Zoncolan: come scalarlo anche senza allenamento con questi 6 ingredienti
Lo Zoncolan? Una passeggiata…
– Ho telefonato all’albergo diffuso che ci ha consigliato mio cugino.
– Ah.
– Dicono che ci sono molte attività e si possono fare delle passeggiate in bici.
– Come si chiamava il paese?
– Sutrio.
(Dopo una ricerca su GoogleMaps)
– Ma è ai piedi dello Zoncolan! È quella la “passeggiata” in bici che vuoi fare?!
È iniziata così, un po’ per caso, un po’ per sbaglio il mio approccio alla salita vera in bicicletta.
Fino a quel momento in giornata avevo fatto al massimo 700 m di dislivello e appunto sparpagliati in un’intera gita.
Vado a guardarmi qualche sito per raccogliere informazioni sulla salita allo Zoncolan. Leggo che è la salita più dura d’Europa, forse la più dura al mondo del ciclismo professionistico su strada.
Ottimo, proprio adatta alle mie potenzialità – penso.
Ma visto che ero lì ai piedi dello Zoncolan, non provarci neanche mi sembrava sciocco.
Pensavo che dopo qualche tentativo magari avrei potuto prenderci la mano e arrivare almeno a un buon punto della salita. Avevo due settimane per allenarmi e provare.
Ma la pigrizia, la sonnolenza mattutina e la voglia di accompagnare i miei bimbi una volta al fiume, una volta a raccogliere mirtilli, un’altra a trovare i cervi… mi hanno tenuto lontano dalla bicicletta.
E così sono arrivato al penultimo giorno di vacanza senza ancora aver nemmeno tentato la scalata allo Zoncolan.
Ma il penultimo giorno, le cose che volevamo fare insieme le avevamo bene o male fatte tutte. E, sotto l’incoraggiamento della mia compagna, sono partito. Lei e i bimbi avrebbero finito con calma i preparativi e ci saremmo incontrati lungo la strada.
Lì mi avrebbero raccolto oppure sarebbero tornati indietro a riprendermi se mi fossi sentito di salire ancora un po’ in bici.
Anche se il versante che stavo per scalare era quello di Sutrio e non quello di Ovaro, reso leggendario dalla imprese al Giro d’Italia, le pendenze sono simili e la lunghezza della salita solo di poco più lunga.
La mia non è nemmeno una bici da corsa, ma una gravel con pneumatici da 34, tassellati. Non il massimo della scorrevolezza su asfalto. Ma cerco di farmi morale, dicendo a me stesso che non sono un pro, e che al mio livello contano solo le gambe, non la bici che hai.
Così parto, consapevole che una salita costantemente intorno al 10% (e che si avvicina al 20% negli ultimi chilometri) non la posso reggere a lungo.
La salita più lunga che abbia mai fatto era di 5 km al 5% di pendenza media.
E poi non sono allenato e temo che potrei soccombere anche solo dopo 1 km.
In cuor mio spero di arrivare alla partenza della funivia in località Zoncolan, dove inizia il tratto proibitivo, ma non ci credo poi molto.
Ce la farò? Per scoprire come è andata non ti resta che guardare il video. E se ti è sembrato simpatico, ti chiedo di iscriverti al mio canale YouTube.
I dati dell’impresa (o supposta tale)
Partenza da Sutrio, quota 600 metri sul livello del mare, scarsi.
Destinazione Zoncolan a 1760 metri circa. Quindi un dislivello di quasi 1200 m.
La salita è di 12 km, quindi la pendenza media è del 10% circa.
Come in molte strade provinciali c’è un piccolo cartello bianco che ogni 100 m ricorda quanta strada hai fatto. Non è molto incoraggiante.
Il racconto dell’ascesa al Monte Zoncolan
Avanzo molto lentamente e riesco a completare i primi chilometri di salita e già mi sento un eroe.
Mi supera l’auto con a bordo compagna e figli che mi incitano. Faccio segno di proseguire perché per ora ce la faccio.
Verso i 6 chilometri mi superano al triplo della mia velocità due ragazzini. Penso: “che fenomeni sono!?” Ma poi mi accorgo che il tubo è un po’ “ciccio” e nasconde elegantemente la batteria.
Mi chiedo se abbia senso dal punto di vista educativo che guidino già delle e-bike, ma il nostro trainer Stefano La Sala, commenterà il video dicendo che in età di sviluppo è meglio non affrontare salite così impegnative come lo Zoncolan, quindi ben vengano le e-bike.
Il fresco della montagna e il bel paesaggio mi offrono conforto, ma sono talmente stanco e impegnato nello sforzo che non bado neanche alle auto che mi superano e che in città mi farebbero sussultare ogni volta.
Più salgo e più la mia autostima cresce. Il mio povero record di 700 m di dislivello è battuto!
Arrivo alla funivia e il mio obbiettivo è ampiamente raggiunto. Mi congratulo con me stesso, perché tutto quello che riuscirò a fare da lì in avanti è veramente un di più.
E infatti…
Gli ultimi durissimi 3 km di salita
La strada si fa subito troppo dura per me e dopo poco sono costretto a mettere il piede a terra, più volte. Anche a piedi i tratti al 20% sono faticosissimi.
Cado. Praticamente da fermo. Penso che forse sono troppo stanco, ma al ritorno mi accorgerò però che non era stanchezza, ma semplicemente avevo perso la vite della tacchetta.
Dopo 2 ore e passa dalla partenza arrivo al Monte Zoncolan!
La media oraria è davvero scandalosa, ma il fatto di non aver dovuto farmi venire a prendere è un motivo di orgoglio.
La sensazione è splendida. Come la vista che si gode da quassù.
Faccio ancora qualche centinaio di metri per raggiungere il rifugio Tamai, dove una miss mi offre subito il mio premio, come ai ciclisti veri!
Sono stanco ed emozionato.
Come affrontare la salita allo Zoncolan senza allenamento
Insomma, perfino la salita più dura del mondo si può fare senza molto allenamento. Bastano secondo me questi 6 ingredienti:
- Non prenderla come una sfida all’ultimo sangue,
- Avere basse aspettative,
- Avere autoironia,
- Essere disposti a fare fatica,
- Non vergognarsi dei propri limiti,
- Avere qualche ora a disposizione…