Interrail più bicicletta 1600 km attraverso l'Europa a 60 anni
L’interrail è di nuovo scontato a 60 anni.
E con una bici pieghevole al seguito è il massimo per girare l’Europa
Martedì 5 dicembre ho avuto il piacere di intervistare Monica Nanetti, creatrice del progetto Se ce l’ho fatta io, intervenuta al primo compleanno del negozio di biciclette Meglioinbici della mia collega EPMC Claudia Sala.
Durante l’intervista di è parlato di:
Qui puoi ascoltare l’intervista, oppure leggerne un lungo estratto più sotto.
Un curriculum di tutto rispetto
BfG: Monica Nanetti sta facendo un tour su per la presentazione del suo ultimo libro che si intitola Io e lady B e in una delle presentazioni c’era questa piccolo trafiletto su di lei:
- Ha pubblicato 5 libri:
- Se ce l’ho fatta io (diario di bordo del viaggio lungo la Francigena)
- Via Francigena for dummies (manuale celebre collana internazionale for dummies
- Via Francigena Svizzera,
- In bicicletta – L’europa a due ruote
- Io e lady B
- Pubblica un un podcast sulle principali piattaforme
- Ha realizzato una mostra fotografica itinerante dedicata alla via Francigena
- È relatrice in svariati incontri e conferenze legati ai temi del viaggio lento
- Slow Travel Fest di Monteriggioni
- Milano Bike City
- BAM di Mantova
- Festival del ciclista lento di Ferrara
- Collabora in qualità di testimonial con aziende ed enti territoriali come
- Specialized,
- Thule,
- Selle Italia,
- Turismo Svizzera,
- Friuli Venezia Giulia Turismo,
- Turismo Francese,
- Austria Turismo
- Ha pubblicato 5 libri:
Allora io sono metà ammirato e metà invidioso, però la domanda semiseria è Secondo te questo successo da dove deriva?
Monica Nanetti: Intanto è un po’ imbarazzante parlare di successo, nel senso che lette così in fila sono bellissime cose, che poi in realtà si sono sgranate nel tempo. Comunque se possiamo dire che l’idea un po’ è funzionata è perché sono una persona normale. Contrariamente al racconto interessantissimo di tutte le persone che fanno cose straordinarie, pazzesche io ho raccontato delle cose che “se ce l’ho fatta io…” come dice il titolo del mio blog ce la possono fare tutti.
Il messaggio è proprio guarda che tante volte ci censuriamo da soli, da sole a non fare delle cose che potrebbero essere divertenti e che ti fanno stare bene, semplicemente perché ci sembrano chissà che cosa. E io sono la testimonial l’ideale del fatto che… basta guardarmi e dici questa qui non è che sia una grande atleta, si capisce a vedermi e uno come me può fare dei lunghi viaggi in bicicletta, quindi li puoi fare anche tu.
Tutto è iniziato con la Via Francigena
BfG: Se ce l’ho fatta io è stato il primo viaggio di questa serie sulla via Francigena. Parlacene un po’. È stato il tuo primo viaggio in bicicletta?
MN: Assolutamente. È stata la mia prima vera esperienza in bicicletta, nel senso che io in bicicletta ci andavo per andare al mare e poco altro. Poi 7 anni fa visto che avevo un po’ di tempo e poi c’era il lavoro che mi aveva scocciato e le cose non giravano bene, ho detto “faccio qualcosa che non ho mai fatto. Mi prendo del tempo per me.” Mi avevano parlato della Via Francigena che adesso è più conosciuta, ma 7 anni fa non non la non la si sentiva molto spesso.
Ho pensato: “bella questa cosa della via Francigena! La faccio a piedi, perché io appunto non avevo un grande rapporto con le biciclette. Poi guardo e dico: “cavolo, ma a piedi sono 45 giorni io non ce li ho 45 giorni!” E ho detto: “Ma se io vado in bicicletta alla peggio ci impiego lo stesso tempo perché la spingo tutto il tempo, ma è impossibile che la spinga per tutta la strada.
