Gavia. Una delle salite più epiche del Giro d'Italia
Conosci le battaglie, le tragedie e le imprese sportive che hanno reso mitico il Passo Gavia?
La salita al Passo di Gavia è protagonista del primo episodio della rubrica “Senza fiato“, le grandi salite del ciclismo raccontate con un approccio turistico.
Guarda il bellissimo video e leggi l’articolo realizzati da Fabrizio Parisi.
E se vuoi scaricare la traccia gps, trovi il link in fondo alla pagina!
Il Gavia! I dati
Per raggiungere la cima di una delle strade più iconiche del nostro ciclismo bisogna arrampicarsi per 2618 metri, per una salita che collega la Valcamonica con la Valtellina, la provincia di Brescia con quella di Sondrio.
Da Ponte di Legno sale il versante più duro ed è OVVIAMENTE da lì che noi partiamo.
Si pedala in maniera piuttosto tranquilla su pendenze non impossibili poi si entra nel bosco e comprendiamo che non sarà una passeggiata.
Abbiamo percorso 9 km ed i prossimi 2 saranno i più duri di tutta la salita.
Le pendenze sempre sopra il 10% sono solo una delle difficoltà. La strada stretta ed il traffico di moto e auto di una giornata di agosto non permettono distrazioni.
Passo Gavia nella storia
Questa via utilizzata dai mercanti fin dal medioevo ha avuto grande importanza strategica durante la grande guerra.
Tra queste cime fu combattuta la battaglia più alta della storia. Ai 3678 metri di punta San Matteo, le truppe italiane capitanate da Arnoldo Berni cercarono di difendere la posizione dagli attacchi austriaci.
Il capitano perse la vita ed il suo corpo rimase intrappolato in un crepaccio.
Era il 3 settembre del 1918.
Sono passati più di 100 anni e nonostante anche di recente vi siano state delle spedizioni per cercarne il resti, il Capitano Berni ancora riposa tra i ghiacci di queste montagne.
Consigli su come affrontare la salita
Il Gavia è dopo lo Stelvio il valico più alto d’Italia. In questo tipo di salite, lunghe, con pendenze impegnative ed in alta quota, la gestione della fatica e delle risorse è di fondamentale importanza.
Per arrivare in cima è importante non esagerare con le andature, mangiare prima di aver fame e bere con continuità.
Lasciamo i troppo performanti Edo, Erika e Simona alle loro andature, ci aspetteranno in cima per un bel po’.
Noi scortiamo il Gionta, da poco sposo e quasi totalmente privo di allenamento verso la cima, assai dubbiosi sulle sue reali possibilità di riuscita.
Il punto più complicato: la galleria
Dopo 16 km di salita uno dei momenti più complicati: la galleria.
La galleria del Gavia fu costruita nel 1981 per evitare un pericoloso tratto a picco su un burrone.
Era il 1954 quando al transito di un camion di alpini la strada cedette facendoli precipitare nel vuoto.
Una lapide ancora oggi ricorda le 18 vittime.
Buia, lunga e con pendenze a doppia cifra il tratto in galleria è uno dei punti più duri e pericolosi della salita.
Quando si rivede la luce, mancano ancora 3 km. Non saranno semplici.
Gavia 14 volte al Giro
Il panorama però lascia davvero senza fiato non è difficile capire perché il Giro d’Italia sia passato da qui per ben 14 volte.
La prima nel 1960, quando questa strada era poco più di una mulattiera con diversi tratti sterrati.
Il primo ad arrivare in cima fu il vicentino Imerio Massignan. Aveva la possibilità di Vincere il giro d’Italia ma durante la discesa la fortuna decise di voltargli le spalle, bucò non una ma ben 3 volte e finì la gara letteralmente sul cerchione. Venne raggiunto e sorpassato dal campione lussemburghese Charlie Gaul.
Finì il giro al quarto posto, fuori dal podio per pochi secondi e tantissimi rimpianti.
Riccardo è decisamente in difficoltà. Lo attendiamo, ma da buoni amici decidiamo di abbandonarlo al suo destino!
Bufera di neve: la tappa del Giro d’Italia del 1988
Il 5 giugno del 1988 fu il giorno che consacrò questa salita alla storia del ciclismo.
Una giornata epica!
I corridori si trovarono ad affrontare freddo e piogga che si trasformò in nevischio prima ed in una vera e propria bufera di neve poi.
Il primo ad arrivare al passo fu Johan van der Velde, era ricoperto di neve, senza guanti e in maniche corte, non si fermò neanche un istante e si gettò in discesa verso il traguardo.
Pochi km dopo però il gelo ebbe la meglio e fu costretto a fermarsi, venne soccorso e riscaldato all’interno di un camper di tifosi!
Dietro di lui l’americano Andrew Hampsten, attrezzato con guanti ed occhialoni da sci.
Arrivato in cima si fermò, si mise addosso qualcosa di caldo ed asciutto e riparti.
Arrivò al traguardo insieme all’olandese Erik Breukink che vinse di tappa, lo statunitense invece fu il primo non europeo a vincere il Giro d’Italia.
Van der Velde? Alla fine riuscì ad arrivare al traguardo ma con circa 47 minuti di ritardo!
Ho visto di recente le immagini di quella giornata, le facce stravolte dei corridori che arrivarono al passo con andatura incerta mi ricordano il procedere barcollante di Riccardo che però arriva in cima alzando le braccia al cielo.
È indubbiamente lui il nostro eroe di giornata!
È tempo di scendere, Edo ed Erika andranno dalla parte di Bormio ed affronteranno il Mortirolo.
Noi invece torniamo da dove siamo venuti ed in poche decine di minuti ripercorriamo la strada su cui abbiamo sudato per ore.
Il mio segreto NON sono le gambe…
è la voglia!
In montagna uno pedala…
pedala…
e poi a un certo punto ti manca il fiato,
le gambe ti fanno male e pensi di smettere, di ritirarti!
Quello è il momento della voglia…
La voglia di dare un altro giro di pedale,
e poi dopo una pigiata ne viene un’altra e poi un’altra ancora
e ti tornano le forze…
Ecco che cos’è la Voglia
(Gino Bartali)
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