Percorsi mtb del Rio Vallone: mai farli d’inverno!
È stata una delle giornate in bici più faticose che io ricordi. Ti è mai capitato qualcosa di simile?
Avevo già provato a fare il percorso mtb del parco del Rio Vallone con la mia bici gravel (o da ciclocross per essere più precisi), una Cannondale Caadx, la primavera scorsa e ho trovato l’esperienza massacrante, a causa dei tanti saliscendi.
Ne avevo parlato al mio amico mountain biker e gli avevo detto: “lì con la tua bici puoi divertiti, ma quando decidi di andarci non mi chiamare.”
Meglio non affidarsi ai cartelli sul percorso
A Natale al mio amico hanno regalato il Garmin 1030, il top di gamma. Si è iscritto a Strava per ottenerne il massimo e la prima traccia che ha voluto provare a disegnare è stata proprio quella del Rio Vallone.
A primavera non avevo seguito una traccia, ma mi ero affidato ai cartelli presenti nel parco che segnavano i vari percorsi. Avevo deciso di percorrere l’itinerario 5, che attraversa da Nord a Sud tutto il parco. Pessima idea. La segnaletica è insufficiente, un cartello ogni 4 o 5 incroci e quando il parco viene tranciato da una strada automobilistica, nessun segnale a indicare se per riprendere il percorso bisogna girare a destra o sinistra.
Questa volta avremmo potuto seguire una traccia, pazientemente costruita dal mio amico su Strava, seguendo i sentieri disegnati sulla mappa.
Nonostante i miei propositi di non avventurarmi più in quei luoghi senza una bici adeguata, mi sono lasciato convincere perché con la scusa del poco tempo a disposizione a un certo punto sarei stato comunque costretto a girare la bici e tornarmene indietro. Inoltre il mio stato di forma era decisamente migliore di quello di inizio stagione. Forse, pensavo, sarei riuscito a cavarmela nonostante i single track infangati.
Avvicinamento al percorso mtb del Rio Vallone
Partiamo da Cernusco sul Naviglio e fino a Gessate non serve altro che seguire la ciclovia del Naviglio. L’unico problema è il grande freddo: faccio fatica a scaldarmi.
Poi si percorre un piccolo tratto di ciclovia del canale Villoresi, finché a un certo punto si passa un ponte e si prende un single track che corre sull’argine opposto del fiume. In pratica il sentiero corre parallelo a un paio di metri dalla ciclovia, cosa che non ci ha permesso di individuarlo al primo colpo.
Poco male, torniamo indietro di poche centinaia di metri e siamo sulla traccia per il percorso mountain bike del parco.
Attraversiamo pozze ghiacciate che crepitano sotto le ruote della bici. Dopo poco iniziano i saliscendi, sono strappetti di pochi metri, l’insidia maggiore è costituita dal terreno, ma sembra tenere. Qualche discesa o salita più impegnativa sono comunque costretto a farmele con la bici in spalla in stile ciclocross. Il mio amico biker ha decisamente meno problemi di me.
Quando il sole inizia a scaldare, invece che diminuire i problemi aumentano. Sì, perché il terreno gelato inizia a sfaldarsi sempre di più e dove c’era rigidità e qualche sottile lastra di ghiaccio, ora inizia ad esserci palta.
A tratti il sentiero si allarga in una mulattiera e senza buche o radici, io e la mia bici ringraziamo.
Ma su un tratto infido e paludoso seguito da sporgenza perdo il pedale e la salopette strofina contro i denti della guarnitura. Ho strappato la salopette appena comprata e ora c’è un piccolo buco sotto il ginocchio destro. Primo piccolo inconveniente di giornata.
Proseguo, lottando con il fango e facendo discreti pezzi a spinta. Anche il mio amico biker è in difficoltà, ma con il rapporto più agile che ha riesce a proseguire senza mai smontare di sella. Io mi devo fermare a spingere via il fango dalla mia gravel con un bastone.
Poi passiamo su stradine sterrate profondamente dissodate dalle ruote dei trattori. Sembra una giungla di sabbie mobili. Due pedalate e il telaio è talmente pieno di terra che le ruote non girano più. Devo scendere e farla a piedi.
Non basta il fango, anche una ruota bucata
Per giunta sto facendo tardi al mio appuntamento, ma ormai è più saggio finire il percorso per poi tornare a casa seguendo un’altra strada, piuttosto che tornare indietro per quell’inferno di terra.
Sbuchiamo su un provinciale ma sento la bici troppo morbida. Devo aver bucato. Infatti è così. Il mio amico mi aiuta a sostituire la camera d’aria, ma dopo questo ennesimo inconveniente è chiaro che non arriverò mai in tempo al mio appuntamento. Non mi resta che avvisare che tarderò.
Decidiamo però di accorciare un po’ il giro. Ancora pochi chilometri di poltiglia infausta e poi si punta verso Paderno d’Adda. Da lì sarà “tutta discesa”, come si dice. Prima quella dei tornanti impegnativi e acciottolati che ci portano al livello del Naviglio di Paderno, poi una lunga cavalcata lungo l’argine dell’Adda prima e del Naviglio Martesana poi.
Arrivati a Cernusco non ho quasi la forza di salutare il mio socio, tanto la giornata è stata faticosa. Ma un giro in bici vale sempre la pena di essere fatto e sicuramente è stato una gita da raccontare.
Visto che hai resistito fino al termine del racconto, ti meriti un premio! In cambio, ti chiedo di condividere questo post con i tuoi amici. Qui sotto trovi la traccia del percorso mtb che abbiamo seguito all’interno del Rio Vallone. Sono sicuro che ti divertirai. Ma se vuoi un consiglio: non percorrerla MAI in inverno!
E se vuoi fare il percorso del Rio Vallone in mtb insieme a noi, qui puoi scoprire come.