Anziché 45 ce ne impiegherò 30. Ho preso la bicicletta letteralmente dalla cantina l’ho tirata su e quando sono effettivamente partita sono passati 8 mesi 9 mesi.
Nel frattempo ne ho parlato con un’amica, che mi ha detto: “bella idea, vengo anch’io!”
Ma la nostra preparazione, il massimo che avevamo fatto era un giro di 5 ore in totale lungo la Martesana. Quindi 5 ore sulla pianura assoluta erano il massimo della nostra performance ciclistica.
Ci siamo fatte portare da un amico le biciclette ad Aosta, ci ha piantato lì e abbiamo detto: “noi andiamo. Quel che succede succede. Se poi ci stufiamo, chi se ne frega, non abbiamo firmato un contratto con nessuno, non perdiamo la faccia con nessuno. Torniamo a casa.”
Siamo partite senza un programma. Sapevamo la strada a grandi linee, dicendo “andiamo verso Roma, magari poi tra due giorni siamo a casa con le pive nel sacco.”
Risultato: in 17 giorni siamo arrivate a Roma divertendoci in una maniera pazzesca!
È stato il viaggio più bello della mia vita. Io tra l’altro viaggio anche per lavoro, scrivo di viaggi, però quella è stata veramente un’esperienza meravigliosa e da lì è scattato il Se ce l’ho fatta io.
Poi sai i convertiti sono tremendi: tutti devono sapere che viaggiare in bicicletta è meraviglioso e soprattutto che si può fare anche se non sei giovane, anche se non sei un atleta, anche se non hai una preparazione particolare.
Certo che se prendi una bicicletta e vai nella giungla del Laos magari… Ma se vai da Aosta a Roma, c’è un paese ogni 10 Km, parlano italiano, c’è una stazione di treno. Se proprio finisce male ti asciughi le lacrime e torni a casa. Non è un’avventura poi così pazzesca e però è molto divertente.
Il blog di Se ce l’ho fatta io
BfG: E da qui è partito il progetto di Se ce l’ho fatta io e ha aperto la porta per altri viaggi.
Faccio la giornalista, quindi le cose le racconto e da lì è nato questo blog in cui raccontavo… ma proprio nel senso di dire ti racconto quello che ho fatto per farti vedere che sono cose possibili. Come ho fatto, come mi sono organizzata, che giro ho fatto…
BfG: Scrivevi mentre viaggiavi, la sera?
MN: È una fatica bestiale, perché la sera tutto hai voglia tranne di metterti a scrivere. Però ho visto che fa una grossissima differenza scrivere proprio a botta calda perché hai sempre queste emozioni forti, tanto entusiasmo. Ogni giorno ti succedono talmente tante cose che dopo due o tre giorni ti si impasta tutto.
E poi anche per chi legge ho visto che è molto più divertente seguire giorno per giorno.
Due anni dopo siamo andate da da Milano fino a a Tour in Francia, perché facendo tutti i posti di Leonardo da Vinci per il quinto centenario. Abbiamo cominciato a prendere acqua in Corso Genova e abbiamo finito di prendere acqua a Tour. 20 giorni sotto il diluvio.
Quando non pioveva nevicava oppure grandinava. Un tempo da lupi! Però scrivevo giorno dopo giorno e diventa divertente anche per chi legge perché dice “fammi vedere ‘sti poveri Cristi sfigati cosa hanno combinato oggi.” Se lo racconti dopo ormai sai com’è andata, invece c’è quel minimo di suspense: “vediamo se cedono e tornano a casa.”
BfG: Avevi contezza del fatto che ti leggessero? Che si era creata una comunità?
Sì perché devo dire è una comunità piccola ma molto sincera. Quelli che mi seguono sono non dico amici, ma è gente che partecipa proprio. Mi scrivevano dicendo: “Ma allora come va? Fa molto freddo?” Diventa una specie di grande famiglia per cui ti seguono proprio ed è molto divertente.
BfG: I viaggi successivi li hai fatti da sola o sempre in compagnia?
