con i portici e gli archi acuti, scambio uno sguardo di intesa con altri cicloturisti in bike packing. Ci sono biciclette parcheggiate ovunque e sono così tante che non trovano appoggio ai muri, ma vengono allineate con un certo ordine appoggiate ognuna al suo cavalletto.
Mi perdo nelle viuzze e raggiungo Piazza Medaglie d’oro, poi passo sotto gli archi dei bastioni per dirigermi di nuovo verso la campagna. Imbocco via per Pomposa con alle spalle circa 60 km.
Rinfrancato dalla pausa comincio a spingere e ad alzare le medie, se non altro per la voglia di sfuggire ai camionisti lanciatissimi sulla strada. I cartelli che indicano ai conducenti dei veicoli la loro velocità mi mettono ansia: da una parte non nascondono il motivo del loro posizionamento (spesso non vengono rispettati i limiti), dall’altra è una certezza di mancata sanzione.
La temperatura è sempre alta, ma l’ombra degli alberi da bordura ripara dal sole più cattivo, e nei campi il paesaggio è più vario, alternandosi campi rasati di fieno e filari di alberelli da frutto.
Val Padana, provincia di Sassari
Dopo pochi km comincio già a vedere le indicazioni per la mia destinazione finale e qualche interessante borgo nei paraggi: Codigoro, Tresigallo, Massafiscaglia, Lagosanto, Jolanda di Savoia e Cona (ma mi piace immaginarla “Kona”). Mi sembra giusto dedicare delle cittadine a dei nomi così importanti.
Sfioro il centro di Tresigallo, cittadina di interesse urbanistico ed architettonico che merita sicuramente un secondo passaggio, date le costruzioni che rispondono ad una estetica, in stile razionalista, ma anche posizione e funzione predeterminate, con una precisa idea dei rapporti sociali tra gli abitanti.
Lagosanto ha una cittadina sorella in Sardegna: Luogosanto, provincia di Sassari, vicino Aglientu. Nomi che ora son coperti da una nuvola alcolica, vino rosso in bicchieri di coccio al sapore di sagra di paese con sottofondo cover band di De André che canta Amico Fragile.

Ex zuccherificio Eridania a Codigoro
Il Po di Volano e l’abbazia di Pomposa
Nella decina di km da Massa Fiscaglia fino a Codigoro il Po di Volano corre affiancando l’asfalto: è un canale, largo circa una decina di metri nel punto in cui lo incontro, che ricalca un vecchio ramo del Po, andato via via restringendosi dopo il cambiamento del percorso principale delle acque in epoca medievale. Le acque non sono molto più basse della carreggiata e pare di dare un senso alla Via del mare che sto percorrendo.
La Torre di Tieni, eretta dagli Estensi per difendersi dagli attacchi fluviali dei Veneziani compare tra il verde sulla riva opposta del canale; mi immagino i difensori che avvistano dalla distanza il nemico e scagliano qualche dardo al grido: “To’! Tieni, beccati questa!”
Dopo il cartello di ingresso a Codigoro incontro un capannone abbandonato: si tratta dell’ex zuccherificio Eridania, in effetti il primo stabilimento della società, attivo da inizio Novecento e fino agli anni Settanta, dove veniva lavorato il prodotto partendo dalla barbabietola coltivata nei campi attorno.
Poche decine di metri più avanti trovo anche gli impianti idrovori per il controllo delle acque alte e acque basse, in più occasioni potenziati nel secolo scorso e ancora attivi per la sicurezza del fiume e dei canali.
La terza tappa si conclude prima delle precedenti: ho tempo per doccia, lavaggio della tuta, power nap e visita all’abbazia di Pomposa a due km dall’agriturismo.

Strada dell’Abbazia di Pomposa
La sera, dopo la cena con fritto misto alla base del campanile della chiesa, mi godo la passeggiata di rientro nel silenzio della provincia.
Continua la lettura con la quarta tappa Codigoro-Rimini.
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