MN: Un po’ e un po’. Con la mia socia di viaggio viaggiamo insieme perché abbiamo gli stessi ritmi, gli stessi gusti e lo stesso modo di vedere il viaggio anche con altri amici. Ma è capitato anche che facessi qualche viaggio da sola.
BfG: Si viaggia meglio da soli o accompagnati?
Questa è una domanda a cui non ho mai saputo dare una risposta, perché sono due modi totalmente diversi di viaggiare.
È molto interessante viaggiare da soli perché devi vincere un po’ di paura, perché per quanto anche se io dico è facilissimo, però comunque partire per un viaggio da sola è tutto su di te: l’organizzazione… e poi comunque sei molto più attenta a quello che ti succede intorno perché hai solo da concentrarti sulle tue sensazioni e su quello che vedi.
Anche le persone che incontri sono molto più curiose di te, entrano molto più facilmente in in contatto con una persona che viaggia da sola in bicicletta. Una donna che viaggia da sola in bicicletta attira una certa curiosità benevola e io ho sempre trovato persone molto simpatiche.
Hai molti più scambi con l’ambiente che ti circonda. Se viaggi in compagnia fai molto più gruppo quindi per quanto tu ti guardi intorno ti isoli un pochettino non è che interagisci tanto.
Sei più rilassata e poi è anche molto bello condividere le emozioni che ti suscita quello che vedi.
Gli insegnamenti di un viaggio in bici e di un Interrail in solitaria
BfG: A proposito di quello che dici sull’essere più concentrati ,essere più nel flusso, la scelta della via Francigena come primo viaggio ha un risvolto spirituale? Mi affascina l’accostamento che fanno molti tra meditazione e andare in bicicletta. C’è questo tema nei tuoi viaggi?
MN: Un po’ sì. Io non sono molto spirituale, però c’è questo questo senso di straniamento, hai questa cosa ritmica per cui un pochino ti astrai, hai un movimento molto regolare molto costante intorno hai degli stimoli ma sono degli stimoli soft, ma secondo me è più ampio come come discorso, perché in un viaggio di questo tipo tu ti confronti con una quantità di ambienti, di sensazioni. Esci dal tuo guscio, impari di te delle cose che non sapevi prima.
Non è soltanto un’esperienza fisica, è qualcosa che ti rimane proprio a livello di coscienza.
BfG: Passiamo finalmente a all’ultimo libro e all’ultima avventura che è una specie di Interrail. Raccontacela un po’.
MN: Queste cose qui saltano sempre fuori perché sono in crisi. Quasi 2 anni fa ho compiuto 60 anni e l’ho presa malissimo: “Ah, son vecchissima! Mi sento decrepita!” Allora ho detto comincio a cercare qualcosa di bello nel compiere 60 anni e ovviamente non è che ci sia moltissimo nel compiere 60 anni. L’unica cosa che ho trovato però è che a 60 anni torna a essere scontata la tessera dell’Interrail.
Io non l’avevo fatta quando ero giovane, perché quando sei giovane pensi di rimanere giovane per sempre per cui sono arrivata a 27 anni e ho detto: “Ma come 27 anni! Ma io adesso non posso più fare l’Interrail!” e c’ero rimasta malissimo.
Quindi l’ho vista come una seconda opportunità. Però siccome mi piace viaggiare in bicicletta ho pensato: “se viaggio solo in treno arrivo in centro città e poi cosa faccio? È un po’ noioso.”
Avevo appena scritto il libro che racconta 50 itinerari di ciclovie attraverso l’Europa e dico: “fantastico! Ci sono un sacco di ciclovie, io uso il treno per collegarmi da una ciclovia all’altra e in bicicletta faccio dei tratti di queste ciclovie.”
Chi ha provato a viaggiare con la bicicletta sul treno sa che è uno sport estremo, e non solo in Italia eh! Le complessità ci sono anche in altri Paesi per cui ho detto: “tanto veloce non vado lo stesso, mi prendo una bicicletta pieghevole, la mitica Brompton, e così con questa vado dappertutto.”
In effetti va su traghetti, metropolitane e piegata diventa come un trolley.
Ho la fortuna di lavorare per come indipendente, quindi anche se con un po’ di fatica, riesco a organizzarmi e a 60 anni mi regalo 60 giorni in giro per l’Europa.
Sono partita e mi sono disegnata questo itinerario molto di massima, perché volevo anche lasciare un po’ di spazio all’improvvisazione. Cosa che infatti poi è successa: ho cambiato un po’ i programmi per vari motivi e sono stata in giro 60 giorni alternando tratti anche lunghi in bicicletta.
Alla fine sono stati più di 1600 km in bicicletta e tratti in treno ed è stata proprio un’esperienza. Cioè è stato un viaggio, ma 2 mesi di vagabondaggio in totale indipendenza con la tua borsina e basta attraverso l’Europa è proprio una roba che ti ti rimane come esperienza da tanti punti di vista.
BfG: Visto che dicevi prima che viaggiando in bici si impara su di sé. Questa volta cosa hai imparato?
È difficile da dirsi… Ho imparato che tutto sommato so cavarmela in molte situazioni, molto più di quanto non non creda.
Ho imparato che so stare anche abbastanza da sola, che tutto sommato mi piace anche tornare a casa, cosa che non era così scontata alla fine dei 60 giorni, e poi ho imparato un sacco di cose invece sul resto. Cioè ho imparato che girare in bicicletta con questo passo così lento, il fatto di essere così immersa dentro il territorio, ti dà modo di vedere i posti da un punto di vista completamente diverso, di assimilarli molto di più.
La stessa cosa vale per gli incontri. Soprattutto quando sei in giro da sola incontri un sacco di persone che ti raccontano i cavoli loro. Quindi hai delle belle storie.
Le città del futuro sono ciclabili
Ho fatto un giro anche delle città europee e ti accorgi che in Europa le città stanno diventando luoghi ciclabili. Qualcuna più velocemente, qualcuna meno velocemente ma che la tendenza è quella. E alla fine ognuna con le sue modalità, ognuna con le sue soluzioni stanno andando verso questa direzione, non per scelta, ma perché il flusso è inesorabile.
E quando ci arrivano i risultati sono buoni e diventano luoghi più gradevoli da vivere.
Se lo vedi e lo tocchi, capisci quante declinazioni ci possono essere, è estremamente interessante come cosa. Da un lato ti scoraggia perché dici: “ammazza quanto siamo indietro noi!” Dall’altro ti dà speranza perché ci si arriva nolenti o volenti. È solo questione di tempo, perché comunque sia non c’è alternativa.
BfG: Facci qualche esempio le cose che ti hanno impressionato di più dal punto della mobilità ciclistica.
A Parigi ero stata subito prima del Covid, quindi molti anni prima ed era una città ragionevolmente ciclabile, più ciclabile che Milano ma niente di che. E nell’arco di pochissimi anni, 3 o 4, è stata rigirata con un calzino. I ciclisti sono i padroni della strada e nessuno ha da ridire. Parigi è una città in cui la bicicletta è il mezzo primario di locomozione.
Berlino è una città grande incasinata che comunque pur non essendo la città ciclabile anche lì la bicicletta è considerato un mezzo di trasporto normale. Ci sono strade che sono a priorità ciclabile, ci viaggiano le biciclettea e se tu sei una macchina stai attento. È esattamente ribaltato il concetto del “ci viaggiano le auto e tu bicicletta stai attenta.”
La cosa divertente dell’Olanda, al di là della delle città che va bene anzi ti dirò, a me Amsterdam fa anche un po’ paura perché è come andare in macchina in tangenziale a Milano. Cioè se non sei di lì è pericoloso.
Ma in Olanda la cosa bellissima è che non ti devi porre il problema degli itinerari. Se tu dici voglio andare al paese di Pincopallo non è che dici “fammi vedere se c’è una strada che posso fare.” No, è scontato che tu ci puoi andare in bicicletta in sicurezza. Dovunque. Perché è previsto che la bicicletta arrivi dovunque in sicurezza capisci che è una roba talmente bella!
L’aneddoto di viaggio più divertente
BfG: Vuoi raccontarci qualcosa di di curioso che ti è successo magari con qualcuno qualche incontro, qualcosa di simpatico che ti sei portata a casa?
Il padre di tutti gli aneddoti di viaggio è quello del del nostro primo viaggio lungo la Via Francigena perché quello è una cosa che non ha mai smesso di farci ridere.
Allora succede che facciamo questa Via Francigena e – ripeto – sembra una fesseria, ma in 7 anni è cambiato veramente tanto il concetto di cicloturismo. 7 anni fa due signore di mezza età che andavano in giro in bicicletta coi borsoni erano delle aliene complete. Infatti per tutti i 17 giorni di viaggio nessuno ci ha mai rivolto la parola in italiano.
Insomma, arriviamo senza neanche sperarci alla fine di questo viaggio. L’ultima sera siamo a Sutri che è questa bellissima cittadina a nord di Roma. Siamo felici e molto fiere di noi. Stanche morte arriviamo in questo paese e andiamo in in un bellissimo bed and breakfast No stavolta ci trattiamo proprio bene.
Il tizio del bed and breakfast molto gentile ci dice: “vi consiglio io: andate a bere l’aperitivo vicino ai lavatoi antichi, poi il il ristorante tal dei tali bellissimo.” Vabbè, ma adesso è ancora presto cosa c’è da vedere e lui ci dice “c’è il duomo che non è un granché ma è molto bella la cripta del Duomo di Sutri.”
Docciate e pronte per la serata di festeggiamento conclusivo entriamo nel Duomo di Sutri, scendiamo nella cripta che in effetti è molto bella. A un certo punto la mia amica sente qualcuno che urla. Cacciamo fuori la testa, ma non vediamo niente e continuiamo a girare la nostra cripta.
Quando usciamo scopriamo che siamo chiuse dentro al duomo di Sutri.
Ora i casi sono due o ti metti a piangere o ti viene la ridarella. A noi ovviamente è venuta la ridarella, con la stanchezza non sai bene come reagisci e c’è venuta una ridarella da terza media. Poi ci accorgiamo che il telefono non prende quindi ridi ancora di più. Ma tu pensa, siamo qui stanche morte dopo 16 giorni in bicicletta, abbiamo un ristorante fantastico e i materassi in memory foam e ci tocca dormire sulle panche della chiesa digiune come due deficienti.
Incominciamo a girare coi telefoni per vedere dove prende sempre più ridendo, in un angolo prende una tacchettina e telefona il marito della mia amica. Siccome però sta ridendo come una pazza non riesce a spiegare cosa succede.
Finalmente troviamo la linea e chiamo il tizio del del bed and breakfast, il quali dice “Caspita, adesso ci penso, io non vi preoccupate.”
Passano 10 minuti e si apre una porticina laterale. Da questa porticina laterale vediamo entrare come un proiettile un cagnetto, dopodiché seguito dal tizio del bed and breakfast arriva questo uomo giovane che sembrava un modello di Armani, con il jeans stretto, la magliettina, un fisicato… “Scusatemi moltissimo, signore, pensavo non ci fosse più nessuno. Prego, prego.” E ci fa uscire. Chiude il cagnetto nel suo recintino, sale su una Harley Davidson gigantesca e parte nel nulla.
Noi rimaniamo lì e io dico al tizio delle bed and breakfast: “Ma che sacrestani di lusso che avete!” E lui mi guarda: “Ah ma quello non è il sacrestano, quello è il parroco.”
Come gestire le prenotazioni notturne
Con che orizzonte temporale prenoti i posti per la notte?
Ultimamente è diventato un problema abbastanza pesante. Io cerco sempre di trovare i periodi poco affollati e in generale io tendo a non prenotare perché secondo me se si prenota tutto il viaggio si è più vincolati. Quindi è più stressante che non prenotare volta per volta.
In genere trovo la soluzione di mezzo, cioè prenoto la sera prima per la sera dopo o la mattina per la sera in modo da sapere già dove andare ma non avere il tutto il viaggio bloccato.
La bicicletta non crea mai problemi negli alberghi. Quando chiamo dico sempre “ho una bicicletta, avete un posto chiuso dove metterla?”
Secondo me gli ostelli sono un modo di viaggiare che ti mette a contatto con altri viaggiatori e normalmente sono in posti molto belli e molto suggestivi. Magari un po’ spartani, però per esempio in cima alla Cisa c’è un ostello ricavato dalla vecchia casa cantoniera, a Gambassi Terme ce n’è uno ricavato da un’antica Pieve ristrutturata che è uno spettacolo assoluto.
Porti con te la tenda in caso di necessità?
MN: Non mi porto la tenda anche perché la tenda porta con sé il materassino e sono conscia dei miei limiti, ho già dato. Adesso se dormo tre notti in tenda mi portano su con un paranco.
E richiede comunque una complicazione, un volume di bagaglio in più che comunque è abbastanza significativo visto che appunto ti devi portare tutto appresso. Invidio molto chi è più giovane lo fa, ma per i giri che faccio io in Europa dove di sistemazioni ce ne sono di tutti i tipi francamente non vale la pena.
Attrezzatura e vestiti… per tutte le stagioni
Hai pensato prima di partire a una sorta di kit di sopravvivenza?
MN: Il kit di sopravvivenza meccanico l’ho dovuto fare non perché io sapessi usarlo, ma perché soprattutto con la Brompton il problema è che i pezzi di ricambio sono diversi. Anche se vai dal più bravo ciclista del mondo se rompi un raggio della Brompton ci può far poco. Quindi ho dovuto fare un kit di sopravvivenza delle cose che si possono rompere sulla Brompton. Avevo una borsa così di roba e l’unica cosa che ho rotto ovviamente era quella che non c’era.
Per il resto di cose da portarsi dietro tassativamente a parte il nastro americano che è la mia coperta di Linus, praticamente ormai non esco di casa senza un rotolo di nastro americano perché ci ho aggiustato il mondo. Per il resto niente di particolare anche perché ripeto se vai in giro in Europa ti fermi e compri quello che ti serve.
BfG: Viaggi con la bella stagione o tutto l’anno?
Tendo a viaggiare diciamo da da aprile a ottobre, ma più più che per il freddo per la quantità di ore di luce. Non perché io faccia 8 ore in sella, però anche quando arrivi alle 5 del pomeriggio in periodo primaverile o estivo hai ancora qualche ora di luce per vedere i posti dove sei.
BfG: Da vestire cosa porti, soprattutto se devi affrontare freddo e brutto tempo?
Nell’ultimo viaggio avevo vestiti per tutti i climi perché sono arrivata fino a Inverness in Scozia e c’erano 3 gradi e partivo da qui che ce n’erano 25, e quando sono tornata ce ne erano 35.
Faccio un inciso: siccome non sono una ventenne in forma stratosferica, sto facendo i salti mortali per evitare di andare in giro vestita con una deficiente in lycra.
Quindi mi sono procurata delle mutande col con l’imbottitura e dei pantaloni più o meno normali cosa che mi permette di entrare al bar senza vergognarmi come una ladra di questo assetto tecnico. Quindi
- 2 paia di mutande imbottite,
- 2 magliette tecniche e
- un cambio per la sera, cioè un paio di pantaloni e una maglietta,
- più un pile,
- una giacca a vento e
- un guscio.
Con questo assetto qui puoi andare un po’ dappertutto. E sì devi farti il bucatino tutte le sere, poi quando trovavo la la lavatrice negli ostelli stavo a letto un giorno e lavavo tutto.
Che luci avevi?
Avevo le luci led con la dinamo. Poi in realtà non sono mai andata in giro di sera se non una volta perché tornavo da cena, però per le gallerie uso luminarie di tutti i tipi. Ma con la dinamo erano più comode.
Quale sarà il prossimo viaggio?
Se tutto va bene vorrei rifare il primo viaggio per vedere in 7 anni com’è cambiata la Via Francigena e come sono cambiata io.